BasketballNcaa

Harun Zrno: “L’Europa non può competere con l’NCAA”

Harun Zrno

É stata l’estate dell’esplosione del NIL e del conseguente esodo di massa di talenti europei – di qualsiasi età – verso gli Stati Uniti. Roster più grandi, risorse più ingenti ad aggiungersi alla già allettante offerta formativa americana che – tra borsa di studio, corso di laurea ed esperienza di vita – rendeva già facile il passaggio prima.

Harun Zrno è uno di quelli che ha preso al volo l’occasione: classe 2004 (l’anno di Stephon Castle, alla sua seconda stagione in Nba), il bosniaco ha scelto Rutgers dopo aver girato un po’ di Europa da professionista. L’abbiamo intervistato e abbiamo parlato del processo di reclutamento, molto travagliato a causa di un decomitt ad Indiana.

CLICK HERE FOR ENGLISH VERSION

Hai già una carriera europea molto diversificata: hai giocato in Lettonia, in Bosnia, nelle competizioni nazionali FIBA. Com’è stato finora il tuo percorso?

Ho già giocato in Europa per diversi anni, penso che tutte le stagioni mi abbiano aiutato molto a migliorare mentalmente, non solo nel basket. Sono molto felice di come sta andando la mia carriera e non penso di essere in ritardo da nessuna parte, qui negli USA ho una grande opportunità per portare tutto al livello successivo.

Come è nata l’idea di giocare nell’NCAA?

Molti giocatori europei hanno iniziato a decidere di venire negli Stati Uniti. Ho cominciato a pensarci quando alcuni dei miei amici sono andati nell’NCAA e in qualche modo anche io ho iniziato a pensarci, onestamente, NIL e tutto ciò che vi ruota intorno sono a un livello molto più alto rispetto all’Europa. Non credo che le squadre europee possano ancora competere con l’NCAA.

La tua storia di recruiting è stata molto movimentata: inizialmente ti sei impegnato con Indiana sotto l’allenatore precedente Woodson ed eri corteggiato da molte squadre come Villanova, Miami, Kentucky, prima di finire a Rutgers. Partiamo da Indiana: com’è stata quell’esperienza? Parlaci dell’allenatore Woodson.

L’esperienza con Indiana e coach Woodson è stata davvero fantastica. Indiana come college è un nome molto importante nel basket e ha una grande storia alle spalle. Ciò che mi ha spinto a impegnarmi con Indiana inizialmente è stato coach Woodson. È un ottimo allenatore, ha lavorato con molti giocatori NBA e ha allenato giocatori molto forti, uno dei migliori è stato Carmelo Anthony. Mi è piaciuta la sua visione di me sul campo e, onestamente, il ruolo che avrei avuto nella squadra.

Durante le nostre interviste spesso chiediamo ai giocatori della loro esperienza con il transfer portal, ma dato che sei un freshman, ti chiediamo: come funziona un decommit? Vai semplicemente dall’allenatore e glielo spieghi o è una procedura più complicata?

Il processo di decommit non è affatto difficile, basta contattare le persone nello staff della squadra e informarli della decisione di riaprire il recruiting per determinati motivi. D’altra parte ci sono anche casi in cui le squadre vengono a sapere del decommit tramite i social media. Quindi non è affatto un grosso problema.

Passando a Rutgers: cosa ti ha convinto del programma? Com’è coach Steve Pikiell?

Onestamente, dopo aver visitato molte scuole e averne contattate tante, posso dire che questa è stata la decisione più facile della mia breve carriera. Non sono andato neanche in visita, la mia conversazione con coach Pikiell è durata 30 minuti. Non avevo nulla da aggiungere o dire che lui non avesse già detto. Ha risposto a tutte le mie domande e ha espresso tutto ciò di cui avevo bisogno per venire nell’NCAA. La sua visione di me e delle cose su cui poteva aiutarmi a migliorare il mio gioco sono state sufficienti per farmi evitare di pensarci troppo. Sono molto felice di far parte della Rutgers University e di poter passare ogni giorno con loro per crescere. Un gruppo di persone fantastico.

