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Drew Timme, un giocatore coi baffi

Drew Timme
Autore: Stefano Fontana
Data: 25 Feb, 2021

Quando vi abbiamo parlato di Corey Kispert, un paio di mesi fa, avevamo dedicato un intero paragrafo a quelli che abbiamo ribattezzato Fratelli Fascetta: lui e Drew Timme. Dopo la pubblicazione di quel pezzo, abbiamo appreso che era stato il secondo a contagiare il primo con la passione per le bande per capelli e abbiamo assistito alla crescente popolarità dei baffi e delle esultanze di Timme.

Per il resto, non è cambiato nulla: Gonzaga continua a vincere, vincere, vincere. Mentre scriviamo, il record stagionale è 22-0 e lo scarto medio inflitto agli avversari è di quasi 24 (!) punti a partita. Inevitabile, dunque, approfondire anche il profilo dell’altro Cobra Kai Bro (anche su questo soprannome vige il copyright di BN), visto che il signore in questione sta guidando gli Zags sia per punti (19.1) che per rimbalzi (7.1) di media.

Il migliore tra i migliori

Non fatevi ingannare dal sorriso da bravo ragazzo e dall’educazione con la quale parla ai microfoni: giocare contro Drew Timme è un’esperienza incredibilmente vicina alla tortura. Lungo che sfiora i 210 cm d’altezza, il texano è la versione 2.0 del centro old-school, capace di dominare il college basket del 2021 al punto tale da essere in piena corsa con Luka Garza per il premio di miglior giocatore della stagione assegnato da KenPom (per quello reale, però, il rivale più accreditato al momento è Ayo Dosunmu).

Che la pasta fosse quella giusta, lo si era visto già nella scorsa annata: pur avendo davanti nelle rotazioni due giocatori più esperti come Tillie e Petrušev, si era riuscito a ritagliare circa 20 minuti di media nelle 33 gare giocate, con un impiego e un impatto andato in crescendo nella seconda metà della stagione. Quest’anno il livello del suo gioco è salito esponenzialmente, di pari passo col suo minutaggio e con la lunghezza dei suoi baffi.

Un rebus per le difese

I fattori che colpiscono di più nel gioco del prodotto di Pearce High School sono l’utilizzo del corpo e la gestione degli spazi: sembra sapere sempre dove sono avversari e compagni, e con la palla in mano non mostra mai esitazioni. Questa caratteristica è particolarmente evidente quando attacca dal post basso: i suoi movimenti sono davvero complicati da leggere per chi difende, e lo dimostrano anche le statistiche di Hoop-Math. Timme fa registrare vicino al ferro il 64.5% delle sue conclusioni, delle quali il 77.2% diventano canestri. Innescarlo in area, insomma, equivale spesso a mettere due punti già in banca.

Schiena a canestro, può andare con la stessa facilità verso destra e verso sinistra, ha un ottimo bagaglio di finte e delle mani particolarmente educate per uno della sua stazza. Ma non finisce qui: da quando è al college ha affinato le sue abilità da passatore, fino a diventare un playmaker secondario piuttosto affidabile. Non vede traiettorie fantasiose à la Jokic, ma i modi ed i tempi con i quali la palla lascia le sue mani sono decisamente notevoli.

 

 

I compagni ringraziano, gli avversari si disperano. Essere migliorato negli scarichi, e di conseguenza punire meglio i raddoppi, gli ha permesso infatti di affrontare anche più situazioni di uno-contro-uno: l’unico modo per limitarlo, è fargli fallo (ne subisce addirittura 6.4 a partita) e sperare che non sia lucidissimo in lunetta (70.4% stagionale, comunque dignitoso).

Non si vive di solo post basso

Un altro grande contributo offensivo lo fornisce coi blocchi. È sempre roccioso nel mettere il corpo contro gli avversari, ma allo stesso tempo si muove con agilità (alla faccia dei 106 kg) quando deve tagliare, ricevere il passaggio e coordinarsi per chiudere vicino al ferro. Le giocate da rollante sono rese più prevedibili dalla sua poca propensione alle realizzazioni dall’arco (in stagione ha tentato solo 15 triple, segnandone comunque un onestissimo 40%), che lo rende restio a giocare in pick and pop. In ogni caso, anche quando i difensori rimangono con lui sul taglio, raramente riescono a negargli la conclusione.

Una parte del gioco in cui il lungo è migliorato notevolmente sotto le mani di coach Mark Few è l’attacco dal palleggio: ora riceve spesso fronte a canestro, riuscendo a mettere palla a terra con convinzione. Nella prima clip qui sotto, addirittura, dopo il rimbalzo difensivo guida la transizione e chiude con un eurostep che gli vale un 2+1. Questa nuova dimensione del suo gioco lo ha reso un po’ più appetibile al mondo NBA, anche se l’assenza di un tiro solido dall’arco rischia di essere ancora un limite ingombrante.

 

Il collante perfetto

L’importanza di Drew Timme nel mondo Gonzaga non si limita però a quello che fa sul parquet. I Bulldogs sono imbottiti di talento, certo, ma sono una squadra d’élite grazie alla sua amalgama perfetta. L’armonia con la quale i giocatori scendono in campo sembra un riflesso di quella che c’è nello spogliatoio. A tal proposito, nonostante sia solo un sophomore, il texano sembra fungere bene da collante tra personalità diverse: incita gli altri, dispensa consigli e fa salire il livello nei momenti cruciali. E poi diciamocelo, se avete un cuore non potete non adorare i suoi saluti personalizzati per ogni compagno.

Questa personalità si esprime anche in una grande solidità difensiva: quando è in campo, tutta la squadra sembra muoversi meglio, difendere in maniera più ordinata ed intensa. Per KenPom, Gonzaga è la quarta difesa in assoluto in Divison I, ma Hoop-Explorer fornisce un dato ancora più interessante: Timme gioca circa due terzi dei possessi della sua squadra, e con lui in campo i Bulldogs incassano quasi 12 punti in meno parametrati su 100 possessi. Pur non essendo uno stoppatore d’élite, la sua sola presenza in area intimorisce gli avversari e permette ai compagni di difendere in maniera più aggressiva: le percentuali dei canestri subiti vicino al ferro scendono di quasi di 10 punti percentuali (60.2% contro i 51.7%) quando entra sul parquet.

I dubbi del mondo NBA

Nonostante sia il protagonista di una stagione per certi versi storica di Gonzaga, una squadra fortissima che sta accarezzando il sogno di terminare la stagione da imbattuta, Timme desta comunque un interesse tiepido in ottica NBA. Se il compagno Corey Kispert è dato in lottery e Jalen Suggs si prende addirittura un posto sul podio, per lui si parla solo di una possibile chiamata in fondo al secondo giro.

I dubbi maggiori riguardano quanto il suo gioco sia trasferibile al piano di sopra: il modo in cui bullizza i difensori sfruttando il suo fisico non sembra poter essere replicato al piano di sopra, dove i lunghi sono più grossi, atletici e scaltri rispetto al college. Allo stesso modo, in un mondo in cui allargare il campo è un imperativo per praticamente tutte le franchigie, un lungo che non può aprirsi e tirare da tre rischia di essere troppo limitante.

Intanto però la March Madness di quest’anno può essere l’occasione giusta per Drew Timme per scrivere il suo nome nella storia. Da protagonista assoluto, rigorosamente col sorriso sul volto, grandi baffi e fascetta sulla testa.

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