Home 9 Non categorizzato 9 Gonzaga e Butler, vittorie da grandi

Gonzaga e Butler, vittorie da grandi

Autore: Fabio Cro
Data: 29 Nov, 2016

[nextpage title=” “]

Il nuovo ranking Ap ha certificato lo stato di forma di alcune squadre che hanno vinto i tanti importanti tornei che si sono appena conclusi. Il salto più grande lo ha fatto Baylor, che è salita dalla ventesima alla nona posizione dopo aver rimontato e battuto Louisville aggiudicandosi la Battle 4 Atlantis (qui tutto il torneo). North Carolina si è confermata al secondo posto dopo aver portato a casa il Maui Invitational (che vi abbiamo raccontato qui) contro Wisconsin. Molto altro è successo e quindi vediamo quali sono protagonisti e delusioni del college basketball della settimana.

Zags senza sconfitte

Ci sono tre squadre in grande ascesa nella West Coast: Saint Mary’s, UCLA e Gonzaga che è la migliore di tutte, con l’ottava posizione nel ranking raggiunta dopo aver vinto l’AdvoCare Invitational in Florida. Torneo conquistato per la terza volta dai Bulldogs (2008 e 2012 le precedenti) dopo una bellissima finale (una delle più belle partite di questo inizio stagione) contro Iowa State finita 73-71. Partita che all’inizio del secondo tempo i ragazzi di coach Mark Few conducevano con un tranquillo +18 (58-40 al 24′), prima di subire il parziale di 15-0 da parte dei Cyclones che hanno rimesso la gara in bilico fino all’ultimo possesso. Protagonista della finale? Il tiro da tre, con Gonzaga che ha iniziato con 8/10 per la gioia dell’account ufficiale dei Bulldogs

per poi chiudere la gara con 13/25 dalla lunga distanza, nuovo record nella storia del torneo. Nigel Williams-Goss è stato il mattatore della serata con 18 punti frutto di un incredibile 6/8 da tre (per un giocatore che ha concluso il suo anno da sophomore a Washington con il 26,5%) e la solita presenza costante a rimbalzo e nell’organizzazione del gioco di Gonzaga che lo hanno portato ad essere premiato come MVP della manifestazione. Partita da tuttofare anche per Przemek Karnowski che ha chiuso con 11pt+8rb+5ast, dimostrandosi il vero centro attorno al quale ruota il gioco dei Bulldogs. È la quarta volta in carriera che coach Mark Few parte con un record di 6-0, e nelle altre tre occasioni a marzo Gonzaga è sempre arrivata almeno alla seconda settimana del torneo Ncaa. Inutile dire che dalle parti di Spokane sperano nella cabala.

Cyclones piccoli ma tosti

Iowa State è al 191/o posto nella classifica dell’altezza media di squadra parametrata ai minuti in campo dei giocatori, Gonzaga al decimo posto. Se prendiamo in considerazione solo il reparto lunghi (C+PF), i Cyclones sprofondano al 328/o posto e i Bulldogs salgono al terzo. Deonte Burton è il 4 titolare di Steve Prohm, ma ha giocato anche da 5, ed è alto 1.95 cm. Nella foto qui sotto lo vedete tra Zach Collins (2.13) e Kevin Tillie (2.10).

burton

Com’è finita la lotta a rimbalzo? 34 a 34. E Burton ne ha presi 12. Per la serie i centimetri non sono tutto.

