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DaRon Holmes: difesa e cervello al servizio di Dayton

DaRon Holmes
Autore: Stefano Fontana
Data: 9 Feb, 2023

Spesso si dice che, nello sport, riconfermarsi è molto più difficile che affermarsi: la continuità di prestazioni è il vero ago della bilancia che separa i buoni giocatori dai campioni. Se è vero che due stagioni sono un periodo di tempo troppo limitato per dare giudizi definitivi, DaRon Holmes ha già dato segnali più che positivi sul suo futuro: il lungo di Dayton ha brillato spesso in un’annata da sophomore pur molto complicata a livello di squadra, sfruttando una combinazione di fisicità e intelligenza cestistica notevole.

Un matrimonio voluto

La sua storia al college, però, non è iniziata sulla classica traccia del predestinato. Nonostante fosse un recruit tra i primi 50 della classe del 2021 a livello nazionale – tuttora il talento di livello più alto ad aver scelto i Flyers nella loro storia – Holmes è stato protagonista di un reclutamento al contrario: è stato lui a contattare Dayton per chiedere all’ateneo la disponibilità nel selezionarlo, come ha raccontato in una splendida chiacchierata con The Athletic.

“In Arizona ero col mio allenatore August Mendes e guardavamo delle clip, tra un allenamento e l’altro. Stavamo guardando la Dayton del 2019/20, quella di Obi Toppin. Dallo stile di gioco, dalla disposizione in campo, era ovvio che Obi avesse un ruolo centrale in quella squadra. Li abbiamo contattati, e tramite coach Greer – assistente ai Flyers, ndr – abbiamo saputo che loro erano disponibili a fare un’offerta. Per fortuna…”

Alla sua prima stagione in Ohio, Holmes è esploso praticamente da subito, chiudendo a 12.8 punti, 6.1 rimbalzi e 2.3 stoppate di media. Prestazioni che gli sono valse il titolo di Freshman of the Year dell’Atlantic 10, nonché una nomination nel primo quintetto difensivo e nel secondo assoluto di Conference.

Cosa dà in attacco…

Quest’anno sembra aver alzato ancora il suo livello. Holmes è tornato sul parquet più tonico, più pesante, più atletico e – se possibile – ancora più scaltro.
Nonostante non abbia le stigmate di un talento generazionale, stiamo parlando di un giocatore con dei punti di forza facilmente traslabili a tutti i livelli, che non a caso è finito sul taccuino di più di uno scout NBA. Un lungo di stazza (208 cm per 102 kg) che però sa offrire molto altro oltre alle classiche giocate di forza nei pressi del ferro.

 

Certo, all’occorrenza ha dimostrato di poter usare le maniere forti anche contro pari-ruolo temibili, ma la maggior parte delle volte i suoi canestri arrivano semplicemente perché sa vedere il gioco meglio di chiunque altro sia in campo con lui. I movimenti con la palla in mano non sono elegantissimi, ma Holmes ha dalla sua il pregio di essere sempre in controllo del proprio corpo e della situazione attorno a lui. In post, il suo equilibrio gli permette di girarsi in spazi e tempi ristretti, usando finte e contro-movimenti per aprirsi la strada verso il ferro.

 

In situazione di pick and roll è un incubo per la difesa: basta un cambio in ritardo o un aiuto fuori tempo per condannare gli avversari a raccogliere la palla dal fondo della retina, data la sua rapidità nel rollare verso il ferro e nel trasformare la ricezione in due punti. D’altronde, fa parte del raro club di giocatori capaci di avvicinarsi ai 20 punti di media (17.6 in stagione) pur senza avere un jumper particolarmente solido, soprattutto dall’arco (appena un tentativo ogni due partite quest’anno), anche se lui stesso ha affermato di sentirsi sempre più in fiducia su questo fondamentale e di volerlo gradualmente inserire all’interno del proprio gioco.

Pur non essendo un creatore di gioco primario, sa smistare benissimo il pallone dal post, anche in questo caso sfruttando molto il cervello: direzione e timing dei passaggi sono d’élite, così come il posizionamento senza palla, sempre funzionale alla squadra.

 

…e in difesa

La parte più interessante del suo gioco, però, è la difesa: un mix di mezzi fisici, sacrificio e letture da far stropicciare gli occhi. Lui stesso ha ammesso, sempre a Sam Vecenie di The Athletic, che ama difendere. E il campo non gli da torto: guardarlo stoppare gli avversari è quasi ipnotico, e le sue azioni brillano per la capacità che dimostra nel prendere il tempo sul pallone, quasi come se riuscisse a prevedere con anticipo le mosse dell’avversario. La maggior parte delle sue inchiodate arrivano in aiuto: l’impressione è che sia talmente rapido e preciso da sapere esattamente quando, come e dove posizionarsi per farlo finire tra le sue grinfie. Le braccia lunghissime, poi, fanno il resto: quest’anno sta viaggiando a 1.9 stoppate e 0.6 rubate a partita, a fronte di soli 2.2 falli.

Anche qui, però, le giocate non sono affette da una ricerca eccessiva della spettacolarizzazione. In questo caso non stiamo parlando solo di un grande rim protector, ma di un giocatore versatile che ha dimostrato di poter tenere molto bene il campo anche quando è costretto a muoversi fuori dalla sua comfort zone per contenere avversari più rapidi. La sua capacità d’interferire nella costruzione del gioco completa il quadro di un difensore di livello altissimo: Holmes sa buttarsi sulle linee di passaggio con furbizia, e quelle che spesso sembrano leggerezze del passatore si rivelano in realtà sue brillanti letture.

 

Insomma, in una stagione non spumeggiante per Dayton (16-9), DaRon Holmes continua a migliorare e stupire, e adesso una chiamata al Draft NBA 2023, almeno al secondo giro, sembra quantomeno possibile. Certo, le incognite sono ancora tante: c’è un tiro dalla distanza tutto da costruire – indispensabile per il salto al piano di sopra – ma anche un punto di domanda riguardo la sua resa in una squadra che gioca a ritmi più alti (i Flyers sono tra le ultime cinque squadre in Division I per Adjusted Tempo secondo KenPom), riducendo tempi e spazi necessari per prendere decisioni.
La sensazione, però, è che la testa e lo spirito siano già quelli di un grande professionista. E questo potrebbe contare più di tutto il resto.

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