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Big match, vincono Arizona e Indiana

Autore: Raffaele Fante
Data: 12 Nov, 2016

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Difficile che il college basketball potesse trovare due big match migliori per iniziare la stagione: Michigan State-Arizona e Kansas-Indiana sono state due partite combattute fino alla fine. Come era logico aspettarsi, considerato che erano anche le prime gare ufficiali della stagione, sono stati due match a tratti confusi, con attacchi che hanno stentato a decollare (ha contribuito un parquet molto scivoloso) anche se non sono mancate giocate spettacolari.

Arizona ha ricucito lo strappo iniziale di Michigan State con pazienza, facendo prevalere alla fine la maggiore fisicità e i tanti falli subiti (27 liberi tentati a 9) vincendo all’ultimo possesso 65-63. Kansas e Indiana, in una gara più nervosa con parecchie chiamate arbitrali contestate, sono addirittura andate al supplementare dove gli Hoosiers sono sembrati più freschi fisicamente e hanno portato a casa la vittoria per 103-99 (punteggio alto, ma con 56 punti totali provenienti dalla lunetta).

Molte star annunciate hanno fatto effettivamente le star, come Miles Bridges o Thomas Bryant, mentre altre come Allonzo Trier o Josh Jackson non si sono fatte vedere, in alcuni casi letteralmente. Ecco 5 considerazioni sui big match della prima notte di college basketball.

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Sembrava tutto molto semplice per Michigan State, partita forte 17-2 nei primi 6′ grazie a tutto il talento giovane a disposizione di Tom Izzo. E invece il primo big match della stagione è andato ai Wildcats di Arizona, con Sean Miller capace di svegliare in fretta i suoi giocatori e ribaltare la gara, che da metà del primo tempo è stata punto a punto fino al canestro di Kadeem Allen per il 65-63 finale. Vediamo com’è andata.

Bridges the dunker

… ma non solo, sia chiaro. L’elevazione del freshman degli Spartans e la sua capacità di giocare sopra il ferro sono la prima cosa che si nota guardandolo stare in campo, ma c’è molto altro oltre al suo atletismo (come vi avevamo già segnalato qui). Per fare una schiacciata del genere, per esempio, non basta solo saper saltare

Anche contro Arizona, Miles Bridges ha fatto capire che sarà una delle attrazioni della stagione, chiudendo con 21 punti come miglior realizzatore della gara. Troppo alto per essere marcato da un piccolo (chiedere a Kobe Simmons), troppo veloce per essere marcato da un lungo (informazioni da Lauri Markkanen), deve chiaramente migliorare nel tiro da 3 (1/6) ma negli ultimi minuti Tom Izzo gli ha consegnato per intero le chiavi dell’attacco, segno che gli Spartans sono già suoi.

Lauri rimandato

Se Bridges era l’osservato speciale per MSU, il finlandese Lauri Markkanen è la vera novità dei Wildcats. Sette piedi in grado di fare un po’ tutto, decisamente a suo agio nel pick and pop, è rimasto 34′ in campo dimostrando solo a sprazzi il suo talento. Ottima la meccanica di tiro (2/3 da 3), sa palleggiare e passare ma deve migliorare la mobilità di piedi per diventare davvero un fattore su due lati del campo. Ottima invece la prima partita di Kobe Simmons, altro freshman di Arizona che nel primo tempo è stata la mossa vincente di Sean Miller. Sotto di 15, il suo ingresso ha girato la gara e sono suoi 13 dei primi 25 punti dei Wildcats.

La vittoria del senior

Nelle prime partite, l’attenzione si concentra sempre sulle facce nuove, ma spesso a vincerle sono i giocatori più esperti. Così è stato anche in questo caso con gli ultimi due canestri segnati da un junior e da un senior. Dopo quasi 3′ senza un punto, è stata una improbabile tripla di Tom Tom Nairn (6/26 in carriera, abbondantemente sotto il 25%) a dare la parità agli Spartans, con il pallone che si è appoggiato sul ferro prima di entrare.

Kadeem Allen (Arizona)

Kadeem Allen (Arizona)

Con 7 secondi ancora da giocare, MSU ha però deciso di non difendere, lasciando a Kadeem Allen un coast to coast per un layup tutto sommato facile che ha dato ai Wildcats la vittoria. Langford se l’è perso subito e Bridges ha chiuso in ritardo. Sono giovani, impareranno.

Roster da completare

Non è difficile pronosticare che saranno entrambe due delle protagoniste della stagione, ma il giudizio è chiaramente sospeso. Tutta da verificare la crescita dei freshman degli Spartans, anche se le prime indicazioni sono positive: Bridges è chiaramente già pronto, ma anche Nick Ward ha mostrato di poter tenere il campo, ed è forse questa la notizia migliore per Tom Izzo che ha un reparto lunghi poverissimo a causa degli infortuni di Ben Carter e Gavin Schilling. Solo 8 i giocatori a disposizione di Sean Miller che ha avuto una pre-season altrettanto complicata: Terrance Ferguson ha detto subito addio per andare a giocare in Australia, Ray Smith ha chiuso la carriera dopo il terzo infortunio al crociato e Allonzo Trier…

Allonzo dov’è?

