Ci sono big che si stanno confermando come Duke e Purdue e altre che si stanno imponendo un po’ a sorpresa, come Michigan State. Non mancano però quelle già in crisi (Kentucky) o in evidente calo (Texas Tech).
Vediamo i voti della terza settimana di college basket

Cameron Boozer (Duke) – Il miglior giocatore della squadra che stando al ranking di Kenpom è al primo posto della nazione, unica con 7 vittorie. Sta funzionando tutto bene per il talento dei Blue Devils. Occhio che all’ultima uscita (contro la non irresistibile Howard) ne ha messi 26 con 8/9 e 2/3 da tre, 12 rimbalzi 4 assist e zero perse. Se prende confidenza con il tiro dalla lunga distanza, diventa un rebus non risolvibile.
Jeremy Fears (Michigan State) – Prima 13 assist contro Kentucky, poi 11 contro Detroit Mercy. E guarda caso gli Spartans sono la migliore squadra dell’intero college basket per assist di squadra. Vederli giocare è un piacere per gli occhi: ruotano in tanti, si passano il pallone volentieri e cercano sempre la migliore soluzione che sia una tripla o un gioco in post basso. Meritatamente imbattuti finora.

Purdue – Altra squadra che esegue a memoria ed è in grado di trovare un protagonista diverso per ogni partita. Se la gara contro Memphis è stata una mezza battaglia, quella contro Texas Tech è stata una passeggiata. Banalmente, quando funziona anche il tiro da 3, i Boilermakers sono una squadra da Final Four senza troppi dubbi. Sette giocatori in doppia cifra danno l’idea di che tipo di valanga offensiva siano.
Marley Washenitz (Arizona State) – L’avete visto mai un buzzer beater no look? É stato l’highlights del weekend su campo femminile dove le Sun Devils trovano un jolly pazzesco della guardia Marley Washenitz per rimanere imbattute. Proprio Washenitz, terzo violino della squadra, era stata bloccata per tutta la partita con 0-6 dal campo e mai uno spazio libero per tirare Eppure, ultimo possesso, la difesa di UNLV rompe lo schema disegnato da coach Molly Miller (segnate il nome, coach giovane che sta vincendo tantissimo), la palla sta per uscire dal campo nella zona delle sostituzione prima che Washenitz tiri un piccione di spalle. Vedere per credere.

Nebraska – Oklahoma, New Mexico e Kansas State. Il record 6-0 dei Cornhuskers non è fatto solo di exhibition game, anzi. Trascinata dai lunghi Rienk Mast e Peyton Sandfort, Nebraska sta trovando continuità in attacco e tanta testa anche nel chiudere partite che si sono complicate in maniera inaspettata, come quella contro i Wildcats. C’è da girare qualche vita in difesa in vista dell’inizio duro – Wisconsin e Illinois – della Big Ten a metà dicembre.
Silas Demary (Uconn) – Una tripla doppia va sempre celebrata e il triplo 10 in punti, rimbalzi e assist messo insieme contro Bryant certifica il ruolo di mister utilità di questo junior che è passato da Georgia allo starting five di Uconn senza fare una piega. Cagnaccio in difesa e pericoloso in attacco, anche se il tiro da 3 sta entrando poco, ha portato altra solidità a una squadra già solida diventando subito un punto fermo per Dan Hurley.

Michael Ayayi (Butler) – Settimana scorsa avevamo raccontato del buzzer che avevano preso da SMU, ma la squadra del redivivo Thad Matta ha piazzato due bei colpi vincendo contro South Carolina e Virginia. Il leading scorer sarà anche la guardia Finley Bizjack, ma il cambio di passo l’ha dato il transfer da Gonzaga Ayayi. Una presenza costante a rimbalzo (14 in entrambe le partite), una forza fisica che calamita le attenzioni avversarie. Dopo un anno deludente a Spokane, sta ritrovando se stesso.
Richie Saunders (BYU) – Una mitragliata di 14 punti con 4 triple per il parziale di 31-9 che ha distrutto Wisconsin nel secondo tempo: tutti ad aspettare il senior di BYU ed eccolo arrivare finalmente con 26 punti nel secondo match contro una squadra da Top25. Deve essere lui l’arma complementare ad AJ Dybantsa nell’attacco di Kevin Young, oltre che il vero leader emotivo dei Cougars. Dopo lo 0/7 da 3 contro Uconn, un bel 5/9 da grande tiratore qual è.

