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Kansas fuori, Gonzaga alle F4

Autore: Manuel Follis
Data: 26 Mar, 2017

Gonzaga vince senza problemi, letteralmente dominando, il match contro Xavier e raggiunge la Final Four per la prima volta nella sua storia rendendo merito a un coach (Mark Few) e a un programma che negli ultimi anni sono stati veri protagonisti del college basket. Kansas invece subisce l’energia, la fisicità e la mira dall’arco di Oregon e resta nuovamente fuori dalle F4, che manca dal 2012 nonostante quasi ogni anno si sia presentata con squadre competitive. Vediamo com’è andata

Gonzaga-Xavier 83-59

  • Vedendo il punteggio si potrebbe pensare che i Musketeers non abbiano giocato la gara e invece, per quanto sembri incredibile, idee, movimenti, impegno e difesa non sono mancati. Semplicemente Gonzaga è stata (ed è, in generale) molto più forte. Onore al commento di coach Chris Mack a fine gara: “Sono davvero forti. A volte semplicemente si perde contro una squadra migliore”
  • Nigel Williams-Goss resta una PG sui-generis, che va a ondate, che ogni tanto forza (3/12 da 2pt). Ma nel complesso è un giocatore totale, e leader della squadra. Chiude con 23 punti (4/7 dall’arco), 8 rimbalzi, 4 assist, 1 stoppata e 2 recuperate.
  • Il tiro da 3 è stato uno dei fattori chiave. I Musketeers non sono una squadra di tiratori, ma in stagione si assestavano a un dignitoso 34,5%, ben lontano dal 2/16 (12,5%) della gara. Allo stesso tempo il piano partita di Xavier prevedeva un raddoppio quasi costante dei lunghi di Gonzaga, lasciando però spazi e tiri sul perimetro. La scommessa non ha pagato e il 12/24 dall’arco (8/13 nel solo primo tempo) è stato mortale per loro.
  • Xavier ha provato spesso la sua famosa zona 1-3-1, che ha causato tanti fastidi agli avversari nel corso dell’anno, ma la circolazione di palla di Gonzaga raramente è caduta nelle trappole degli avversari, riuscendo anzi a trovare buoni tiri, non solo sul perimetro. Sul fronte opposto la difesa dei Bulldogs ha spesso costretto i Musketeers a tentare tiri allo scadere dei 30 secondi.

 

  • Per capire com’è andata la gara prendiamo come esempio Silas Melson (rivelazione della stagione e uno dei sesti uomini più produttivi del college). Entrato in campo nel primo tempo, alla sua prima palla in mano si è trovato libero (battezzato) sul perimetro. Ci ha pensato una frazione di secondo, poi tripla da fermo e canestro. Contro una Gonzaga così Xavier aveva poco da opporre.
  • Quella di Gonzaga è anche la rivincita del West, visto che la squadra è la prima dell’ovest (appunto) a raggiungere una F4 dai tempi di UCLA (quella di Westbrook-Love) nel 2008. Per trovare una squadra della WCC alla Final Four bisogna invece tornare indietro fino al 1958, quando toccò a San Francisco.
  • A fine primo tempo JP Macura ha segnato un canestro dalla sua metà campo, annullato purtroppo perché scoccato una frazione di secondo troppo tardi. Ma da vedere

 

Oregon-Kansas 74-60

  • Diciamo subito qualcosa di impopolare o che sa molto di “senno di poi”: non solo Oregon ha vinto meritatamente, ma per certi versi era quasi un miracolo che una squadra così “corta” e “bassa” come Kansas fosse arrivata fin qui. Contro i Ducks sono venute fuori tutte le lacune che sulla carta avevamo evidenziato in stagione ma che l’ottimo lavoro di coach Bill Self e il grande campionato di Josh Jackson avevano mascherato. Oregon ha vinto nettamente la battaglia sotto i tabelloni (36-32 a rimbalzo, 8-1 le stoppate) e alla lunga ha fatto pagare a Frank Mason (eroico, ed eccezionali i suoi 21 punti) i 40 minuti ininterrotti in campo che nel finale si sono fatti sentire.

 

  • Il primo ad avere consapevolezza di ciò è stato proprio l’allenatore degli sconfitti. “Sono dispiaciuto più per i ragazzi che per me” ha detto coach Self a fine gara, “ma quello che è accaduto stasera, ed è dura da ammettere, è che ha vinto la squadra più forte”
  • Adesso Oregon spera nella cabala, visto che l’anno scorso Kansas è stata sconfitta alle Elite 8 da Villanova, che poi ha vinto il titolo
  • I Jayhawks in stagione non si erano mai trovati sotto di 16 punti in una gara e questo ha chiaramente cambiato il loro modo di giocare. Mason, Jackson e Devonte Graham (quest’ultimo bocciato in toto) nel secondo tempo hanno iniziato ad affrettare i tiri, andando fuori dagli schemi dalla loro pallacanestro abituale e vanificando i loro sforzi difensivi, sforzi peraltro a volte un po’ confusionari.

 

  • Il trio di Oregon Tyler Dorsey-Dillon Brooks-Jordan Bell, ancora una volta pazzesco nel suo effetto combinato (più ancora dei giocatori presi singolarmente) non lo vorresti avere mai contro. Probabilmente nemmeno a palla prigioniera, di sicuro non in una gara dentro-fuori di basket. Kentucky e North Carolina sono avvisate.
  • Anche in questa gara, oltre alla fisicità superiore di Oregon, ha pesato il tiro da 3, ovvero una delle arme principali di Kansas. Nelle tre precedenti sfide del Torneo i Jayhawks avevano tirato mediamente con il 45%, diventato 5/25 (20%) contro i Ducks che spesso sono stati graziati dai cecchini avversari. Però, come detto, tirare quando sei pari o in vantaggio è diverso dal farlo quando sei molto sotto nel punteggio.

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