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Infortuni, ritorni e il punto sulla Big East

Dennis Smith (NC State)
Autore: Raffaele Fante
Data: 23 Gen, 2017

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Villanova e Kansas continuano a occupare le prime due posizioni del ranking Ap, ma nella top ten arriva il ciclone Arizona, che guadagna ben 7 posizioni dopo aver battuto UCLA e si piazza alla numero 7 proprio davanti ai Bruins che scendono invece di 5 posti. Molto bene anche Florida State che sale alla 6 grazie alle vittorie contro Notre Dame e Louisville mentre il balzo all’indietro più grande della settimana lo fa West Virginia, sconfitta prima da Oklahoma e poi da Kansas State e precipitata dalla 7 alla 18.

Vediamo gli spunti più interessanti della settimana, a partire dalla sconfitta a sorpresa di  Duke contro NC State passando per la situazione nella Big East della numero 1 Villanova e per vedere poi come gli infortuni stanno cambiando la stagione di alcune squadre.

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La (non) rivoluzione di Capel

Non sarà forse colpa sua, ma da quando è sotto la guida di Jeff Capel (che sta sostituendo coach K, che si è dovuto fermare per un’operazione alla schiena) Duke ha un record di 2-3 con le uniche due W ottenute in casa contro Boston College e Miami, che non sono due corazzate della ACC. Ok, passino le sconfitte contro due squadre dal ranking superiore come Florida State e Louisville, ma quella patita tra le mura amiche contro NC State fa proprio male. I Wolfpacks non vincevano al Cameron Indoor Stadium dalla stagione 94-95 (e anche in quell’occasione in panchina non c’era coach K), per dire che il risultato non era così scontato.

Capel contro NC State ha continuato a dare fiducia al centro freshman Marques Bolden, e ha iniziato il match con il quintetto che ha ribaltato all’inizio del secondo tempo la gara contro Miami facendo partire dalla panchina Luke Kennard, Grayson Allen e Harry Giles. Soprattutto Bolden non ha ripagato la scelta dell’allenatore e la partenza equilibrata ha dato subito la prima spinta emotiva alla squadra guidata da Mark Gottfried, con un Dennis Smith autore di un primo tempo sontuoso (18 punti). In ogni caso a 5 minuti dalla fine, grazie a un paio di strappi (con Kennard e Allen in campo) Duke era a +9, situazione che normalmente la squadra sa gestire con autorevolezza. Un corno. Scelte affrettate e palle perse hanno consentito ai Wolfpacks un contro-parziale micidiale che alla fine ha garantito la vittoria. Vediamo alcuni punti

 

Jayson Tatum (16 punti) è un ottimo freshman ma non può gestire lui tutti i palloni decisivi. La persa nell’ultima azione è sanguinosa ed emblematica. Se è una scelta di Capel è suicida, se non è una sua scelta, la squadra fa quello che vuole

– I lunghi di Duke rimangono un pianto greco. Harry Giles salva il tabellino ma non la sostanza. Marques Bolden manco il tabellino. Amile Jefferson non è ancora il giocatore decisivo pre infortunio.
– Career-high per Dennis Smith a 32 punti con 4/6 da 3 e coach Gottfried che a fine partita lo baciava come fosse il messia. Non ce ne voglia il giovane talento, ma la sua ottima partita sembra più frutto della non-difesa di Duke. Molte scelte continuano a lasciare perplessi. Dopodiché, per concludere, la PG titolare che fa 8/15 dalla lunetta, compreso il 2/6 nel minuto finale, qualche dubbio lo lascia. Ottime però alcune sue giocate, compresi un paio di assist

 

Nostri mvp della gara il junior Malik Abu e il freshman Ted Kapita (prima doppia doppia da 14+10 per lui), che sotto canestro nel finale hanno fatto la differenza. E per fortuna (di Duke) Omer Yurtseven ha giocato solo 12 minuti per problemi di falli.

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Same Old Big East

Da quando il grande esodo verso l’ACC è avvenuto, Villanova ha iniziato a spadroneggiare in Big East, vincendo le ultime tre edizioni della regular season. Anche quest’anno i campioni nazionali sembrano intenzionati a continuare l’egemonia grazie ad un team esperto, offensivamente dominante, il terzo attacco più efficiente secondo Kenpom, e uno dei probabili POY di questa stagione, Josh Hart.


