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17 per Kansas, 37 per Bryce Alford

Devonte' Graham (Kansas)
Autore: Manuel Follis
Data: 17 Gen, 2017

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Continua a cambiare la numero 1 del ranking e i campioni di Villanova prendono il posto di Baylor in vetta alla classifica, anche se è Kansas la squadra più in forma della nazione con 17 vittorie di fila. Crolla Duke che paga le due sconfitte consecutive contro Florida State e Louisville e finisce addirittura in 18/a posizione.

Non è questa l’unica brutta notizia per coach K visto che la guardia Matt Coleman (un top recruitment) ha preferito Shaka Smart ai Blue Devils decidendo di giocare con Texas. Per il resto, come vi abbiamo raccontato in settimana, Baylor ha perso la sua imbattibilità contro una terribile West Virginia (ne abbiamo parlato qui), ma resta in un momento magico della sua storia (leggi: le quattro rivincite dei Bears) mentre Gonzaga ha spazzato via la più temibile rivale di conference Saint Mary’s (qui il commento). La morale è che i Bulldogs sono rimasti l’unica squadra con zero sconfitte in tutta la Ncaa, cosa che li ha portati alla n.4 del ranking.

Tra le altre news c’è coach Jim Larranaga (Miami FL) che grazie al successo contro Pittsburgh è arrivato a 600 vittorie in carriera raggiungendo nella ACC Mike Krzyzewski, Jim Boeheim, Rick Pitino e Roy Williams. Gli altri 4 sono nella Hall of Fame, il che fa ben sperare per il futuro di Larranaga.

Altra news degna di nota è che la Ncaa sta pensando di cambiare le modalità di selezione delle squadre per il Torneo. Dan Gavitt, il vicepresidente del basketball di college e Jim Schaus, direttore atletico di Ohio nonché membro dell’Ncaa tournament selection committee, si incontreranno nelle prossime settimane con Jeff Sagarin (Sagarin), Kevin Pauga (KPI), Ken Pomeroy (KenPom.com) e Ben Alamar (ESPN’s BPI) per fare il punto sull’attuale metodo di selezione e per analizzare nuovi strumenti. L’eventuale nuova metrica che dovesse essere definita potrebbe essere applicata già dalla prossima stagione (quella 2017-18).

Il resto della settimana sono state vittorie e sconfitte, sorprese e delusioni. Ecco il meglio di quanto accaduto sul campo nel college basket.

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Kansas la (nostra) numero 1

Cari giornalisti che compilate il ranking dell’Ap, avete forse qualcosa contro Kansas? Perché al momento non c’è nessuno meglio dei Jayhawks, neanche Villanova, e la striscia aperta di 17 vittorie messa insieme dalla squadra di Bill Self sta lì a dimostrarlo. Dopo aver perso la prima partita contro Indiana, Kansas vince ininterrottamente da due mesi contro chiunque, grazie a un attacco che funziona alla perfezione con oltre 86 punti segnati a partita, quarto della nazione per efficienza offensiva.

Il merito va soprattutto ai miglioramenti fatti da Frank Mason, che ha preso in mano la squadra smussando tutti i difetti degli anni passati e aggiustando clamorosamente la sua mano: 43 le triple segnate in tutto l’anno scorso, 42 quelle già messe a segno in metà stagione, tirando con il 53.3% da 3 per una media di 20.5 punti a partita che ne fanno una delle PG più pericolose della nazione

 

L’ultima vittoria è arrivata ad Ames, casa di Iowa State, dove ci sono sempre 15mila persone a fare un tifo indemoniato ed è stato tutt’altro che facile per i Jayhawks venire a capo di un’avversaria in grande forma che non ha mollato mai e che, con due triple di Monte Morris e Nazareth Mitrou-Long, è arrivata a un solo possesso di distanza nell’ultimo minuto. Ma la forza di Kansas sta proprio nel saper gestire al meglio le situazioni difficili e alla fine è riuscita a vincere 76-72, soprattutto grazie al dominio a rimbalzo (41-24) e nonostante le tante perse (18, contro una media di 12).