Ecco, la protagonista della rimonta di Iowa State non è stata soltanto la full-court press di Monte Morris&compagni ma anche la mostruosa prestazione di Burton che ha chiuso la gara con 29 punti (oltre alle 12 carambole), segnando 11 punti del parziale con cui i Cyclones hanno riaperto la partita. Negli ultimi due minuti, Iowa State ha avuto ben cinque occasioni per portarsi in vantaggio, senza riuscire mai a segnare, compreso l’ultimo possesso mal gestito dai ragazzi di coach Prohm con il tiro di Morris arrivato dopo il suono della sirena, e comunque sbagliato. Iowa State ha comunque trovato in Burton il perfetto complemento da affiancare a Morris, senza tralasciare Matt Thomas e Nazareth Mitrou-Long (per lui 16 punti anche se arrivati tutti nel primo tempo). I centimetri non saranno tanti per giocare nel pitturato ma il talento di certo non manca, anche se la rotazione è anche quest’anno parecchio corta.

[/nextpage]

[nextpage title=” “]

Un’altra squadra in grande forma è Butler che ha vinto il Las Vegas Invitational e ha poi battuto Utah salendo a 7-0 ed entrando per la prima volta nella stagione nel ranking alla posizione n.18.

Bulldogs affamati

Dopo la vittoria con Arizona si potrebbe parlare di conferma, ma probabilmente è ancora presto. Possiamo dire questo: Butler è sicuramente una delle più belle sorprese di questo inizio di stagione. Coach Chris Holtmann ha mantenuto un nucleo solido ed esperto ma ha comunque un roster rinnovato e quindi ci si aspettava una stagione di transizione. Invece la partenza dei Bulldogs è stata fortissima: 5 vittorie in 5 partite, con uno scarto medio di 19 punti, sconfiggendo squadre toste come Vanderbilt e Northwestern. Prima di Arizona.

ncaa basketball - arizona vs butler

Davide contro Golia

Las Vegas Butler ha incontrato una top10 del ranking, una squadra fisica e di talento, nonostante qualche problemino di troppo in questo inizio, come vi abbiamo raccontato. I Bulldogs, più piccoli e meno atletici dei Wildcats, hanno però risposto colpo su colpo grazie a un ispirato Kelan Martin (16 punti a fine gara), variando spesso la difesa e cercando di aprire il campo in attacco. Un testa a testa molto equilibrato fino a quando i Bulldogs hanno provato a scappare nella seconda metà dell’ultima frazione, andando sul +9, ma Kobi Simmons (14 punti, tutti nel secondo tempo) e compagni hanno piazzato un contro parziale di 17 a 2 che sembrava aver girato definitivamente la partita.

Ma Butler non ha mollato, grazie a una durezza mentale e una convinzione sorprendente per un gruppo così nuovo. Ed è forse stata questa la chiave della partenza lanciata dei ragazzi di coach Holtmann. Una mentalità che si traduce anche nei numeri: i Bulldogs sono tra le migliori 25 squadre per efficienza offensiva e difensiva, perdono mediamente pochi palloni e hanno una percentuale effettiva dal campo pari al 57.8%, grazie a un gioco che punta molto sull’esecuzione che alla transizione rapida. E poi c’è Kelan Martin.

Sempre Kelan

Il nativo di Lousville è la stella della squadra e al suo terzo anno cerca la definitiva consacrazione, dopo l’ottima stagione da sophomore. Martin sta viaggiando a 16.1 punti di media e 4.2 rimbalzi a partita, incidendo pesantemente nell’economia tecnica della squadra.

Ncaa basketball - Kelan Martin (Butler)

Quello che manca è ancora la capacità di creare per gli altri con costanza, ma l’assist per la schiacciata di Tyler Wideman sul pick&roll che ha dato il vantaggio a Butler a 30 secondi dalla fine, dimostra che questa capacità certo non manca.

Big East Power

Con Butler entrata alla 18, ci sono 4 squadre della Big East nel ranking Ap e sapete una cosa? Non hanno ancora perso una partita. Villanova (n.2), Xavier (n.7), Creighton (n.10) e Butler mettono insieme un record complessivo di 25-0. In nessun’altra conference i 4 top team hanno iniziato in questo modo.

