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Boston Celtics: c’è luce in fondo al tunnel

Autore: Sergio Vivaldi
Data: 1 Dic, 2018

“Dopo ogni gara ci troviamo a dire e fare le stesse cose. Sta diventando davvero fastidioso… Non so più neanche cosa dire”.

Le parole di Marcus Smart dopo la sconfitta contro i Dallas Mavericks suonano quasi rassegnate, se non fosse così difficile immaginare uno Smart rassegnato. I Boston Celtics erano considerati all’unanimità i favoriti della Eastern Conference, e le parole dei giocatori in precampionato erano in linea con le previsioni. Ma dopo 21 partite il record è di 11 vinte e 10 perse, appena 5 vittorie nelle ultime 13 e un rendimento mediocre nei risultati e nel gioco. La classifica è in parte bugiarda: se si guarda al Point Differential, la differenza fra il numero di punti segnati e quelli concessi, i Celtics dovrebbero avere un record di 13-8, ma sono numeri comunque al di sotto delle aspettative.

Dunque cosa sta succedendo ai favoriti dell’est? È il caso di farsi qualche domanda. Giustificare la selezione di tiro – 29.4% dei tiri tentati al ferro, 32.6% dalla media e 38% da oltre l’arco, per Cleaning the Glass – con l’idea che i tiri sono aperti e prima o poi le percentuali si correggeranno – 61.5%, 40.4% e 35.5%, rispettivamente – sta diventando un problema. I giocatori accettano il tiro, mancano di aggressività, come evidenziato dal numero di tiri liberi tentati a partita: 19.3, peggio fanno solo gli Orlando Magic. Il gioco ristagna, non si vedono tentativi di cercare il miglior tiro: tutte le statistiche su assist e passaggi mettono Boston fermamente a metà classifica, tra l’11° e la 20° posizione per numero di assist, punti creati da assist e passaggi totali.

Kyrie Irving fa bene a criticare Jayson Tatum per questo tiro.

 

La scelta migliore è attaccare Derrick Favors dal palleggio, andare al ferro e magari subire fallo. È il primo possesso della gara, psicologicamente importante per definire il tono della partita, isolare Tatum in punta contro un avversario più lento dovrebbe portare a qualcosa di meglio di una tripla contestata. È anche frustrante pensare che quel tiro è migliore di un jumper dalla media, tentazione a cui Tatum ha ceduto spesso in questo inizio di stagione. Ha momenti in cui si obbliga a non prenderli, quasi fosse un pezzo di metallo che rifiuta l’attrazione della calamita. Ma poi, dopo una prima metà gara positiva contro i Knicks, succede questo

 

e Brad Stevens, esasperato, lo fa accomodare in panchina. Ma Jaylen Brown, subentratogli, non è da meno. Ha solo percentuali peggiori. In queste 21 gare si sono visti troppi possessi così

 

o alley-oop sbagliati (anche quando gioca bene, come contro Dallas), un problema che continua dal suo anno da rookie

 

Il ritardo di Gordon Hayward è più che giustificato dai quasi 12 mesi di inattività dopo l’infortunio subito all’esordio della scorsa stagione e un recupero rallentato da un secondo intervento chirurgico a maggio. Chiama sempre il blocco perché non è ancora capace di battere l’uomo – anche quando ha un vantaggio fisico – e in penetrazione scarica fuori invece di andare al ferro e subire fallo.

 

In tanti hanno teorizzato soluzioni per riportare Boston in carreggiata, alcune davvero improbabili (già che siamo in argomento: Anthony Davis non arriverà a stagione in corso. Primo, perché i Pelicans non lo cederanno mai da qui a febbraio; secondo, perché Kyrie Irving e Davis hanno entrambi un contratto con la clausola “Designated Rookie Extension” e il Contratto Collettivo impedisce di avere due giocatori a roster con questo tipo di contratto. Per arrivare a Davis i Celtics dovrebbero cedere Irving. Neanche questo succederà entro febbraio). Le due più sensate sono anche le più semplici.

Primo: il roster è molto rinnovato rispetto alla scorsa stagione. La free agency dei Celtics è stata il rientro di due All Star e potenziali All Nba da due gravi infortuni. Serve tempo perché tutti si adattino ai nuovi ruoli e Hayward ritorni a essere il giocatore visto nell’ultima stagione con la maglia degli Utah Jazz. L’ex Butler migliora a ogni partita, ma ha le stesse statistiche di Evan Turner al suo ultimo anno ai Celtics, senza però avere lo stesso impatto sulle vittorie.

ET

Le statistiche di Evan Turner nel suo ultimo anno ai Celtics, per BasketballReference

Le statistiche di Gordon Hayward di questa stagione, per BasketballReference

Anche per questo ha senso che erediti il ruolo di Turner in uscita dalla panchina, almeno fino al suo completo recupero. Per raggiungere gli obiettivi prefissati, Boston ha bisogno del miglior Hayward. Ci vorranno mesi.

