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Chet Holmgren sfida Banchero con difesa e versatilità

Chet Holmgren - Gonzaga
Autore: Manuel Follis
Data: 16 Nov, 2021

Determinante, chirurgico, indecifrabile, versatile, sopravvalutato. Sono tutti aggettivi riferiti o riferibili a Chet Holmgren, il talento di Gonzaga considerato all’unanimità il più forte freshman del college basket e anche una possibile scelta numero 1 al Draft al posto dell’italiano Paolo Banchero. Il punto, questo è abbastanza evidente, è che si tratta di un giocatore meno appariscente rispetto al lungo di Duke: questo non facilita le valutazioni e le prime tre partite di stagione hanno confermato questo aspetto.

Al momento il ragazzo viaggia a una media di 8 punti, 9 rimbalzi, 3.5 assist e 4 stoppate in 25 minuti di gioco. Sì, certo, lo sappiamo, il campione statistico di tre partite (le prime a livello collegiale peraltro) non è per forza significativo. Ma come accade per tutti i talenti, soprattutto quelli destinati a entrare in NBA dalla porta principale, l’attenzione è alle stelle e forse vale la pena fare qualche prima piccola considerazione su Holmgren.

 

Presenza difensiva

Nella sua partita più “deludente”, ossia i 23 minuti contro Texas chiusi con 2 punti (1/3 dal campo) 5 rimbalzi, 1 assist e 2 stoppate, la sua sola presenza in area ha cambiato i piani di molti avversari.

 

Nel brevissimo video qui sopra Timmy Allen, uno dei giocatori più aggressivi dei Longhorns nel corso del match, chiaramente cambia i suoi piani grazie alla posizione (e alle dimensioni) di Holmgren in campo. Nel complesso per il ragazzo del Minnesota siamo a quota 12 stoppate in 3 partite, una media di 4 a gara che gli permette di condividere con Jalen Duren il primo posto tra gli stoppatori al primo anno. Qualsiasi cosa si possa dire della sua presenza offensiva, le sue lunghe leve fanno la differenza già ora in difesa: la sua wingspan (7-foot-6) sarebbe stata più lunga di due pollici di qualsiasi altro giocatore alla combine del 2021.

Versatilità

Un altro aspetto che si nota di Holmgren è la sua capacità di fare tante cose, alcune peraltro che non finiscono sul taccuino delle statistiche. Della sua presenza difensiva abbiamo già detto, ma il ragazzo è a suo agio ad esempio nel prendere il rimbalzo e aprire il contropiede, andando in penetrazione (corre molto bene il campo anche a rimorchio) e scaricando assist per i compagni sul perimetro. In tutto questo, il ballhandling per un lungo della sua stazza (7-foot-1, ossia 216 cm) è incredibile, così come è evidente che il ragazzo abbia mani morbide e si senta in grado di prendere delle triple (1/4 finora). Nell’azione qui sotto vediamo Chet al suo meglio.

 

Aggressività

Leggete un po’ di commenti o aneddoti su Holmgren, quasi tutti vi riporteranno a questo: pensavo fosse lungo, secco e mollaccione, invece è un guerriero. Greg Oden, stella di Ohio State e poi scelta di Portland la cui carriera non è mai decollata causa infortuni, lo ha detto chiaramente: il lungo di Gonzaga lo ha stupito per l’attitudine sotto canestro. È vero, è magro (arriva a fatica a 90 kg) ma grazie a senso della posizione e grinta, non è uno con cui è facile convivere sotto canestro e lo scontro non lo spaventa per niente.

 

Difetti

Il principale difetto che gli si può attribuire è un difetto-non-difetto, ossia che (almeno finora) non ha mai aggredito le partite. E se nei due match contro Dixie State e Alcorn State la gara gli ha comunque concesso spazi per mettersi in mostra, la partita contro Texas, più tosta fisicamente, lo ha visto prendersi solo tre tiri. Un po’ pochino per uno che dovrebbe essere la stella della squadra. Sono stati pubblicati articoli dal titolo “Gonzaga ha un problema Holmgren”. Il che onestamente sembra un po’ forzato. Anche perché in quella gara il compagno Drew Timme ha messo su uno show con pochi eguali, e quindi c’era ben poco bisogno di Chet.

Resta che al primo vero test degli Zags, Holmgren ha inciso poco sul tabellino (ma in difesa ad esempio di più come detto prima) e questo non gli ha garantito le luci della ribalta. In più, ma si tratta di difetti onestamente di poco conto, ogni tanto la confidenza nelle sue doti gli fa fare scelte azzardate, tra passaggi, palleggi o tiri. Ma si tratta di un “ogni tanto” non eccessivo e si tratta di pareri che evidentemente cozzano con chi gli dice che deve prendersi più responsabilità.

Ad oggi – e non lo diciamo per fare i nazionalisti – Banchero forse vincerebbe un confronto diretto di valutazioni, anche se non nettamente. Ma il potenziale e la versatilità di Holmgren sono lì da vedere. Un’altra delle belle notizie di questa stagione di college basketball iniziata alla grande.

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