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Le mani di Ball e Tatum sui big match

Autore: Raffaele Fante
Data: 10 Feb, 2017

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Una partita ribaltata negli ultimi minuti e una incerta dall’inizio alla fine: non hanno per nulla deluso le attese Duke-North Carolina e Oregon-UCLA, big match giocati da quattro squadre che potrebbero tranquillamente arrivare fino in fondo. Lonzo Ball e Jayson Tatum sono stati i grandi protagonisti di due gare piene di emozioni e dall’andamento completamente diverso: UCLA e Duke hanno fatto valere il fattore campo ma sono pochi i rimpianti di North Carolina, molti ma molti di più quelli di Oregon.

Vediamo cosa è successo.

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Duke-North Carolina è stata la partita che doveva essere, bella, incerta, divertente, con grandi giocate in un Cameron Indoor “mai così rumoroso” secondo Jay Bilas, uno che in quel palazzo qualche partita l’ha giocata. La grande rivalità della Tobacco Road al suo meglio, con due squadre molto diverse che hanno saputo sfruttare i loro punti forti, dimenticandosi assenze e problemi. Ha vinto Duke 86-78, sfruttando tutto il suo talento offensivo e anche la brutta serata ai liberi (10/18) dei Tar Heels, che hanno però lottato fino alla fine.

17 lead changes, 9 ties

È stata infatti una partita senza padrone fino all’ultimo minuto, quando una tripla di Jayson Tatum è finita sul ferro e Matt Jones ha anticipato di un soffio Joel Berry prendendo il rimbalzo decisivo a 37 secondi dalla fine. È stato quello “il dispiacere più grande” per Roy Williams, che ha perso 12 delle ultime 15 partite contro Duke, anche se i suoi ragazzi hanno giocato una grande gara senza una pedina fondamentale come Isaiah Hicks. UNC ha iniziato meglio il primo tempo, Duke il secondo, ma gli 8 punti finali rappresentano il distacco massimo che c’è stato tra le due squadre che si sono sorpassate e risorpassate per tutta la partita.

Welcome Jayson

Per 24 minuti, Jayson Tatum è stato spettatore in campo di una partita di cui non ha capito pressoché nulla. Poi ha preso il pallone ancora una volta fuori dall’area, ancora senza che l’attacco di Duke avesse costruito qualcosa, e ha chiuso l’entrata così

 

Da lì in poi è stato uno show di giocate offensive con 19 punti tutti nel secondo tempo, fondamentali per la vittoria. In difesa rimane un discreto pollo, ma il freshman di Duke si è fatto sentire anche a rimbalzo (migliore della squadra con 9), mettendoci anche 5 assist. Il nuovo quintetto di coach K funziona: 4 partite con Tatum da 4 e 4 vittorie.

Tre attaccanti contro uno

Con l’arrivo in partita di Tatum, Duke ha aggiunto un terzo attaccante da fermare e UNC non è riuscita a tenerli tutti. Il più continuo dall’inizio alla fine è stato Grayson Allen (25 punti con 7/12 da 3), mentre Luke Kennard ha avuto la sua consueta serata da 20 punti. Fondamentale per coach K il tiro da 3, con 13/27 contro il 3/13 per UNC che ha proprio un altro stile di gioco. Con meno talento a disposizione ma più playmaking, Roy Williams fa correre i suoi il più possibile e, a difesa schierata, cerca molto di coinvolgere i suoi lunghi. Di attaccanti veri ne ha uno solo, ma i 21 punti di Justin Jackson non sono bastati.

 

Fattore Hicks

UNC è la prima squadra della nazione a rimbalzo con quasi 45, seconda in quelli offensivi con oltre 16, grazie ai suoi due senior Kennedy Meeks e Isaiah Hicks. Quest’ultimo però al Cameron Indoor non ha giocato dopo essersi fatto male nell’ultimo allenamento, e la sua assenza si è sentita. Duke ha vinto la lotta sotto i tabelloni 31-30 e soprattutto North Carolina ha preso solo 7 rimbalzi in attacco, minimo stagionale.

