Michigan vince il suo primo titolo della Big Ten al termine di 5 giorni da film iniziati con un clamoroso spavento e conclusi con una vittoria inaspettata. Partiti con il seed n.8, i Wolverines giocano la loro migliore pallacanestro sorprendendo tutti e guadagnandosi un meritatissimo posto nel tabellone del Torneo Ncaa. Vediamo com’è andata a partire dall’ultimo atto.
Prima l’attacco, poi la difesa
L’attacco dei Wolverines ha funzionato per tutto il torneo, trovando un inarrestabile DJ Wilson contro Purdue e 29 di Derrick Walton (mvp del Torneo) in semifinale contro Minnesota, con Zak Irvin sempre costante e pericoloso in tutte le partite. Nella finale contro Wisconsin è stata però decisiva la difesa che ha tenuto a zero punti i Badgers per 8 minuti nella prima parte del secondo tempo quando la partita è passata decisamente nelle mani dei ragazzi di coach John Beilein. Per capirci, questa la fatica fatta da Ethan Happ per segnare un canestro
Solo 24 i punti segnati nel secondo tempo senza un canestro di Bronson Koenig e così Greg Gard ha visto la sua squadra sciogliersi pian piano, continuando nel suo ritmo lento con il primo canestro segnato in contropiede a 6′ dalla fine. Sia chiaro, primo contropiede di tutto il torneo, non solo della partita. Molto più alto il ritmo e l’efficienza dell’attacco dei Wolverines ai quali gli dei del basket hanno (giustamente) riservato un occhio benevolo.
E’ finita così 71-56 la prima finale giocata al Verizon Center. “You’re going to tell your grandkids about those five days and what happened. You’ll love it forever”, ha detto Beilein ai suoi ragazzi.
Il titolo ma, soprattutto, la vita
E’ il caso di fare un passo indietro e ricordare com’è iniziato il Torneo per i Wolverines, che alla fine hanno portato a casa il titolo ma all’inizio hanno soprattutto salvato la pelle. L’aereo che doveva portarli a Washington non è riuscito a decollare per il forte vento ed è uscito di pista dopo una brusca frenata con i carrelli che hanno ceduto
Nessun ferito, solo tanto spavento: ‘Stiamo tutti bene ma poteva andare molto peggio”, ha detto coach John Beilein. I Wolverines sono partiti il giorno dopo e sono riusciti ad arrivare giusto in tempo al Verizon Center per giocare e battere facilmente Illinois. L’unica conseguenza dell’incidente in campo è stata quindi sul look: le divise da gioco sono rimaste sull’aereo ovviamente sotto sequestro e così Zak Irvin e compagni hanno dovuto usare le magliette d’allenamento
I dolori di Purdue e Maryland
Dopo aver recuperato le divise ufficiali, Michigan ha giocato il quarto di finale più bello contro Purdue, battendola all’overtime. E’ finito quindi in fretta il sogno dei Boilermakers di tornare dopo 8 anni a vincere il titolo della Big Ten, tradita soprattutto da Caleb Swanigan che, dopo aver segnato 10 punti nel primo tempo, ne ha messi insieme 3 nei 25 minuti successivi. E’ arrivata comunque la sua 26/a doppia doppia con 13+13 ma senza il suo apporto in attacco, la squadra di Matt Painter non va da nessuna parte. Maryland poteva approfittare dell’eliminazione della numero 1 del torneo ma i Terrapins, dopo essere andati sul +10 all’inizio del secondo tempo, hanno preso un parziale di 20-2 da Northwestern senza battere ciglio e con la comlicità anche di Melo Trimble (20 ma 6 perse). E anche qui c’è un’altra squadra che senza una grande prova del suo leader, di strada ne fa pochissima.
La fragile gioventù spartana
Non ci sono dubbi sul fatto che la sfiga ci abbia visto piuttosto bene con Michigan State, ma le tre assenze pesanti non possono essere un alibi per tutto. Ci sono squadre piene di freshman che stanno comunque facendo bene e i giovani di Tom Izzo di talento a disposizione ne hanno. Sulla carta, perchè poi in campo faticano tantissimo: Joshua Langford, per esempio, ha tutto per essere un ottimo giocatore e lo ha fatto anche vedere nel secondo tempo contro Minnesota. Per 5 minuti. Prima e dopo il nulla, così come Cassius Winston e allora c’è poco da stupirsi se gli Spartans perdono quando tirano tanto e male da 3 (6/30) e si fermano a 58 punti. Colpa soprattutto del 2/11 di Miles Bridges che è un gran talento ma è bravo soprattutto a fare queste cose qui