C’è ancora spazio per migliorare, perché Josh Jackson ha ancora l’incostanza del freshman ed è capace di giocate orrende e meravigliose nello spazio di pochi secondi

 

Inoltre Jackson tira i liberi con il 57% ma questo è un problema di tutta la squadra: Iowa State ha quasi completato la sua rimonta grazie alla pessima percentuale dalla linea che è ormai una costante della stagione di Kansas e il 64% non è accettabile per una squadra che punta al titolo. Ma finora nessuno ne ha approfittato e i Jayhawks continuano a vincere.

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Cercasi avversarie nella Big 12

La concorrenza in Big 12 resta comunque altissima per Kansas che dovrà impegnarsi non poco per allungare la striscia di 12 vittorie consecutive nella conference.

I pericoli principali arrivano dalla sorprendente Baylor, imbattuta fino alla scorsa settimana, e dall’unica squadra che è riuscita a battere i Bears, West Virginia. In comune, questi due team hanno una difesa ai primi posti sui cento possessi secondo KenPom, entrambe al quarto posto con 89.3. Se i Bears fanno dell’atletismo il loro punto forte, ormai West Virginia è famosa per la sua press defense che costringe gli avversari a tonnellate di palle perse. Nel giro di una settimana i Jayhawks affronteranno questi due team intervallati dal big match contro Kentucky. Tanto della stagione di Kansas passa da lì.

Passando queste due, troviamo TCU come unica altra squadra con record positivo in conference, 3-2. Il nuovo corso Horned Frogs targato Jaime Dixon sembra partito bene, la squadra è stata a lungo imbattuta ed è stata battuta solo da West Virginia e Kansas e ha trovato un Vladimir Brodziansky versione super. Nonostante il record di 3-3, è positiva la stagione di Iowa State, legata anche lei a doppio filo alle prestazioni di Monte Morris, trasformatosi da uno dei migliori floor general della nazione ad arma totale offensiva.

Le prime squadre sotto il 50% di vittorie sono Texas Tech e Kansas State, 2-3. Se Texas Tech non ha alcuna pretesa per questa stagione, Kansas State, dopo aver subito un furto nel derby contro Kansas sul possesso finale, era entrata per la prima volta nel ranking grazie ad una difesa che concede pochissimi punti, prima di venire sconfitta da Baylor nettamente e proprio dai Red Raiders in una partita combattutissima persa in volata nel finale.

E ora arriviamo alle note dolenti. Le tre squadre che negli ultimi anni hanno maggiormente impensierito Kansas si ritrovano tutte sul fondo della classifica. Oklahoma, Texas e Oklahoma State sono le tre squadre più giovani della conference, ma nessuno si aspettava un inizio del genere. O meglio, era forse preventivabile per Oklahoma dopo la perdita di Buddy Hield e di altri membri della cavalcata dello scorso anno, ma dalle altre due proprio per niente

I Cowboys, come si poteva immaginare, sono una delle migliori squadre offensive, decimi con quasi 120 punti per 100 possessi, con uno dei giocatori più elettrizzanti dell’intera nazione, Jawun Evans, ma con un roster giovanissimo, dieci fra freshmen e sophomore, e una difesa press molto fallosa. Con 0-5 sembrano un’altra squadra rispetto a quella che aveva iniziato l’anno.

Molto male anche Texas che è l’autentica delusione della stagione. Partita come squadra che doveva finalmente far vedere tutto lo stile havoc di Shaka Smart, si ritrova ad annaspare con un record totale negativo, 7-9, con un attacco che spesso non sa cosa fare e con un difesa top 30 ma che non basta.