Pregi ma anche difetti

Poco da fare, Harry Giles è ancora lontano dall’essere quel giocatore, e quella stella, che ci si aspettava. Gli mancano esplosività e sicurezza e ancora una volta ha dato la sensazione di essere un pesce fuori d’acqua. Peggio di lui Marques Bolden, di Chase Jeter si sono (giustamente) perse le tracce e così coach K dalla panchina può contare davvero solo su Frank Jackson. Rotazioni molto più lunghe per Roy Williams che però ha sempre un buco gigante nel ruolo di SG: il sostituto di Marcus Paige non c’è e non c’è neanche qualcuno che gli assomigli. Di certo non può essere Kenny Williams, 20 minuti senza punti con un solo tiro dal campo.

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Una vittoria che scivola via fra le dita dopo aver fatto la partita per circa trenta minuti: Oregon ha di che mangiarsi le mani per la sconfitta patita sul campo di UCLA mentre i Bruins possono bearsi dei suoi protagonisti inaspettati (Thomas Welsh e Ike Anigbogu) e ancor più di quello a lungo atteso e infine giunto proprio nella parte finale, ovvero Lonzo Ball.

Ma andiamo per ordine. Chiuso un primo tempo perennemente passato in vantaggio sul 39-48 (e dopo aver toccato anche un +19 mitigato solo dalla scarica di triple di Bryce Alford in chiusura), Oregon non sembra incontrare ostacoli in apertura di ripresa e riesce a riportarsi abbondantemente sulla doppia cifra di vantaggio fino al +15 siglato da un canestro di Tyler Dorsey (49-64, -14’17”) il quale, a fine match, risulterà essere il top scorer insieme a Dillon Brooks (19 punti a testa, entrambi mettendo insieme un 7/17 dal campo). Proprio quest’ultimo è il mattatore d’inizio secondo tempo con ben 11 punti messi a segno nei primi 5 minuti.

Ball è fin lì impalpabile (3 punti con 1/4 al tiro nel primo tempo) e tenuto a bada dalla difesa di Oregon: UCLA comincia dunque a spostare il fulcro del suo attacco sul gioco interno e trova eccellenti risposte da un Anigbogu preziosissimo in entrambe le metà campo (9 punti, 7 rimbalzi e 3 stoppate in 15 minuti in uscita dalla panchina) e un Welsh assolutamente letale (12 punti e 8 rimbalzi, 5/6 dal campo nel solo secondo tempo colpendo sia sotto canestro che col jumper dalla media). Proprio quest’ultimo, sigilla un parziale di 12-2 (8 punti firmati da un redivivo Ball) che, nel giro di tre minuti e mezzo, regala una partita dove le squadre sono ad un solo possesso di distanza l’una dall’altra (66-69, -7’30”).

Nel frattempo, anche la difesa dei Bruins è salita di colpi, con cambi e show in quantità che impediscono a Oregon di attaccare il pitturato. Coi Ducks stagnanti nella metà campo offensiva, ci pensa Aaron Holiday (15 punti, 7 rimbalzi e 3 assist), dall’altra parte, a siglare il sorpasso, prima con un canestro in reverse (più libero aggiuntivo) e poi con la tripla piazzata del 72-70 (-4’00”) che fa esplodere il Pauley Pavilion.

Dorsey e Brooks si sono come eclissati: le ultime speranze ospiti sono in mano a Payton Pritchard (13 punti) che con un 5-0 personale riporta i suoi sul -2 a un minuto dalla fine. Ora siamo in pieno clutch time, il tempo perfetto, per un giocatore, per emergere in tutto il suo talento e coraggio. È il tempo in cui i grandi di questo sport, da sempre, trovano la propria consacrazione, quello in cui scrivono le pagine più importanti della propria storia. Quella di Lonzo Ball è appena cominciata – e a dire il vero, non sappiamo ancora cosa e quanto ci sarà da raccontare – ma, semmai ci sarà da leggerla, fra i primissimi capitoli troveremo sicuramente la tripla da distanza siderale sparata in faccia a Dylan Ennis valsa il +5 a 32″ dal termine (80-75). Nell’ultimo mezzo minuto, c’è ancora tempo per qualche sussulto, con Pritchard e Bell che dalla lunetta riportano Oregon sul -1 a 20″ dalla fine, ma i liberi di Holiday e il cattivo attacco dei Ducks nell’ultima azione impediscono eventuali controrimonte: vince UCLA per 82-79 col Pauley Pavilion in delirio e Lonzo Ball che, chiudendo con 15 punti e 11 rimbalzi, è riuscito a cambiare radicalmente il volto della sua partita nel modo tipico dei predestinati.

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