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I segnali positivi da Kentucky al Globl Jam 2023

Kentucky
Autore: Stefano Fontana
Data: 28 Lug, 2023

Per Kentucky e John Calipari, il Globl Jam 2023 ha regalato buone sensazioni in vista della stagione a venire. I Wildcats, invitati a rappresentare Team USA alla rassegna internazionale Under 23 di Toronto, hanno vinto tutte le quattro partite disputate, iniziando col piede giusto quella che deve essere la stagione del riscatto.

Le recenti difficoltà e la svolta dell’ultimo mese

Tra la fine della scorsa stagione e l’inizio di questa offseason Kentucky ha navigato in acque abbastanza torbide. Ai risultati balbettanti (l’ultimo Torneo in cui hanno superato il secondo turno è quello del 2019) si sono aggiunte voci sempre più insistenti sui cattivi rapporti tra Calipari e le persone intorno all’organizzazione, un emorragia importante di transfer in uscita (Sahvir Wheeler, CJ Fredrick, Lance Ware e Daimion Collins), e una serie di rifiuti incassati da tutti i principali obiettivi in entrata – da Hunter Dickinson a Keshad Johnson.

Nell’ultimo mese, però, le carte in tavola sono cambiate. L’esodo di giocatori da West Virginia in seguito alle dimissioni di Bob Hugginsha portato dal transfer portal ai Wildcats un profilo esperto come Tre Mitchell, seguito dopo pochi giorni dal ritorno di un altro super senior come Antonio Reeves. Secondo per punti segnati nella scorsa stagione, Reeves era sembrato vicinissimo al ritorno ad Illinois State, con cui ha giocato le sue prime tre stagioni al college, salvo poi decidere di fare marcia indietro. Una decisione accolta con sollievo anche dal suo allenatore, che ha commentato: “Era preoccupato delle cose sbagliate”, con riferimento al pensiero che i tanti freshman avessero potuto togliergli spazio, “ma ha fatto la scelta giusta. Sono fiero di lui”.

Due innesti che hanno aggiunto esperienza e personalità ad un parco giocatori imbottito di giovani promettenti: sono ben sette i freshman arrivati a Kentucky, di cui quattro prospetti a cinque stelle. Calipari, secondo le parole degli insider, sembra aver anche migliorato il suo rapporto con l’organizzazione e con gli sponsor utili per le questioni relative al NIL del suoi giocatori. Inoltre, al suo staff si sono aggiunti elementi preziosi come John Welch, specialista nello sviluppo giocatori e incaricato di aiutare la squadra nella costruzione della fase offensiva.

Una campagna positiva

Se da un lato le valutazioni del Globl Jam sono da prendere con le pinze, dato il momento dell’anno e il peso degli avversari, Kentucky ha lasciato un’ottima impressione, crescendo di condizione durante la settimana. Condizionato anche dalle assenze dei due lunghi Ugonna Onyenso (infortunato alla caviglia in allenamento) e Aaron Bradshaw (uno dei freshman più promettenti, ko dopo essersi operato al piede), Calipari ha schierato quintetti piccoli, con l’obiettivo di aprire il campo, essere aggressivi in difesa e fare male in transizione. Lo stesso coach ha commentato con una battuta sagace il fatto di avere un roster un po’ sottodimensionato, almeno fino al rientro dei due assenti: “Sanno tutti palleggiare, passare e tirare. Non è una gara di atletica o un match di wrestling, è basket. Potresti guardarli e dire che sono bassi, magri o altro, ma sanno tutti palleggiare, passare e tirare”.

 

Effettivamente, i fondamentali messi in campo dai Wildcats sono stati di livello. A partire da Antonio Reeves, MVP della rassegna con 23 punti di media e il 56.3% dall’arco dei tre punti. Il super senior è chiaramente il leader dichiarato di questa squadra, l’unico che in queste prime uscite si è preso con continuità la licenza di forzare qualche soluzione, e a ragione: la sua capacità di muoversi negli spazi e ricevere sempre al posto giusto tiene costantemente le difese avversarie sulle spine. Ha un range di tiro notevole e la rapidità con cui riesce ad arrestarsi rende le sue penetrazioni difficilissime da leggere. La sua mobilità è uno dei fattori che permettono a Kentucky di giocare un attacco fluido, con la palla che si muove tanto e velocemente, e in cui quasi tutti mettono in mostra doti di playmaking importanti. Non a caso, oltre il 72% dei canestri di queste prime quattro uscite sono arrivati dall’assist di un compagno.

 

Entusiasmo e spettacolo

I Wildcats sono sembrati una squadra che diverte e si diverte, dove anche un volto nuovo come Mitchell è sembrato già integrato alla perfezione. 14.5 punti e 7.8 rimbalzi di media per l’ex West Virginia, che ha messo in mostra il suo lato migliore: quello di un 5 mobile che sa agire da facilitatore per i compagni, lottare a rimbalzo e mettere i piedi dietro la linea per sparare da tre punti. Calipari ha concesso tanti minuti (oltre 30 di media) anche ai due freshman più promettenti, Justin Edwards e DJ Wagner, ed entrambi hanno risposto presente. Il primo ha dimostrato di avere un arsenale già completo, regalando diverse giocate da highlights e chiudendo la finale contro il Canada con 20 punti, 7 rimbalzi ed un +20 di plus-minus. Il secondo è esploso nelle ultime due uscite, trovando molto bene i compagni con la palla in mano, giocando in maniera molto intensa e mettendo insieme tante cose giuste al momento giusto.

 

E domani?

Certo, Coach Cal e i Wildcats non dovranno fare l’errore di imbottirsi di entusiasmo ed ignorare i problemi che permangono in questo roster. Il basket di luglio sicuramente non ha richiesto a Kentucky la combo di intensità e lucidità necessaria per vincere le partite importanti, e se i problemi di Onyenso e Bradshaw dovrebbero rivelarsi più seri del previsto la mancanza di fisicità del frontcourt potrebbe essere una lacuna importante, al pari del fatto di non avere un vero go-to guy quando la palla scotta. Tutta l’organizzazione spera ovviamente che questo possa essere il nuovo passo nello sviluppo di Antonio Reeves: uno step che modificherebbe in maniera significativa le aspettative riguardo la stagione di UK.

Durante la preprazione del torneo, Calipari ha portato i suoi ragazzi nella palestra della mansion da 100 milioni di dollari di Drake, suo amico stretto. Vedendo Kentucky giocare così bene dopo mesi così difficili, chissà che non si sia ritrovato a pensare ad una citazione proprio del rapper canadese: started from the bottom, now we’re here. E chissà dove saranno la prossima primavera.

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