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UCLA fa il Mountain Sweep

Giocare in meno di 48 ore in due città come Boulder e Salt Lake City, con la loro relativa altitudine, richiede una preparazione fisica non indifferente, ma è stato un problema per UCLA che con la doppia W contro Colorado (104-89) e Utah (83-82) ha completato il cosìddetto Mountain Sweep. Contro i Buffaloes è arrivato il record di scuola con 19 triple di squadra messe a segno e il career high per Bryce Alford, autore di 37 punti.

Il figlio di coach Steve è il vero X-factor dei Bruins, finalmente libero di agire off the ball, un killer capace di incendiare la retina con ogni palla che passa dalle sue mani e con un tiro di range illimitato. UCLA è “la miglior squadra in attacco della nazione”, ha detto a fine gara coach Tad Boyle e anche i numeri lo confermano con i Bruins nella top 3 della Division One per punti segnati di media, assist di media, percentuale dal campo e percentuale da tre.

La prestazione balistica di Alford

 

Un attacco che, però, ha trovato qualche difficoltà nella partita contro Utah, un match bellissimo fatto di parziali e contro-parziali, dettato da un’alto ritmo di gioco con 9 pareggi e 12 cambi di vantaggio e con gli Utes che hanno accettato lo stile “shoot and run” dei Bruins. Gli Utes, che hanno tirato meglio degli avversari (54% vs 48%), avrebbero, forse, meritato la vittoria grazie alle prestazioni del solito (e interessante in ottica Draft) Kyle Kuzma (15+11reb), alla leadership di Lorenzo Bonam (19 punti) e la sfacciataggine del freshman Devon Daniels (15 punti).

Il problema è che dall’altra parte Steve Alford ha a disposizione un roster completo e profondo che conta, oltre a quel killer di suo figlio, uno dei lunghi con le migliori mani della Pac-12 e il miglior sesto uomo della nazione: Thomas Welsh (16 punti e i tiri liberi che hanno chiuso il match) e Aaron Holiday (14). Senza dimenticarci del top scorer di UCLA T.J. Leaf, protagonista di una “serata di ordinaria amministrazione” (12+10) e poi di Lonzo Ball per il quale ormai non ci sono più parole. Quindi vi lasciamo direttamente con gli highlights della sua prova da 17 punti, 8 assist e 6 rimbalzi.

 

Arizona domina il derby statale

“Se qualcuno vuole vincere qui in Arizona, andasse a Tucson”: con queste parole coach Bobby Hurley aveva provato ad infiammare la rivalry tra Arizona e Arizona State alla vigilia del match. L’unica cosa che è andata in fiamme sono state le retine difese dai Sun Devils che con un parziale subito, a inizio partita, di 14-2 hanno detto addio alle speranze di vittoria prima ancora di capire cosa stesse succedendo in un’indemoniato McKale Center, tutto tinto di rosso.

Arizona State, che vive soltanto grazie al tiro dalla lunga distanza, ha chiuso il primo tempo sotto di 20 e senza nessuna tripla a referto e non è bastato l’exploit da 50 punti (con 10 triple) del secondo tempo per evitare una pesante sconfitta (91-75). Protagonista della serata Lauri Markkanen e il suo career high da 30 punti in altrettanti minuti, con coach Miller che ha esclamato a fine gara “sto pensando di farlo giocare tutti i 40 minuti la prossima partita”. La fisicità e la versatilità della frontline dei Wildcats ha subito girato la partita in favore di Arizona, con Dusan Ristic autore di 9 dei suoi 16 punti finali nel parziale di apertura e con il trio Comanche-Markkanen-Ristic che ha combinato per 22/31 dal campo. Nota di riguardo anche per Kadeem Allen sempre più leader e metronomo di Zona che ha chiuso con 18 punti, 8 assist, 4 rimbalzi e 4 palle rubate consentendo ai Wildcats di rimanere imbattuti nella Pac-12 (5-0).