È scomparso, e il suo destino è ignoto ormai da quasi metà ottobre. Prosegue il grande mistero sulla sorte di Allonzo Trier, il cui ultimo avvistamento con la divisa Wildcats risale al 2 novembre, quando si presentò in campo per il riscaldamento prima dell’amichevole contro College of Idaho. Peccato che poi non abbia giocato un solo minuto di quella e delle successive partite, compresa l’ultima contro gli Spartans. Il motivo? Nessuno lo sa, anche perchè coach Sean Miller ormai da due settimane risponde così a chi gli chiede lumi sulla sorte del suo (miglior) giocatore:

“Next question, please”. Non è un problema fisico, e questo è chiaro dato che non sarebbe certo una tale questione di stato rendere noto un infortunio. E non è un problema di voti, perchè vedi sopra. C’è quindi della privacy in mezzo per una sospensione che l’università gli ha inflitto per una qualche ragione che nessuno, dall’athletic director Greg Byrne fino appunto a coach Miller, finora ha voluto rivelare. E il mistero continua.

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La difesa di Kansas nei primi minuti sembrava poter segnare il match, ma alla lunga la stanchezza ha avuto la meglio del backcourt duo formato da Frank Mason e Devonte Graham, che sostanzialmente sono allo stesso tempo tutto l’attacco e tutta la difesa dei Jayhawks. E così, anche grazie a uno scintillante 48,4% da 3 su 31 tentativi, Indiana è riuscita a ricucire ogni strappo degli avversari, risultando alla fine più tonica e reattiva.

Il regno del caos

La partita è stata spesso confusa, dominata nei minuti iniziali dalle difese e via via trasformatasi in una specie di gara di resistenza in cui si è segnato principalmente da 3 e… da 1. Indiana, complici le ottime percentuali citate, è spesso riuscita a uscire dalla pressione di Kansas trovando triple dal palleggio dietro ai blocchi, mentre i Jayhawks hanno attaccato il più possibile il canestro degli Hoosiers andando spesso in lunetta.

He did the right thing

Quando il centro di Indiana, Thomas Bryant, ha scelto di restare al college un secondo anno, molti hanno pensato fosse un errore. La prima partita del lungo di Rochester (NY) fa pensare che invece la scelta sia stata saggia. Al di là delle cifre con cui ha chiuso la gara (19 punti con 6/14, più 10 rimbalzi e 2 recuperi) ha impressionato la maggiore consapevolezza in campo e soprattutto la scioltezza e la naturalezza con cui ha preso anche conclusioni da 3 punti (2/5 per lui alla fine mentre in tutta la scorsa stagione aveva 15 tentativi in 35 gare). Probabile che se mostrerà questa continuità le sue quotazioni in ottica draft (dato oggi a fine primo giro) saliranno velocemente.

Forti in basso, deboli in alto

La prima gara di stagione ha messo in evidenza il punto di forza di Kansas, ovvero la coppia formata da Mason-Graham ma anche la sua debolezza, ovvero la panchina corta e la mancanza di presenza sotto i tabelloni. Mason-Graham sono stati in campo rispettivamente 40 e 36 minuti (ma solo perché Graham è uscito per falli) ed è quasi un miracolo che abbiano chiuso con sole 4 palle perse, a fronte di 12 assist. Se però cedono loro, non ci sono alternative valide. Sotto canestro è anche peggio. È chiaro infatti che il prospetto Udoka Azubuike non sembra dare molte garanzie a coach Bill Self che l’ha tenuto in campo solo 7 minuti e nel supplementare dopo il 5° fallo di Landen Lucas ha preferito mandare in campo Mitch Lightfoot per gli ultimi due minuti di gara. Sostanzialmente sotto canestro i Jayhawks possono contare solo su Lucas, che per quanto atletico e molto migliorato in tutti gli aspetti del gioco non può reggere il reparto da solo.

Ci sei mancato…

La partita l’ha vinta James Blackmon, la guardia di Indiana che ha messo canestri pesantissimi e con continuità, risultando l’attaccante complessivamente più incisivo e aggressivo degli Hoosiers, l’unico davvero capace di sgusciare dalle maglie difensive di Mason-Graham. Blackmon è mancato come il pane l’anno scorso, visto che la sua stagione è prematuramente finita dopo sole 13 partite. Il suo 4/8 da 3 (una tripla fondamentale nel supplementare) ha segnato il match, anche se coach Tom Crean ha avuto contributi molto convincenti da tutti e 3 i suoi freshmen: De’Ron Davis, Devonte Green ma soprattutto Curtis Jones che con il suo 3/5 dall’arco (anche per lui una tripla pesante nel supplementare) ha avuto un ruolo chiave nella vittoria.

Ncaa basketball - Josh Jackson - Kansas

Josh Jackson – Kansas

… ma tu ci sei mancato anche di più

Il freshman Josh Jackson era il più atteso e, visto il tipo di partita e il roster non così profondo, ha goduto anche di un minutaggio complessivamente discreto per gli standard che di solito coach Self riserva ai suoi giocatori al primo anno (27 minuti in campo). Jackson però non ha impressionato. Il fisico è lì da vedere, e la tripla messa su ricezione in transizione mostra che il potenziale c’è anche da fuori, ma l’ala di oltre 2 metri è sembrato spesso disorientato e indeciso sul da farsi, sbagliando anche appoggi facili e risultando poco incisivo dal palleggio (meglio se riceve in corsa senza palla). Per ora la previsione di prima scelta assoluta del draft (che qualcuno molti avevano azzardato) sembra lontana anni luce.

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