[/nextpage]

 

[nextpage title=” “]

Mad Indiana

Tra Indiana e Fort Wayne si è giocata la classica partita che mostra a chi non segue il college basketball uno dei motivi per appassionarsi a questo mondo meraviglioso: una powerhouse tradizionale che viene messa sotto da un’università piccola e poco conosciuta, palazzetti rumorossimi e prospetti Nba che vengono sconfitti, meritatamente, da gente che al massimo potrà aspirare a diventare Mvp nel torneo aziendale.

Jon Coffman, coach di Fort Wayne, ha preparato un piano partita molto contro intuitivo per lo sclerotico ed eclettico attacco Hoosiers: se la maggior parte dei coach tendono ad rallentare i ritmi contro una squadra a cui piace correre, Coffman, invece, ha sposato in pieno il seme della follia, accettando i ritmi imposti da Indiana e, addirittura, li ha esasperati, mandando fuori giro un attacco che balla su un confine molto labile, tra l’atomicità e l’implosione su stesso.

Fort Wayne
In questa partita stile Mad Men, finita all’overtime, ha prevalso alla fine la maggior precisione e pulizia di Fort Wayne. Indiana ha sbagliato molti tiri aperti e ha perso tanti palloni che hanno concesso moltissime chance in contropiede ai Mastodons. Cuore e anima del primo upset contro una squadra del ranking è John Konchar, guardia bianca al secondo anno, insospettabilmente atletica che nel momento di maggiore difficoltà dei Mastodons nel secondo tempo, ha guidato la squadra a un parziale di 10-2, con due schiacciate tonanti, e che ha concluso la gara con 15 punti,11 rimbalzi e 5 assist.

 

Prima sconfitta per Indiana e brutto incidente di percorso, dovuto a un attacco per nulla efficace, che ha fatto perdere ben 10 posizioni nel ranking agli Hoosiers che restano comunque una delle squadre più forti dell’anno.

Un Havoc pericolante

Cosa sta succedendo ad Austin, Texas? Sembra che il buco nero che ha risucchiato uno dei più iconici e famosi programmi di football della nazione, si sia portato dietro la giovanissima e piena d’hype squadra di basket guidata da un coach in ascesa e mediatico come Shaka Smart. I Longhorns hanno fallito i primi due seri appuntamenti della stagione, perdendo nettamente sia contro Northwestern (77-58) e Colorado (68-54) che non sono nè squadre da ranking nè big storiche.

Il talento a disposizione di Smart non si discute, l’approccio della squadra in campo invece sì. Nella partita contro Northwestern, ai Longhorns è stato imputato scarsa concentrazione nelle battute iniziali dei due tempi, abbastanza disastrose, mentre nell’esordio contro Incarnate Word vinto a fatica una scarsa gestione del vantaggio. Difensivamente, alterna momenti devastante di press a tutto campo, la cosiddetta havoc defense, ad altri di totale mancanza di comunicazione mista a sonno in cui si fanno infilare da backdoor e tagli.

texas-northwestern
In attacco, il talento è indiscutibile, partendo dal tiro mortifero di Tevin Mack, alla capacità di attaccare il canestro di Kerwin Roach e per finire al talento in post di Jarett Allen, però la chimica per il momento manca del tutto. In più, Texas non riesce neanche a trovare punti dal tiro libero, 63% su quasi 15 tentativi a partita, e neanche a forzare troppe palle perse, 12 fin qui e il tasso degli avversari era assai inferiore. Questa squadra ha indiscutibilmente bisogno di tempo e di lavoro, il potenziale rimane ma per ora non si è ancora visto minimamente ciò che può fare. Tocca a Smart smentire chi ha criticato i suoi ragazzi.