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Il big match dell’American

Cincinnati e SMU arrivavano alla sfida che le contrapponeva come imbattute nella AAC e hanno dato vita ad una partita degna di tali aspettative, finita al fotofinish in favore dei Bearcats (66-64). Cincy, famosa la passata stagione per non riuscire a vincere le partite punto a punto, ha ritrovato finalmente il miglior Troy Caupain (protagonista di una stagione fin qui sottotono dopo essere stato nominato Preseason Player of the Year della AAC), autore di una prova da 16pts+7reb+6ast proprio nella serata in cui Jacob Evans, top scorer dei ragazzi di coach Cronin, ha chiuso con 2 punti e 1/10 dal campo.

Dopo essere stati anche sul +15, grazie a un parziale a metà primo tempo di 16-0, i Bearcats hanno subito la rimonta, lenta ma costante, di SMU guidata da Sterling Brown (20+11) che ha però sbagliato la tripla del sorpasso a meno di 10 secondi dalla fine.

Troy Caupain (Cincinnati)

Due sono state le chiavi del match: il tiro da tre di Cincinnati contro la matchup zone dei Mustangs (12/26 da oltre l’arco) e le giocate decisive dell’interessante freshman Jarron Cumberland, autore dei 5 punti finali dei suoi quando l’attacco dei Bearcats si era improvvisamente inceppato, preda dei fantasmi del passato. Coach Cronin, a fine gara, si è detto tutt’altro che soddisfatto della prova in difesa dei suoi, autori si di una sola palla rubata ma comunque capaci di limitare Semi Ojeleye (top scorer dei Mustangs a 17.7 di media) a 12 punti con 4/11 al tiro.

Due note di riguardo:

  • Kyle Washington continua ad essere un fattore in questa stagione nel pitturato, sia in attacco (11 punti e 3 assist) sia in difesa (3 stoppate).
  • La cornice elettrizzante della Fifth Third Arena, che ha fatto registrare il tutto esaurito, con i tifosi Bearcats che non hanno mai smesso di animare i propri ragazzi facendo da vero e proprio sesto uomo.

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Bentornata Maryland

Grande lotta anche nella Big Ten, che al momento vede Maryland sopra tutti con il record di 4-1. Proprio i Terps hanno preso il posto di Minnesota, facendo il loro esordio stagionale nel ranking dopo aver vinto su due campi difficili come quelli di Michigan e Illinois e aver sconfitto Indiana in casa.

Squadra giovanissima quella di Mark Turgeon che è addirittura la 319/a per esperienza della nazione ma è davvero molto interessante il trio di freshman che ha preso il posto in quintetto di Rasheed Sulaimon. Jack Layman e del brindisino Robert Carter: oltre a quello di North Carolina, c’è un altro Justin Jackson di cui parlare nel college basketball perché l’ala dei Terps ha un fisico già di un altro livello e può avere davvero un grande futuro, cosa più difficile da pronosticare per Kevin Huerter e Anthony Cowan, quest’ultimo fondamentale con il suo career high di 19 punti per battere i Fighting Illini

 

La vittoria contro Illinois è arrivata dopo un finale di palle perse, airball e liberi sbagliati che sarebbe piaciuto ai nostri amici di basketacazzo.com e anche Melo Trimble ci ha messo del suo, anche se Maryland va ovviamente dove la porta il suo leader, capace di giocate come questa

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Provaci ancora Penn State

Restiamo nella Big Ten per occuparci di un’altra squadra giovanissima. Schierano in quintetto tre freshmen, un sophomore e un junior. Numero di senior presenti in spogliatoio in grado di trasmettere esperienza? Zero. Da quando coach Pat Chambers ha iniziato ad allenare Penn State il numero di vittorie nella conference nelle prime 4 stagioni è stato di 4, 2, 6 e ancora 4. L’anno scorso si era intuito che qualcosa potesse cambiare ma quest’anno, complici i tanti nuovi innesti si pensava di nuovo che il college sarebbe rimasto nei bassifondi della B1G. E invece sono arrivate le vittorie contro Michigan State e contro Minnesota (che quest’anno gioca per davvero, come vi abbiamo raccontato qui) che hanno galvanizzato l’ambiente regalando la migliore partenza dalla stagione 2010/2011, cioè 3 W e 2 L.