Jestin Porter (Clemson) – Giocatore simbolo della vittoria nel torneo di Charleston, in cui i Tigers hanno vinto, anche se a fatica, sia la semifinale contro West Virginia sia la finale in OT contro Giorgia. Per Porter 16 punti di media nel torneo con 6/13 complessivo da 3 e nessuna palla persa. Una prestazione solida come è stata solida Clemson, pur senza brillare.
Flory Bidunga (Kansas) – Senza Darryn Peterson, out anche per il Players Era Festival, Kansas è in mano al suo centro. Contro Duke è stato chiaramente l’unico faro in un attacco che continua a faticare dall’arco (33%), e anche la difesa crolla quando lui è fuori per problemi di falli. Il congolese è cresciuto tantissimo, espandendo il suo naturale ruolo di rim runner con una nuova dimensione in post dove sfrutta atletismo e agilità.

Kerr Kriisa (Cincinnati) – In una squadra votata principalmente alla difesa come Cincinnati Kriisa dovrebbe portare creatività, attacco e tiro. Peccato che contro Louisville non sia riuscito a portare nessuna delle tre cose, ma solo caos. Due triple tentate su 7 tentativi, nessun tiro libero, poche idee. Tre assist ma anche 2 palle perse. La sconfitta non è certo solo colpa sua, ma considerando che l’apporto in difesa è limitato ci si aspettava qualcosa di più da un talento come il suo.
Wake Forest – Poteva essere un bel 9 ma, dopo aver mancato di un soffio l’upset contro Michigan, perde di 1 anche contro una Texas Tech in vacanza (si veda sotto) alle Bahamas. Juke Harris sta facendo una grande stagione e la tripla al buzzer per la vittoria su Memphis è disegnata in modo perfetto, ma il record poteva essere 5-0 e invece è 3-2.

USC – Ci sono voluti tre supplementari e una mezza preghiera da tre di Jordan Marsh per avere la meglio 107-106 di Troy. La squadra stava trovando il modo di buttare al vento persino il grande sforzo di Chad Baker-Mazara: 34 punti per l’ex Auburn con 9 rimbalzi e 5 stoppate. Per una squadra che non ha ancora incontrato nessuna formazione di quelle che contano non il miglior biglietto da visita.
Texas Tech – La sconfitta contro Illinois era stato un campanello d’allarme, ma lo shampoo preso da Purdue è un vero segnale di problemi. Coach McCasland deve trovare altre soluzioni al tiro da 3. Prendere 34 triple per una squadra il cui roster non è composto da tiratori implica andare un po’ allo sbaraglio. E alla prima prova opaca di JT Toppin (ben contenuto) è arrivata una sonora sberla. Certo, l’avversario era Purdue. Ma i Red Raiders sono stati troppo arrendevoli.

Brandon Garrison (Kentucky) – Se quelli dei lunghi è IL problema di Kentucky, nel reparto il problema si chiama Brandon Garrison. Al momento coach Mark Pope sembra non sapere cosa fare con il suo (potenziale) centro titolare. Partita anonima nella sconfitta subita da Michigan State (2 punti 4 rimbalzi in 21 minuti), ma altrettanto scialba nella vittoria contro Loyola MD, con soli 6 punti in 20 minuti. Certo 11 rimbalzi ma anche 0/2 ai liberi e 2 perse. Si deve ritrovare
Memphis – Penny, non ci siamo. Certo gli va dato di aver messo nella schedule cinque partite di livello nelle prime settimane, ma 1-4 è un record che mette depressione all’intero programma. Di Bradshaw ne avevamo parlato, ma ai Tigers manca la proverbiale difesa press e aggressiva che aveva contraddistinto questi anni sotto coach Penny Hardaway. Stemperiamo la nostra severità dando loro il beneficio che si da alle squadre Frankenstein, visto che sono ben 15 le facce nuove, praticamente un record.

Pittsburgh – La sconfitta contro UCF ci poteva anche stare, ma quella successiva contro Quinnipiac proprio no. E così coach Jeff Capel torna sulla graticola (posto in cui sta bello comodo da ormai qualche stagione). La squadra al momento ha 4 vinte e 3 perse e già la prossima sfida contro Ohio State sa un po’ di prova definitiva per l’allenatore.
Shawn Jones (Mississippi State) – Due soli punti contro New Mexico e giusto 4 nella gara precedente contro Kansas State. Il senior che ha percorso tutta la carriera con i Bulldogs era atteso a un’annata di consacrazione, e doveva essere uno dei leader della squadra di Chris Jans. Invece al momento spara a salve ed è uno (non l’unico) tra i responsabili della pessima partenza di Mississippi State, che ha un record di 2-3 e una sfida contro SMU in vista.


