Le due armi con cui David Mirkovic si presenta alla pallacanestro collegiale sono un sorriso stampato sul viso e un piede perno con cui fa venire il mal di testa agli avversari. I tifosi di Illinois sanno che il roster quest’anno è ricco di talenti provenienti dai Balcani, ma in pochi avrebbero scommesso i loro “due centesimi” che il migliore di tutti sarebbe stato il nativo di Niksic. E invece già al debutto ha messo a referto una doppia-doppia da 19 punti e 14 rimbalzi. Ed è stato solo l’inizio.
In principio non fu la pallacanestro
Sei mesi dopo la sua nascita, per esattezza il 3 giugno 2006, il Montenegro diventa Stato indipendente separandosi di fatto dalla Serbia. La penisola balcanica è solita dare i natali a future stelle della palla a spicchi, Niksic però è il centro nevralgico degli sport da combattimento – in primis – e territorio in cui ci si appassiona al calcio. Lo stesso David fa i conti con le tradizioni locali, iniziando a usare i piedi per colpire un pallone. Tuttavia, il precoce sviluppo fisico e qualche partita di NBA alla TV lo convincono a spostarsi dal prato al parquet, dai “legni” della porta da calcio al ferro del canestro.
In poco tempo, Mirkovic – diventato nel frattempo un tronco di 205 centimetri per 115 chili – comprende quanto gli ha donato madre natura e inizia a sfruttare tutta la sua fisicità per dominare sul campo da basket, prendendo tre punti di riferimento per sviluppare il suo gioco: Nikola Jokic, Luka Doncic e Kobe Bryant. Il suo obiettivo è quello di diventare un lungo completo, un giocatore capace sì di dominare, ma anche di mettersi al servizio della squadra. Inoltre, ha testa e passione per cercare di migliorarsi ogni giorno per poter coronare il suo sogno di giocare oltreoceano.
L’arancione è il nuovo nero
Gli addetti ai lavori iniziano a conoscerlo grazie all’Europeo U16, competizione in cui trascina la sua nazionale al nono posto. Al termine del torneo è il top scorer del Montenegro con 22.1 punti, ed è anche il migliore della sua squadra per rimbalzi (10.3), assist, stoppate e recuperi. Inoltre, è il giocatore con la valutazione più alta (25.9) dell’intera manifestazione. “Per me è sempre un onore rappresentare il mio Paese. Ero felice e allo stesso tempo agitato per questa competizione, ma alla fine abbiamo ottenuto un ottimo risultato, siamo stati la sorpresa dell’Europeo di categoria” afferma un 16enne David Mirkovic, fresco della sua prima vera esperienza su un palcoscenico così importante.

Con il passare del tempo il suo nome circola con insistenza: diventa la stella della nazionale montenegrina nelle competizioni giovanili – con ottime prove in U18 e U20 – e fa anche il suo esordio con la nazionale maggiore in una partita per le qualificazioni agli Europei. Viene selezionato per partecipare al Basketball Without Border dell’Nba, all’Adidas Next Gen Tournament e infine anche al Nike Hoop Summit. L’arancione sembra essere il colore del destino, perché Illinois lo recluta per rinforzare il roster, con coach Brad Underwood pronto a lavorare sui punti di forza del ragazzo e limare quelli che sono i suoi punti deboli.
Dalla ABA League alla reunion balcanica
Il classe 2006 non è uno sbarbato qualsiasi uscito dalla high school, anzi, può contare oltre cinquanta partite tra i professionisti con la divisa del SC Derby, società di Podgorica della Lega Adriatica. Dopo aver fatto la stella con la formazione under, Mirkovic si ritaglia minuti importanti in mezzo ai grandi e nella stagione 2024-25 diventa uno dei punti cardine della squadra. Pur seguendo uno stile di gioco vicino a quello di Jokic, non vuole essere conosciuto solamente come ‘big man’ da post-basso, perchè ama attaccare il canestro dal perimetro e agire in spot up per prendersi conclusioni da dietro l’arco.