Dire che Penn State è più nota per il football che per il basket è un leggero eufemismo, visto che sostanzialmente la pallacanestro è quello sport che in università vanno a vedere quando è finita la stagione della palla ovale. Eppure quest’anno la squadra è fresca e divertente nonostante non recluti talenti da tutta la nazione ma si limiti a esercitare fascino sui nativi di Philadelphia, il miglior marcatore della squadra Shep Garner e i freshmen Lamar Stevens, Tony Carr e Nazeer Bostik vengono tutti dalla Roman Catholic High School, mentre i lunghi Julian Moore e la rivelazione Mike Watkins (segnatevi il nome) vengono rispettivamente dalla Germantown Academy e dalla Phelps School, tutte situate nella città dell’amore.

 

Texas A&M cercasi guardie

La partenza deludente degli Aggies nella SEC è da attribuirsi sostanzialmente al fatto che il reparto “dietro” della squadra allenata da Billy Kennedy sia costituito da un giocatore, il sophomore Admon Gilder. Dopo di lui… il nulla. Chris Collins, anche lui al suo secondo anno, sta deludendo per non parlare del senior JC Hampton da cui ci aspettava perlomeno la maturità di chi è rimasto al college 4 anni.

Certo, è vero che la squadra ha perso 4 titolari di peso (tutti senior) e soprattutto realizzatori e tiratori del calibro di Danuel House e Jalen Jones, ma quello di cui risente è la mancanza di un ragionatore e trattatore di palla come Alex Caruso, che dettava i tempi e i modi dell’attacco. Il risultato è una squadra che gioca più vicino a canestro (grazie al talento del centro Tyler Davis e del versatile DJ Hogg) e ha quindi migliorato la sua percentuale offensiva, ma nella costruzione di gioco è passata da una media di 11 palle perse alle oltre 20 attuali, mentre in difesa è passata da una delle migliori del college a essere tra le peggiori della SEC.

Ncaa basketball - Tyler Davis - Texas A&M

Ncaa basketball – Tyler Davis – Texas A&M

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Ivy League non nel basket

E’ Princeton la candidata numero 1 a vincere l’Ivy League, conference che da quest’anno avrà una post season con un suo torneo come tutte le altre. I Tigers non hanno finora mai perso  (3-0) e ora possono prendersi una meritata pausa per gli esami per poi tornare in campo solo a febbraio. Il big match contro Yale è stata roba per palati fortissimi nel primo tempo chiuso con i Bulldogs in vantaggio 26-24 grazie ai  ferri ripetutamente scheggiati da 3 (1/15) dai giocatori di coach Mitch Henderson che pure giocavano in casa. Meglio il secondo tempo, con gara sempre punto a punto fino ai 3 minuti finali, quando Amir Bell, panchinaro da 5 punti a partita, ha segnato cose del genere

 

e ci ha messo 8 degli 11 punti (a 0) che hanno dato a Princeton il parziale decisivo e la vittoria per 66-58. Interessante il sophomore David Cannady, ma i leader della squadra restano i due senior Spencer Weisz e Steven Cook, cioè due onesti giocatori e niente di più.

Sarà un annata di transizione per Yale che, dopo la grande stagione dell’anno scorso con la vittoria della conference e l’upset ai danni di Baylor al primo turno del torneo, ha perso tutti i suoi giocatori migliori, compreso l’ottimo Justin Sears. L’unico rimasto del quintetto, cioè Makai Mason, si è rotto un piede nella pre-season e resterà fuori per tutto l’anno. Troppo acerbo ancora Miye Oni, miglior freshman reclutato  da coach James Jones, che contro i Tigers ha chiuso con 1/10 dal campo sparacchiando a caso da 3, e così il peso dell’attacco è in gran parte sulle spalle del sophomore Alex Copeland, miglior marcatore della partita con 21 punti.

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