L’unica squadra che è stata capace di battere i Wildcats è stata Butler grazie al suo sistema rodato e bilanciato costruito da Brad Stevens anni fa. Il record dei Bulldogs è di 6-2 all’interno della conference, ma pesa una brutta sconfitta al cardiopalma nell’opener contro una altalenante (a esser buoni) St John’s.

Record di 5-2, invece, per una sfortunata Creighton che, come vi raccontiamo nella prossima pagina, ha perso il suo leader Maurice Watson e da potenziale darkhorse per le Final Four è diventata un team da ranking ma con poche pretese.

La palma del “potrei ma non voglio” di questa conference va a Xavier, la quale avrebbe tutte le caratteristiche per competere con i Wildcats, ma nelle tre partite contro le avversarie sopracitate è stata battuta nettamente. Il record resta positivo, 4-3, ma i Musketeers potrebbero rendere molto di più.

Le altre squadre non riescono a emergere e, tolti clamorosi upset di primavera, dovrebbero avere poche possibilità in vista del Torneo. Marquette di coach Steve Wojciechowski, stesso record di Xavier, è l’unica che potrebbe insidiare le prime quattro posizioni, sfruttando la citata imprevidibilità di Xavier e la fase di assestamento di Creighton grazie ad un attacco da top 10.


La vera delusione è sicuramente Georgetown che si trova sul fondo della classifica insieme a DePaul (che è andata vicina a un clamoroso upset ai danni di Butler) col record di 1-6. Tolta la Final Four con Jeff Green e Roy Hibbert, John Thompson III non è mai riuscito a far stare gli Hoyas nel gotha della Ncaa e così facendo sta fornendo ottime argomentazioni a chi sostiene che vive di rendita grazie ai successi del padre, vincitore dello storico titolo con Patrick Ewing.

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Chi va e chi viene

Una stagione da record, con il miglior risultato nel ranking Ap mai raggiunto nella storia, e improvvisamente l’asticella degli obiettivi si abbassa clamorosamente: l’infortunio che ha chiuso la carriera universitaria di Maurice Watson ha dato un duro colpo alle ambizioni di Creighton, che da possibile candidata alle Final Four è diventata una buona squadra da torneo e nulla più. Rottura del crociato e stagione finita per il miglior assistman della nazione con 8.8 di media, sconfitta con Marquette e crollo di 9 posizioni nel ranking per i Bluejays.

Hanno reagito meglio gli Hoosiers battendo Michigan State nella prima partita senza OG Anunoby: ginocchio diverso ma diagnosi uguale a quella di Watson anche per l’ala di Indiana che salterà l’intera stagione e chissà cosa deciderà di fare per il draft 2017, visto che era considerato una lottery pick prima dell’infortunio.

Ancora incerta la gravità dell’infortunio di Dillon Brooks che, nel primo tempo contro Cal, si è rifatto male al piede operato prima dell’estate che lo ha costretto a saltare le prime 4 partite della stagione. Ci sono speranze che il miglior realizzatore di Oregon possa tornare in campo nel giro di qualche partita, lasciando intatte le possibilità dei Ducks di fare strada al torneo.

Ci sono due squadre che guardano invece con molto più ottimismo al futuro e, se Arizona ha finora fatto benissimo anche senza Trier, i Blue Devils senza Amile Jefferson sono decisamente un’altra squadra. Emblematico il record di Duke nelle ultime due stagioni: 22-4 con il suo capitano, 17-12 senza il suo capitano comprese le ultime due sconfitte contro Louisville e Florida in back to back nell’ACC come non capitava dal 1994/95. Come abbiamo visto, il suo ritorno non è bastato per evitare la sconfitta contro NC State ma Duke spera di riavere presto da lui le medie di 13+10 che aveva prima di infortunarsi.