Parliamo di NIL: ora che anche gli atleti internazionali ne sono esclusi, che ruolo ha avuto il NIL nel tuo processo di recruiting?

Ovviamente il NIL è stato abbastanza importante per me, ma non posso dire che sia stato il fattore più importante, perché era più importante trovare un posto dove avrei avuto opportunità, potuto giocare subito e avere un ruolo importante nella squadra. Però mentirei se dicessi che il NIL non abbia avuto importanza in tutto questo processo.

Cosa ti aspetti dalla tua prima stagione NCAA? Rutgers arriva da una stagione deludente nonostante abbia due talenti da top ten nel draft: com’è la squadra e che ruolo ti ha immaginato l’allenatore?

Penso che mi adatterò rapidamente al loro stile di gioco e non credo che avrò problemi ad adattarmi. Sono qui da un mese e sto lavorando duro per migliorare il mio gioco e adattarmi al loro stile di gioco. I giocatori qui sono molto più atletici e molto più veloci, ma penso che i giocatori europei possano usare altre abilità che qui possono essere molto utili. È vero che hanno due giocatori nel draft NBA che probabilmente saranno nella top 5. Ci saranno sicuramente molti scout NBA a seguire Rutgers. Il mio ruolo qui sarà portare l’esperienza di aver giocato nelle leghe professionistiche in Europa e ovviamente le abilità che porto con me. Il mio gioco non sarà diverso da quello della scorsa stagione in Bosnia, sarà solo a un livello ancora più alto.

Coach Pikiell ha spesso reclutato giocatori internazionali: è stato un fattore nel tuo recruiting?

Ad essere sincero, non proprio. Prima che iniziassero a reclutarmi, non ne sapevo molto. Coach Pikiell è stata la persona chiave.

Sei un’ala, tiratore eccellente e con un fisico solido che potrebbe inserirsi bene nel contesto americano. Un giocatore completo. Su cosa cercherai di migliorare in questa avventura americana?

Non ho nulla di specifico, continuerò a lavorare su ogni segmento del mio gioco: tiro, gestione della palla, fisico, insomma tutto. Penso di essere ancora molto giovane e ho tanto spazio per migliorare tutto.

Come stanno andando i primi mesi a Rutgers?

Quest’estate sono arrivato un po’ prima degli altri a Rutgers, a giugno, solo per fare un lavoro individuale con gli allenatori. Abbiamo lavorato fino al 9 agosto, poi abbiamo avuto circa due settimane di pausa per tornare a casa e riposarci prima di iniziare a settembre finalmente la preparazione per le partite. I primi due mesi di allenamento sono andati molto bene. Penso che siamo un gruppo di giocatori molto valido e miglioreremo sempre di più avvicinandoci all’inizio della stagione. Sono molto soddisfatto delle condizioni e di tutto ciò che ci mettono a disposizione per poter essere al massimo ogni giorno.

Come vanno le sessioni di allenamento? Che impressione hai della squadra?

Posso dire che questo modo di lavorare mi si addice, lavoriamo molto sulla preparazione fisica e ovviamente sul basket. Abbiamo molto spazio per il lavoro individuale con gli allenatori e loro cercano davvero di aiutarci a migliorare e diventare giocatori migliori.

È uscito il calendario: qual è la partita che aspetti più con ansia?

Penso che ogni scuola sia molto interessante e ogni partita sarà difficile da vincere, però penso che saremo una squadra abbastanza buona per riuscirci. Personalmente non ho una partita preferita, ma se dovessi scegliere alcune squadre sarebbero quelle che mi hanno reclutato.

Ultima domanda: alla fine del tuo percorso NCAA, cosa ti renderebbe felice aver raggiunto?

L’NBA è l’obiettivo.

Exit mobile version