Lo scorso anno Brown, Tatum e Terry Rozier hanno avuto spazio a causa degli infortuni e ne hanno saputo approfittare, ora devono ritrovare un equilibrio in ruoli ridotti, operazione non facile soprattutto per Rozier, che sarà Restricted Free Agent in estate ed è in cerca di numeri che giustifichino il contratto a cui aspira. Lo stesso vale per Brown, che potrebbe firmare un prolungamento il prossimo autunno.

Secondo punto: nelle passate stagioni i Celtics non sono mai stati i favoriti come quest’anno. Anche questo richiede un periodo di adattamento, non solo perché gli avversari si impegneranno al massimo contro il favorito – come ha sempre fatto questa squadra contro avversari superiori – ma anche perché c’è il rischio di rilassarsi e pensare che la vittoria sia dovuta. Questo atteggiamento si traduce in una disattenzione ai dettagli, anche in difesa, e a un’insolita efficacia delle prime opzioni offensive avversarie. Kemba Walker, Jamal Murray, Devin Booker, Kawhi Leonard (2 volte), Trey Burke e poi la coppia J. J. Barea-Luka Doncic hanno messo in crisi la difesa di Boston, che ha concesso a questo gruppo una media di 36 punti abbondanti in 7 partite.

I Celtics hanno ancora la seconda miglior difesa della lega, ma ha perso di efficacia in queste ultime partite, e ha spinto coach Stevens a mettere in dubbio la durezza mentale della squadra e a dichiarare: “Non so se possiamo dire di essere così forti. Forse le sconfitte non sono una sveglia abbastanza sonora”. Ogni volta che si parla di difesa si tende a imputare colpe a Kyrie Irving, quindi meglio essere subito chiari: 11° assoluto per deviazioni, 2° per palle vaganti recuperate (migliore dei Celtics in entrambi i casi), 18° per sfondamenti guadagnati (2° dei suoi dietro Aron Baynes), 8° per palle rubate a partita. È anche merito suo se la difesa regge.

 

Contro i Pelicans è cambiato qualcosa, complice l’assenza di Jaylen Brown per infortunio. Lo ha sostituito Marcus Smart, e la sua presenza ha portato più intensità difensiva

 

e ha permesso a Kyrie Irving di alternarsi nella gestione del gioco, ricevendo spesso il pallone in movimento e con un minimo vantaggio.

 

Kyrie ha portato blocchi, si è liberato in corsa ed è sembrato la versione potenziata di Isaiah Thomas. Due anni fa, con IT alla guida, Boston aveva il 7° miglior attacco della lega, prima e unica volta nell’era Brad Stevens. Dato il personale a disposizione, la difesa non era altrettanto efficace. Questa squadra mirava a essere un’evoluzione di quella della stagione 2016-17, con un sistema offensivo abbastanza simile. La gara contro i Pelicans sembra un primo passo nella giusta direzione.

C’è tanto fumo (47% da 3, 10 tiri liberi tentati di squadra) in quello che si è visto a New Orleans. Irving non è mai stato bravo a trovare viaggi in lunetta – le sue contorsioni intorno al ferro servono proprio a evitare il contatto – e questo ha inevitabili conseguenze sull’attacco. Boston ha messo in archivio la vittoria contro i Pelicans con 4 triple, tiri perfetti per costruzione – si noti nel video che è sempre Smart a iniziare l’azione – ma il rischio di sbagliarne uno o più è reale. Succede a tutte le squadre che si affidano troppo al tiro da fuori.

 

Boston ha una striscia di nove gare più che abbordabili – in casa contro Cavs, Knicks, Pelicans, Hawks e Suns; trasferte contro Timberwolves, Bulls, Wizards e Pistons, in ordine sparso – da sfruttare per sistemare le cose in attacco. Chi scrive crede che Jaylen Brown tornerà titolare una volta a posto fisicamente e Marcus Morris tornerà a uscire dalla panchina. È fondamentale trovare il ritmo con i titolari, e Morris non manterrà il 48.8% dal campo e il 43.2% da 3 per tutta la stagione.

Abbiamo detto più volte che Boston sarebbe uscita dal periodo di crisi, e le ultime dichiarazioni di Brad Stevens – Smart titolare è “qualcosa che dobbiamo considerare” – trasudano ottimismo. Irving approva: “È il motivo per cui abbiamo rifirmato [Smart]. C’è un motivo se è strumentale al nostro successo. Perché è un veterano – non per anzianità, ma perché ha giocato ai massimi livelli per questa squadra per diversi anni. Quindi ci aspettiamo che sia nel posto giusto e faccia le cose giuste”. È il momento buono per ricordare che qualche settimana fa Irving aveva sentito la mancanza di un veterano con 14-15 anni di esperienza. Chi altri poteva risolvere i problemi se non Marcus Mr. Wolf Smart

Dopo la vittoria contro i Pelicans, anche Smart era soddisfatto della prestazione: “È così che dovremmo giocare. Questa è la squadra che conosciamo”. C’è luce in fondo al tunnel. Resta da capire quanto è lontana.

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