E’ finalmente finita la telenovela che ha visto protagonista Allonzo Trier dall’inizio della stagione. Il sophomore di Arizona è tornato a giocare nella partita vinta contro UCLA ed è stato lui stesso a spiegare che è risultato positivo a una cosiddetta PED, cioè una performance enhancing drug che gli è stata prescritta dopo un infortunio da un medico esterno all’università senza sapere che fosse proibita. Con una decisione inedita, l’Ncaa gli ha quindi consentito di tornare a giocare dopo che è stato verificato che ogni traccia di questa sostanza è scomparsa dal suo corpo, ed eccolo di nuovo in campo contro i Bruins a segnare da fuori e da sotto per la gioia di coach Sean Miller

 

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West Virginia ha perso energia

Adesso siamo alla seconda sconfitta consecutiva. Dopo Oklahoma è toccato a Kansas State vincere per 79-75 contro i Mountaineers. È vero che la Big 12 è una super conference, è vero che i Wildcats forse sono un po’ sottovalutati, ma così si esagera. E pensare che questa volta i tiri liberi non sono stati un problema (anzi 21/24 di squadra è un signor risultato) e nemmeno il tiro da 3 è sparito (8/21). E quindi? Quindi è sembrato che i giocatori di West Virginia non ci credessero e hanno perso ben 23 palloni (mentre sarebbero tra i migliori in questa statistica).

In molti casi la press non è stata schierata a tutto campo come fanno di solito (chiara scelta del coach) e solo nel finale sono tornati ad aumentare il ritmo per recuperare. Peraltro, dopo aver rimontato nel secondo tempo sono andati sopra di 1 punto, ma a quel punto si sono sciolti, puniti da 4 punti in fila di Wesley Iwundu. L’unico a crederci fino alla fine è stato il lungo Nathan Adrian. Ma nel finale è stata decisiva, guarda caso, l’ennesima palla persa.

 

Clemson non c’è più

L’anno scorso di questi tempi era stata la squadra rivelazione dell’ACC, con 5 vittorie di fila contro squadre del calibro di Miami, Duke e Louisville. Questo mese di gennaio ha dato qualche soddisfazione in meno a Clemson e quella subita in casa contro Virginia Tech è stata la sesta sconfitta consecutiva per la squadra di Brad Brownell che occupa così l’ultimo posto della conference. Eppure non ci sono state grandi rivoluzioni, con i primi tre realizzatori della scorsa stagione ancora in campo a partire da Jaron Blossomgame, unanimemente considerato uno dei migliori giocatori della nazione, che è però scomparso da tutti i radar a causa della pessima stagione della sua squadra. Nelle sei sconfitte Blossomgame il suo l’ha fatto, steccando solo il secondo tempo contro Louisville, unica partita in cui ha segnato meno di 20 punti. Sta recuperando anche il tiro da 3 con il 5/7 delle ultime due partite, anche se il crollo dal 44.6% dell’anno scorso al 21.8% è piuttosto clamoroso.

Ma non basta: Clemson è ultima per efficienza difensiva nella conference e questa schiacciata di Zach LeDay a difesa (teoricamente) schierata fa capire perché

 

L’asse play-pivot è la maggiore novità nonché il punto debole dei Tigers: il palleggio del sophomore transfer da Vanderbilt Shelton Mitchell farebbe accapponare la pelle anche alla meno tecnica delle guardie e Sidy Djitte è la copia scarsa di Landry Nnoko, di cui ha preso il posto in quintetto. E non è che il centro di Pesaro uscito l’anno scorso appunto da Clemson sia esattamente Hakeem Olajuwon. Addio quindi a ogni velleità di tornare al Torneo Ncaa, obiettivo mai raggiunto da Bronwell nelle sue 7 stagioni alla guida dei Tigers.

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I ragni tornano nella tana

Nella Atlantic 10 in settimana si è giocata la partita tra la rivelazione Richmond in casa della favorita Dayton, occasione anche per monitorare due tra i migliori giocatori della conference ovvero Charles Cooke di Dayton e TJ Cline di Richmond. I ragni sono rimasti attaccati alla partita solo all’inizio dei due tempi, quando l’atletismo ha permesso di contenere l’attacco di Dayton. Dopodiché (complice anche un 2/20 da 3 punti) la gara è scivolata via dalle mani di Richmond. TJ Cline ha fatto il suo (21 punti, miglior marcatore dell’incontro) ma ha un po’ sofferto sotto canestro non risultando nemmeno preciso al tiro, mentre Cooke è stato aiutato da Scoochie Smith (15 punti con 4 assist), che ha un tiro strano alla Lonzo Ball ma che nel complesso è risultato più che efficace. Tre giorni dopo Richmond ha perso in casa contro George Mason vanificando il buon lavoro fatto all’inizio di stagione.