Dalle giovanili ai senior, il nativo di Niksic ha provato tutti i ruoli sul parquet: “creator” e primo terminale offensivo della squadra, successivamente “rim protector” e lungo granitico. Tuttavia, lui stesso dice “non ho una posizione ben definita in campo, perché mi piace muovermi e occupare ogni zona possibile, ma se devo scegliere vorrei essere visto come una moderna “point forward” oppure giocare come ala piccola”. Questo genere di indicazioni sono già state assorbite da coach Underwood che lo ha utilizzato prevalentemente come “stretch four”, senza però negargli la possibilità di creare per i compagni.
Il montenegrino è riuscito subito a trovare un clima di casa nell’Illinois, inserendosi in un contesto ricco di profili provenienti dai Balcani – i gemelli Ivisic, Mihailo Petrovic e Andrej Stojakovic – che esalta la loro voglia di vincere, in particolare quella di David che prende le sconfitte leggermente sul personale.
Linguacce e ‘trash talking’
Vittoria per 84-65 contro Colgate. Il boxscore di Mirkovic recita 27 punti e 21 rimbalzi. È una notte storica per lui e per i Fighting Illini: record di rimbalzi in singola partita per un freshman di Illinois – precedentemente detenuto da Kofi Cockburn – e prima prestazione da 20-20 in 53 anni.
“Dopo che il coach mi ha comunicato questo dato, mi hanno sommerso di acqua gelida”, dice Mirkovic sorridendo. Il riconoscimento come ‘Big Ten Freshman of the Week” ottenuto in ‘back-to-back’ è arrivato in seguito a una strigliata del coach, non particolarmente felice per la prova del suo giocatore contro Texas Tech: “Penso vi potrà dire quanto io gli sia stato addosso dopo la partita contro i Red Raiders, non mi era piaciuta la sua prova a rimbalzo e volevo una risposta da lui nella partita seguente. Aveva registrato dati che non si addicono a un giocatore del suo talento, numeri pessimi. Penso abbia preso sul personale i miei rimproveri e mi abbia fatto vedere chi è davvero in questa partita”.
Il rapporto tra David e il suo capo allenatore è fatto di smorfie e trash talking genuino. “Mi ha parlato di quanti rimbalzi non ho preso per tutti i giorni dal post-partita contro Texas Tech fino al pre-partita contro Colgate”, conferma Mirkovic. “Quando non gli faccio i complimenti per una giocata, inizia a gridarmi contro qualsiasi cosa in serbo e io gli rispondo allo stesso modo. È quello che lo spinge ad alzare l’asticella: ama la competizione, ama vincere. Ha quel fuoco dentro, quell’aggressività che mi piace vedere. Non vorrei mai trovarmelo davanti fossi un avversario, a volte dobbiamo convincerlo a chiudere la bocca quando gli fischiano qualcosa. Ama fare ‘trash talking’ con tutti”, spiega coach Underwood.
David Mirkovic è un “baby-faced assassin”. Non mostra subito gli artigli, preferisce che si alzi la temperatura della partita prima di cominciare a rispondere – con i canestri o con le parole – ai suoi avversari. Il suo viso ancora da ragazzino nasconde, a dire il vero, tutta la maturità di un giocatore pronto a mettersi a disposizione pur di rendere facile la vita ai compagni e al proprio allenatore. A lui piace vincere, o meglio, non gli piace proprio perdere; per questo motivo prende sul personale le sconfitte e le critiche, migliorando quotidianamente e dimostrando di poter dare tutto quanto a chi fin ora gli ha dato il massimo della fiducia. E al momento Illinois è 6-1 e lui viaggia a 15+10 di media (con 3 assist). Non male per quello che era il meno atteso dei Balkan boys dei Fighting Illini.