[/nextpage]

[nextpage title=” “]

Piccole stelle crescono

La sicurezza e la maturità con cui ha tenuto il campo PJ Dozier, PG titolare di South Carolina, nella netta vittoria contro Syracuse (64-50) fa pensare che il ragazzo abbia effettivamente il potenziale Nba, come pensavano in molti ai tempi del recruit. È alto quasi 2 metri e alterna passaggi, penetrazioni e tiri da fuori con padronanza del campo e ottime letture. Contro la difesa degli Orange la sua, più che una partita, è sembrata un clinic-offensivo su “cosa fare contro una zona fronte pari”. Dozier ha fatto la scelta giusta quasi a ogni azione, fra triple, tiri dalla lunetta o passaggi. Ha chiuso con 15 punti, 10 rimbalzi, 1 assist e 3 recuperate risultando la vera anima dei Gamecocks. Da tenere assolutamente d’occhio se darà continuità alle prestazioni.

Ncaa basketball - PJ Dozier - South Carolina

PJ Dozier – South Carolina

 UCLA non è lì per caso

I Bruins sono 7-0 e finalmente a Los Angeles respirano il clima che volevano respirare, quello della vittoria. Lonzo Ball è un generale sul campo spietato nella sua capacità di mettere in ritmo i compagni (alla fine nominato MVP del Wooden Legacy con il record del torneo di 28 assist) ma anche di segnare i canestri pesanti. L’estetica del tiro, ormai è noto, lascia a desiderare. Ma la naturalezza con cui si prende lo step back da 3 punti è tutta da ammirare. Quando mancavano 1:30 alla fine della partita, sotto di 1 punto, è lui tutto da solo che spara e segna la tripla del sorpasso di UCLA, bissata l’azione dopo da Bryce Alford. In tutto questo, TJ Leaf è il giocatore che tutti vorrebbero in squadra: silenzioso, non pretende palloni e trasforma in oro tutto quello che tocca. Pazzesco.

Freshman under the radar

Texas A&M non ha per niente sfigurato contro UCLA e ha lottato fino alla fine. Buona la prova in generale degli Aggies eccezion fatta per un DJ Hogg disastroso (da mani nei capelli). Tenete d’occhio invece il freshman Robert Williams, un lungo (6-9) atleticissimo che si accende con niente e ha mostrato non solo fisico in difesa, ma anche buon lavoro senza palla e mani discrete.

[/nextpage]

 

[nextpage title=” “]

Finalmente Smith Jr

Dopo un inizio di stagione altalenante e le dichiarazioni di coach Mark Gottfried (la scorsa settimana durante il Paradise Jam ha detto che Dennis ancora non si trovava a suo agio nel sistema offensivo dei Wolfpacks) è arrivato il breakout game tanto atteso di Dennis Smith Jr. Sabato scorso, nella non facile vittoria contro Loyola (79-77), la combo-guard ha sfoderato una prestazione da 30 punti, 6 rimbalzi,7 assist e 3 palle rubate tirando con il 59.1% (dopo un inizio di stagione da 6/22 dal campo) e restando in campo per tutti i 40 minuti. Il segreto dietro la sua grande prova? Nel pre-partita coach Gottfried gli ha chiesto di essere semplicemente se stesso e allora via a mettere in mostra tutto il suo atletismo e la sua velocità nel guidare la transizione per arrivare facilmente al ferro, o il suo grande ball-handling e capacità di confondere gli avversari con crossover che finiscono in pull-up jumpers mandati direttamente nella retina.

 

La sua visione di gioco e la facilità di trovare i compagni, specialmente in backdoor, ben si adattano al four guard system di NC State che ha visto il trio di guardie Smith Jr, Torin Dorn e Terry Henderson combinare per 69 dei 79 punti finali. I problemi dei Wolfpacks sono a livello difensivo, dove varie distrazioni e una poca comunicazione di squadra hanno permesso a Loyola di rimanere in partita fino all’ultimo possesso, oltre la totale mancanza di gioco nel pitturato nell’attesa dell’esordio di Ömer Yurtseven. Intanto, aspettando il settepiedi turco, i tifosi della PNC Arena sperano di assistere ad altre partite del genere da parte di Dennis Smith Jr aka Westbrook 2.0, così come lo ha definito coach Porter Moser di Loyola.