Ncaa basketball - Xavier Cooks - Winthrop

Xavier Cooks – Winthrop

Scontro al vertice in Big South

Le due squadre più forti e le due coppie di giocatori più forti si sono affrontate in una delle conference minori. La coppia di guardie MaCio Teague e Ahmad Thomas di UNC Asheville (sempre senza l’italiano Giacomo Zilli infortunato) ha fatto visita alla duo play-PF formato da Keon Johnson (che non arriva al metro e 70) e dall’australiano Xavier Cooks, che ha lo sguardo e capigliatura da giullare ma che sa come rendersi utile su un campo da basket. Il risultato è stato un match equilibratissimo, vinto nel finale dai padroni di casa 76-73. Thomas ha mostrato ancora una volta di essere un giocatore e un atleta incredibile (32 punti con 7/16 da 2pt e 3/4 da 3pt più 6 rimbalzi e 3 recuperate ) ma alla fine il collettivo di Winthrop ha fatto la differenza e Xavier Cooks ha guidato la sua truppa come un leader (17 punti con 4/6, 2/3 da 3pt, 13 rimbalzi, 3 assist e 2 stoppate) dando ogni tanto la sensazione di essere onnipresente.

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Il cinquantello di Keene

Sbagliare i primi tre tiri dal campo e finire il primo tempo con 11 punti a referto non è il modo più ortodosso per iniziare una partita chiusa con 50 punti a segno. Ma Marcus Keene, guardia di 175cm di Central Michigan, di ortodosso ha ben poco, a partire dal modo in cui gioca: o spara triple con un metro di vantaggio rispetto alla linea da tre oppure entra come una scheggia in area, per finire con rocamboleschi layup al ferro. Insomma il tipico nano razzente del quale si fa fatica a non innamorarsi a prima vista.

Contro Miami-Ohio la guardia undersize ha messo a referto la prestazione dell’anno chiudendo con 15/23 dal campo, 10 triple a segno e non sbagliando un solo tiro libero dei dieci tentati. Il secondo tempo è stato il suo palcoscenico, dove con i suoi 39 punti, 26 dei quali di fila negli ultimi sette minuti del match, ha dato la vittoria ai Chippewas (101-92) che all’intervallo si trovavano a -10 (45-35).

 

Una vittoria importante per Central Michigan reduce da 3 sconfitte consecutive nella Mid-American Conference e che ora si ritrova con un record di 2-4. Dopo questa prestazione Keene (top scorer della Ncaa ma che ve lo diciamo a fare) viaggia a 29.8 di media e punta a diventare il primo giocatore, in vent’anni, a raggiungere il trentello di media (l’ultimo fu Charles Jones di Long Island’s nella stagione 1996/97). Il commento del nostro a fine partita? “I was just hot today and my teammates kept findin me”. Semplice no?

Trimble il leader

“I think he is really matured”: con queste parole coach Mark Turgeon spiega la metamorfosi di Melo Trimble che, dopo un’ottima annata da freshman, ha faticato parecchio, deludendo le aspettative di tanti, nel suo anno da sophomore. L’anno scorso Trimble era scomparso proprio nelle partite della Big Ten, dimostrandosi inefficiente e incostante, tutt’altro giocatore rispetto al leader che quest’anno sta guidando i Terrapins in cima alla conference con un record di 5-1. L’ultima prova da leader l’ha messa a segno nella vittoria contro Iowa (84-76) quando Maryland, che aveva sciupato un vantaggio di 15 punti sugli Hawkeyes , si è ritrovata sul -3 a tre minuti dalla fine.

 

Il junior con queste due triple ha rimesso avanti i suoi, segnando 9 degli ultimi 15 punti di squadra, e chiudendo la partita con 20 punti (6/12 al tiro), 5 rimbalzi e 5 assist. È arrivata, così, la terza vittoria in altrettante trasferte (Michigan-Illinois-Iowa) di conference per Maryland. Trimble si trova a suo perfetto agio a capo di un gruppo di giovani promesse, tra le quali spiccano il play Anthony Cowan (15+6 assist per lui anche se con 8 palle perse) e Justin Jackson che, contro Iowa, ha dato una mano non indifferente al suo leader con una prova totale da 12 punti, 9 rimbalzi, 6 palle rubate, 4 assist e 2 stoppate. Segnatevi il nome di Maryland come candidata a clamorosi upset nel vostro prossimo bracket.

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