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Borsino Top Player: bene Zion, in calo Little

Autore: Giulio Scopacasa
Data: 22 Nov, 2018

Chi sale

Zion Williamson  (20.7 PTS, 9.5 REB, 2.2 AST)

Lo abbiamo detto, è Zion-Mania. Tutti ne parlano perché se lo merita. In campo, il suo strapotere fisico lo rende dominante su entrambi i lati del campo. Dopo il career-high con Kentucky e la buona prestazione contro Army, Coach K ha giocato le due partite successive, vinte in scioltezza, tenendo il numero 1 in panchina per diversi minuti. Ritornato a pieno regime per le partite importanti del Maui Invitational, ha fatto il suo contro l’ottima difesa dei Tigers e, nonostante la prima sconfitta stagionale, ha preso in mano i Blue Devils nei momenti importanti. Trova sempre le armi con cui fare male agli avversari, ma è evidente che deve migliorare al tiro (25% da tre punti, 68% ai liberi).

 

Rui Hachimura (22.5 PTS, 5.8 REB, 1.5 AST)

La vera scommessa è lui. Hachimura sta facendo una stagione da junior fantastica. A causa dell’infortunio di Killian Tillie, sta giocando da ala grande, evitando di esporsi al suo unico grande limite: il tiro da tre punti. In campo aperto resta un giocatore inarrestabile grazie al suo atletismo. Nella semifinale del Maui Invitational è stato il principale artefice di una rimonta bellissima contro Arizona, chiusa a quota 24 punti, mentre il suo grande apporto difensivo e i 20 punti realizzati hanno permesso ai Bulldogs di vincere la finale contro la #1 Duke.

 

Chi scende

Keldon Johnson (14.4 PTS, 5.6 REB, 1.6 AST)

Dopo la partita d’esordio contro Duke in cui Kentucky è stata spazzata via, i Wildcats non hanno ancora sfidato avversari di un certo livello. Nonostante questo, Johnson non è riuscito ad avere un impatto importante come ci si sarebbe aspettato. Pochi punti messi a referto e le difficoltà al tiro in questo inizio aggravano soltanto la situazione. Alcune amnesie difensive e qualche giocata forzata non gli permettono di giocare come vuole. Il talento è tanto ma dovrà essere impiegato meglio nei prossimi appuntamenti.

Quentin Grimes (10.0 PTS, 2.5 REB, 4.3 AST)

Kansas ha giocato soltanto quattro partite e, dopo una prima buona uscita da 21 punti contro MSU, Grimes non è riuscito a ripetersi. Contro Vermont la doppia doppia da 10 assist lo salva un po’, ma contro Louisiana e Marquette la sua partita è stata a dir poco anonima. La point guard ha chiuso rispettivamente con 6 punti e 3 assist e con 3 punti e 0 assist.  Ritrovare un po’ il controllo del ritmo di gioco e affidarsi a quei fondamentali (come il tiro) in cui è fenomenale, potrebbe aiutarlo a riprendere in mano quelli che, in questa stagione, dovranno diventare i suoi Jayhawks.

 

Nassir Little (13.0 PTS, 5.4 REB, 1.2 AST)

Forse ci si aspettava un po’ troppo da Little: avrà tempo per rifarsi ma sicuramente questo inizio non è dei migliori. In ogni caso, dovrà prendersi North Carolina sulle spalle. I Tar Heels non hanno ancora giocato contro avversari di un buon livello, ma il giovane Nassir ha già trovato diverse difficoltà. Non riesce a incidere con il tiro da lontano e, quando cerca di andare dentro, sbatte sulle difese. A sua discolpa, c’è da dire che ha bisogno di giocare e che forse Roy Williams lo sta usando per troppi pochi minuti.

 

Stabili

Romeo Langford (18.2 PTS, 6.0 REB, 2.8 AST)

Gli Hoosiers hanno collezionato quattro vittorie su cinque partite. Il merito va in buona parte a Romeo Langford, che è riuscito a prendere da subito in mano le redini della squadra, imponendosi come leader, sia a livello offensivo che difensivo. Non è tutto rose e fiori, però: le percentuali al tiro da tre punti sono il suo tallone d’Achille (4/20 finora). Langford arriva al ferro con una facilità disarmante, attirando gran parte della difesa avversaria e aprendo spazi per tutti i suoi compagni di squadra, ma leggere la difesa e lavorare al meglio nel midrange nella gestione di palla gli farebbe fare sicuramente un salto di qualità ulteriore.

R.J. Barrett (22.8 PTS, 5.7 REB, 4.0 AST)

Il giocatore più forte di questa classe ha dimostrato nelle cinque partite quello che ci si aspettava. È veramente forte in tutti gli aspetti del gioco. Tira come una guardia, va al ferro con una facilità incredibile e gestisce i ritmi della partita come vuole. Può e dovrà migliorare nelle scelte che fa in campo, ma ciò che ci si poteva aspettare da lui è arrivato, eccome. Difensivamente e ai tiri liberi ha grandi margini di miglioramento rispetto a questo inizio di stagione, ma non mancheranno le soddisfazioni anche in questi aspetti.

 

Cameron Reddish (15.7 PTS, 3.5 REB, 1.7 AST)

Il nativo di Norristown, Pennsylvania è un tiratore vero: il 43% da tre punti e il 94% ai liberi lo dimostrano. In transizione, dal palleggio oppure in catch-and-shoot, Reddish non si fa problemi a prendere e segnare tiri importanti. Diamante grezzo di questa Division I, dovrà sviluppare migliori capacità di lettura, dimostrare di poter pensare ad altro che alla conclusione. L’altezza è un chiaro vantaggio per un tiratore così affidabile, ma è da vedere se le sue misure possano rivelarsi o meno un ostacolo in altri ambiti, come l’allargamento delle soluzioni dal palleggio.

Bol Bol (19.2 PTS, 9.8 REB, 0.8 AST)

Come tutti i lunghi atipici, Bol Bol probabilmente deve ancora trovare la sua dimensione e lo stile di gioco nella quale sfruttare al meglio il proprio potenziale. La cosa di cui siamo certi è che le capacità sono tante e particolari. La presenza difensiva è una costante sotto il ferro dei Ducks, mentre in attacco riesce a distinguersi con doti da palleggiatore e percentuali al tiro non indifferenti per un giocatore della sua stazza.

Darius Garland (19.8 PTS, 4.8 REB, 3.3 AST)

Il giocatore in uscita da Brentwood Academy ha iniziato fortissimo in attacco. Contro Liberty ha messo a segno 33 punti segnando ben 5 triple. Anche nelle altre partite di Vanderbilt ha dimostrato di avere creatività ed essere un minaccia dal perimetro. Dovrà lavorare sulla difesa, in modo da sopperire alle difficoltà che si creano su quel lato del campo a causa della sua statura.

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