La miglior PF della nazione

La matematica non è un opinione ma una certezza, ecco perché al solo leggere le stats di Caleb Swanigan è facile ammettere, senza alcun dubbio, che siamo di fronte alla migliore power forward del college basket: 18.8pt, 12reb, 3.2ast di media con il 61.4% dal campo. La decisione di tornare a Purdue per il suo secondo anno, nonostante le sirene dell’Nba, si sta dimostrando una scelta saggia per il sophomore. Talento da primo giro del Draft, se continuerà a giocare così avrà tutte le carte in regola per aspirare, il prossimo giugno, a una chiamata in lottery. La prova da 22+13, senza nessun errore dal campo, dello scorso sabato contro NJIT (79-68 per i Boilermakers) ha coronato una settimana che lo ha visto vincere il premio di MVP del Cancun Challange e ha messo definitivamente sotto gli occhi di tutti i suoi miglioramenti. Il suo sensazionale inizio di stagione è, infatti, frutto di un duro lavoro estivo che lo ha portato a perdere 10 kg di massa grassa con effetti diretti sulla sua velocità di gioco (colpisce come corre in campo aperto durante la transizione offensiva), sulla sua agilità e nel footwork.

 

Che avesse un’ottima mano dalla media-lunga distanza (5/8 da tre in stagione), un solido gioco in post e un istinto innato per il rimbalzo, sia offensivo che difensivo, già si sapeva. Quello che ha sorpreso maggiormente gli addetti ai lavori è la sua visione di gioco e la facilità con cui riesce a servire i compagni quando viene raddoppiato in post. Altro aspetto migliorato è la leadership, visibile quando, durante la partita, chiama a raccolta i compagni o quando si carica la squadra sulle spalle nei momenti che contano (20+8 nella sfida persa 79-76 contro Villanova). Se la matematica continuerà a stare dalla sua, Purdue potrà avere con certezza un ruolo da protagonista in questa stagione.

Princeton panchina lunga

Capita spesso di parlare di rotazioni, fattore talvolta fondamentale. Non è stato però questo il caso nella partita fra Princeton e Rowan University, squadra di Division III, vinta dai Tigers con oltre 60 punti di scarto. Per l’occasione i coach hanno dato spazio a tutti i componenti delle due squadre, con il singolare risultato di vedere 20 giocatori da parte di Princeton e altri 14 da parte di Rowan, per un totale di ben 34 giocatori scesi in campo. Ma non solo: 29 giocatori hanno infatti segnato almeno un punto e 33 hanno tirato dal campo almeno una volta.

Coach Mitch Henderson e la sua panchina lunga

Coach Mitch Henderson e la sua panchina lunga

 

[/nextpage]

Articoli correlati

Finale Ncaa, la parola ai protagonisti

Dopo una finale così emozionante decisa da un tiro allo scadere è normale che le reazioni dei protagonisti che l’hanno Leggi tutto

Italia-Arcidiacono, c’è ancora da aspettare
Ryan Arcidiacono (Villanova)

Un ragazzo “con il dna del leader”, da prendere “a prescindere dal passaporto” perchè può diventare “un giocatore da medio-alta Leggi tutto

Villanova, una questione di tradizione
Novanation

“This is Villanova basketball”: a sentire un’intervista di coach Jay Wright o di qualsiasi giocatore del roster dei Wildcats, ritroverete Leggi tutto

Niente Arizona, Ferguson va all’estero

Terrance Ferguson saluta Arizona e decide di "parcheggiarsi" per un anno in una squadra di professionisti in Australia. "Terrance mi Leggi tutto

Nozze tra Under Armour e UCLA
Under Armour UCLA

La lotta delle sponsorizzazioni sportive legate al basket americano continua senza esclusione di colpi. Mentre gli analisti (non quelli sportivi, Leggi tutto