BasketballNcaa

Kansas Jayhawks, i padroni della Big 12

Indietro1 di 3

L’ultima volta che Kansas non ha vinto la regular season della Big 12 è stata nella stagione 2003/04. Per capire quanto tempo sia passato, Georgia Tech perdeva la finale Ncaa contro Uconn, LeBron era al suo primo anno in Nba e, da questa parte dell’oceano, Montepaschi Siena e Fortitudo Bologna giocavano una fantastica semifinale di Eurolega. Quindi ci siamo capiti, è passata un’era. Scopriamo i Jayhawks 2016/17 e vediamo se il loro dominio nella conference è destinato a continuare.

Addio a mezzo roster

Bill Self (Kansas)

Ogni anno coach Bill Self ha avuto la capacità di rigenerare e rendere di nuovo competitiva la sua squadra nonostante perdite importanti, visto che sotto la sua gestione sono quindici i giocatori scelti al primo giro del draft. E dal suo arrivo sulla panchina di KU nel 2003, è sempre rimasto ai vertici dei ranking giocando un basket di alta qualità. Il suo attacco è sempre organizzato in modo bilanciato e si appoggia molto sia ai giochi alto-basso dei lunghi sia alle capacità balistiche delle guardie. Altrettanto bilanciata la difesa, costruita attorno a un rim protector come Cole Aldrich, Jeff Whitey o Joel Embiid, e a degli esterni che sanno mettere molta pressione sulla palla e portare gli avversari dove vogliono loro.

La prossima stagione sarà più complessa per i Jayhawks, a causa della partenza di metà del roster che lo scorso anno è arrivato alle Elite Eight, perdendo la finale del South Regional contro i futuri campioni di Villanova. Se ne sono andati i due migliori marcatori, Wayne Selden e Perry Ellis, il freshman più talentuoso (Cheick Diallo) e tre giocatori importanti della panchina come il tiratore Brannen Greene e gli energy guy Jamari Traylor e Hunter Mickelson. Senza di loro, sarà difficile replicare le cifre strepitose raggiunte lo scorso anno, con la difesa che ha concesso 91 punti su 100 possessi e l’attacco vicino ai 120 di offensive rating.

Chi fa canestro?

Carlton Bragg (Kansas)

La grande domanda sui Jayhawks è quindi la seguente: chi guiderà l’attacco? Come abbiamo detto, il gioco di Self si basa tanto sui lunghi quanto sugli esterni, anche se l’anno scorso il fallimento di Diallo lo ha costretto a cambiare in parte strategia. Ellis ha fatto comunque una stagione da 17 punti di media, allungando la tradizione di lunghi offensivi dominanti come Thomas Robinson e i gemelli Morris, mentre la coppia Bragg-Lucas offensivamente parlando è tutta da scoprire. Landen Lucas è un difensore di primo livello e un ottimo rimbalzista (sui 40 minuti sfiora i 15 rimbalzi) ma nei suoi tre anni a Lawrence in attacco non è mai stato un fattore vista la scarsa sensibilità delle sue mani. Carlton Bragg invece è un’incognita. La scorsa stagione ha giocato poco, ma ha mostrato un tiro dal mid-range notevole e potenzialità da attaccante tutta da esplorare, come dimostra per esempio il 4/7 da 3 con cui ha chiuso il suo anno da freshman.

Udoka Azubuike (Kansas)

L’arrivo più interessante sotto canestro è il sedicenne nigeriano Udoka Azubuike (ve ne abbiamo parlato qui) che, con molta probabilità, vedrà il campo relativamente poco perchè è ancora tutto da costruire. Self è riuscito a rendere presentabile Lucas, che a inizio carriera era paragonabile a un lampione e giocava solo quando Kansas aveva bisogno di far fallo, e sarà quindi molto interessante seguire come lavorerà con Azubuike. Altro recruit nel reparto lunghi è Mitch Lightfoot, Gatorade Player of the Year in Arizona, ala grande capace di andare forte a rimbalzo e dalla mano molto morbida.

Oggi Josh, domani Malik

Josh Jackson (Kansas)

In attesa di Malik Newman, che sarà disponibile dal 2017/18 (come vi abbiamo raccontato qui), la grande aggiunta in questa stagione sarà Josh Jackson, uno dei candidati alla prima scelta al prossimo draft. Self spesso lascia ambientare i freshmen in squadra prima di buttarli nella mischia, come fatto con Oubre, Embiid, Ellis, Robinson e Diallo, ma a Jackson probabilmente riserverà ‘il trattamento Wiggins’, cioè starting five sin dall’inizio. L’ala piccola (di cui vi abbiamo parlato qui) proveniente da un sobborgo di Detroit è senz’altro non solo uno dei giocatori, ma anche uno dei personaggi più interessanti del college basketball, molto timido e introverso fuori dal campo, vocal leader e super aggressivo in campo. Un tipo alla Jaylen Brown, appassionato di scacchi proprio come l’ex freshman di Cal.

Frank Mason e Devonte’ Graham (Kansas)

Il backcourt titolare rimarrà lo stesso, con Frank Mason III e Devonte’ Graham a dividersi i compiti di playmaking. Ottimo tiratore Graham (44.1% da 3), ottimo difensore Mason, entrambi ondivaghi distributori di gioco con un assist/turnover ratio molto basso, 2.19 per Graham e 2.4 per Mason. La panchina sarà più corta, con il sophomore Lagerald Vick unico cambio per i piccoli. Potenzialmente è il migliore difensore del roster, ma in attacco sa fare poco e niente visto che il tiro è quasi inesistente e può giusto sfruttare il suo fisico in campo aperto. Sarà la stagione della verità per Sviatoslav Mykhailiuk atteso nel suo anno da junior a ben altri compiti rispetto al passato: l’ucraino classe ’97 assieme a Jackson è il giocatore più talentuoso a disposizione di Self e avrà molto più spazio rispetto ai 12′ di media delle sue prime due stagioni a Lawrence.

Difficile trovare qualcuno nella conference che possa impensierirli, visto che tutte le rivali più forti, da Oklahoma a Iowa State, hanno perso giocatori chiave. Sarà una stagione di transizione per la Big 12 tra nuovi arrivi sulle panchine (Brad Underwood a Oklahoma State e Chris Beard a Texas Tech) e possibilità d’espansione. A livello nazionale, Kansas parte sicuramente dietro la strafavorita Duke, non lontana da Kentucky e alla pari con Villanova e Oregon. Le partite all’Allen Fieldhouse sono garanzia di successo dato che coach Self in tredici anni che allena a Lawrence non ha ancora perso dieci partite in casa (202-9), quindi il tredicesimo titolo consecutivo della regular season non dovrebbe proprio sfuggire. L’obiettivo è tornare alle Final Four e, dopo 5 anni di assenza, il 2017 potrebbe essere l’anno giusto.

Indietro1 di 3

Exit mobile version