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I Thunder ora sognano in grande

Autore: Michele Damiani
Data: 5 Gen, 2019

Dopo un inizio difficile, la stagione dei Thunder sembra aver preso la piega sperata da tutto l’Oklahoma. La squadra è terza ad ovest, ha una delle migliori difese della lega e un Paul George formato mvp. Westbrook sembra maturato, più attento all’equilibrio di squadra rispetto al passato e i cambiamenti estivi stanno dando i loro frutti. Insomma, a un mese dall’All Star Game gli Oklahoma City Thunder sono una delle realtà più solide della lega. Il calendario di certo ha aiutato, la seconda parte di stagione sarà più dura per la squadra di coach Billy Donovan. Tuttavia, quanto visto finora può rendere ottimisti i tifosi dei Thunder.

 

Al termine della pessima uscita contro Utah nella passata stagione, le sensazioni non erano buone. I Thunder rischiavano di perdere George in free agency, mentre il contratto di Carmelo Anthony sembrava impossibile da spostare senza pagare un prezzo molto alto. Il resto del roster, tolti Steven Adams e Jerami Grant, non offriva grandi speranze di rinascita. Serviva un colpo di genio per raddrizzare la rotta. Ma un genio i Thunder lo hanno: Sam Presti.

Sam Presti è general manager di Oklahoma fin dall’approdo in Nba della franchigia

Il gm ha azzeccato tutte le mosse: prima la firma di Paul George, oggi scontata ma in serio dubbio alla fine della scorsa stagione. Poi, è riuscito a liberarsi di Melo, ottenendo in cambio anche Dennis Schroeder, che si sta ambientando meglio del previsto e ha firmato Grant e Nerlens Noel a cifre ragionevoli, ottenendo così il tipo di role players che possono fare la differenza a poco prezzo. Dopo buone risposte in preseason, OKC si presentava a settembre con discrete certezze e la speranza di recitare un ruolo da contender.

 

L’inizio è stato choc: quattro sconfitte consecutive di cui solo una in leggera discussione. Sembrava la solita OKC: slegata, senza un’idea di squadra, quasi succube dell’inaffidabilità delle sue stelle. Delle successive 33 partite, invece, i Thunder ne hanno vinte 24, rifilando anche trenta punti ai Warriors allo Staples Center.

 

Una vittoria che come si vede dai video ha a che fare anche con la difesa dei Thunder.

 

Un cambio di rotta guidato, in primis da due fattori: come detto grande solidità difensiva e Paul George. Il californiano sta giocando una delle sue migliori stagioni, è il leader offensivo della squadra e in difesa è sempre un gigante. L’ex Pacers sta viaggiando ad una media di 27 punti, 8 rimbalzi e 4 assist a partita (tutti e tre record in carriera). Sta tirando molto da tre (circa nove tentativi a partita), con un discreto 38% dal campo (manna dal cielo per una squadra priva di tiro da fuori). È anche riuscito a segnare il primo canestro clutch della sua carriera.

 

Per quanto riguarda la propria metà campo, nonostante l’assenza del miglior difensore a roster (Andre Roberson), la squadra sta andando alla grande: miglior difensive rating della lega, ottima protezione del ferro e capacità di andare a rimbalzo (secondi nell’Nba per palloni catturati). Anche Westbrook pare più coinvolto (se solo volesse sarebbe uno dei migliori difensori della Nba). Inoltre, OKC è la squadra che ruba più palloni e che segna più punti da palla recuperata. In questi aspetti emergono le peculiarità della squadra: grande atletismo, velocità, braccia lunghe, giocatori atipici, solidità.

Dal punto di vista offensivo, le cose non vanno altrettanto bene. Il tiro da tre è una specie di chimera (ventesima per tentativi, ultima per percentuali, solo il 25% dei punti vengono dall’arco). Basti pensare che George, da solo, ha tirato un terzo delle triple della squadra. Quando non riesce a correre, l’attacco diventa prevedibile e con l’area chiusa Westbrook fa più fatica ad attaccare il ferro. Per questo Okc cerca, quando può, di alzare il ritmo (è quarta nella lega, ma la prima delle contender visto che sopra ha solo Hawks, Lakers e Kings). Nonostante l’area chiusa, sono comunque la prima squadra per punti realizzati dentro l’area in stagione.

Uno dei fattori vincenti di OKC, almeno fino ad oggi, è il rendimento di Russel Westbrook. E questo non perché il numero zero stia passando la stagione migliore della carriera (da un punto di vista realizzativo, forse, una delle peggiori), ma perché sembra aver cambiato la sua impostazione di gioco. Sta agendo più in un’ottica di facilitatore, cercando di mandare in ritmo i compagni. Emblematico, in questo senso, il suo approccio alle gare: nei primi quarti è molto tranquillo, aspetta la partita. Poi, quando vede avvicinarsi la sirena, inizia a prendersi più responsabilità (a volte troppe, come spesso gli è accaduto in carriera).

 

L’intesa con George è buona, sia dentro che fuori dal campo. Nonostante appaia meno ossessionato dalle statistiche, è comunque riuscito a superare Jason Kidd per numero di triple doppie in carriera, diventando il terzo nella storia della lega. Big O è ancora distante, poco meno di 80 triple doppie in più. Considerando però che Westbrook ne ha fatte più di 80 solo nelle ultime due stagioni… diciamo che è un obiettivo alla sua portata.

 

In ottica postseason, non saranno molte le squadre felici di affrontare OKC, ancor di più dopo il rientro di Roberson: difesa e atletismo sono due armi fondamentali nei playoff Nba. D’altro canto, però, il livello difensivo delle competitor sarà più alto e la mancanza di tiro da fuori causerà non pochi problemi ai Thunder. Non passare il primo turno sarebbe un autentico fallimento e anche fermarsi al secondo lascerebbe l’amaro in bocca visto che, Warriors svogliati esclusi, nessuna squadre appare più forte dei Thunder ad ovest. Sarà fondamentale avere un buon piazzamento in regular season per ambire a sogni di gloria.

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