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Kansas e UNC vincono e comandano

Autore: Paolo Mutarelli
Data: 19 Feb, 2017

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Il rematch della sfida del primo febbraio finisce nello stesso modo: Kansas batte Baylor al Ferrell Center 67-65 dopo aver rincorso per tutta la partita. I Jayhawks, in totale, hanno comandato nel punteggio per due minuti, ma alla fine si sono dimostrati ancora una volta i più tosti e duri e a marzo nessuno vorrà incontrarli. Il 13/o titolo consecutivo nella Big 12 è ormai a un passo dopo una partita intensa, a tratti confusa, ma che, nel complesso, ha regalato agli spettatori un match degno del ranking delle due squadre.

Kansas Big Three

Di solito si parla di Frank Mason, Devonte’ Graham e Josh Jackson, i tre giocatori più forti dei Jayhawks. Solo in parte, perchè a Waco il vero Big Three di coach Self è stato quello composto da Mason, Lagerald Vick e Landen Lucas. Se di Mason ormai non ci si stupisce più dopo l’ennesima partita da dominatore assoluto in campo (23+8 assist), l’impatto degli altri due è stato pazzesco. Vick si conferma uomo d’energia e uno dei migliori sesto uomo della nazione. In una partita dove né il tiro di Graham né quello di Svi Mykhailiuk ha funzionato, ci ha pensato lui ad attirare attenzioni sul perimetro. Pur non avendo tirato molto, ha aperto il campo per i voli di Jackson, ottima partita la sua tranne che al tiro. Più complicata la partita di Lucas che ha dovuto alternarsi in marcatura sui lunghi dei Bears e combattere contro la loro debordante fisicità. Ma è stato decisivo nel finale con i liberi della vittoria, ma anche con lo stop difensivo su Jo Luil-Acuil nel possesso precedente e dando battaglia a rimbalzo, finendo con 8 punti, 7 rimbalzi, di cui 6 offensivi, e 3 stoppate.

Oh my Motley

Non c’era marcatura che lo tenesse. Self ha riproposto il game plan dell’andata, applicando quasi da subito il raddoppio in post. Nessun problema, Johnathan Motley ha ribaltato il lato come niente fosse.

Se in situazione di pick&roll Lucas esagerava, facendo show troppo profondi sul portatore di palla, Motley lo ha punito subito con il jumper. Ha attaccato fronte a canestro, nei momenti in cui non l’hanno raddoppiato, ha battuto il marcatore in maniera molto semplice. In difesa, invece, ha mandato in tilt gli abituali giochi di Kansas che mandavano un tiratore libero agli angoli. Con le braccia lunghe e il suo atletismo ha fatto spesso esitare Graham. Nel complesso gran partita da 19+9, con 8/21 dal campo e quattro assist per il lungo di coach Scott Drew.

Baylor e Kansas nel complesso

Se nel match di andata Mykhailiuk e Graham erano stati provvidenziali dall’arco dei tre punti, stavolta sono stati completamente ininfluenti, 2/14 da tre complessivo per loro due. Certo, tutta la squadra ha tirato male da tre, 25% alla fine contro il 40% media stagionale, a causa di una grande difesa di Baylor, però loro sono i tiratori principali della batteria di coach Bill Self e ci si aspetta ben altro. Nel frattempo abbiamo capito che mettere schiacciate clutch contro Baylor piace molto a Josh Jackson.

 

Ecco la difesa di Baylor, memore del 45% da tre dell’andata, è stata molto più aggressiva del solito, lasciando spesso Acuil in mezzo a due giocatori piazzati sulle linee di fondo, classico schema degli attacchi per affrontare la zona, e ha messo molta pressione sugli esterni. Parlando di difese, la versione 2016-17 di Kansas, dati alla mano, è la peggiore della gestione Self. Parliamo sempre di una difesa top 30, ma i Jayhakws degli scorsi anni ci hanno abituato di meglio. Però negli ultimi tre minuti di partita, la difesa è tornata agli antichi fasti, bloccando completamente l’attacco dei Bears e vincendo di fatto la partita.

Conclusioni

Un antico adagio del college basketball recita: “Non arrivare mai punto a punto in una partita contro Bill Self”. Se l’ultima apparizione di questo adagio era datato March madness 2012, quella della finale contro la Kentucky di Anthony Davis, sembra che stia tornando di moda nelle stanze di Lawrence. Lo scarto complessivo delle ultime quattro partite è di 10 punti e, in settimana, grazie anche al suicidio di West Virginia, ha recuperato 14 punti negli ultimi tre minuti contro i Mountaineers. Sono sicuramente corti per essere certi di un lungo viaggio nella march madness, ma mai dire mai contro i ragazzi di Self, che nel frattempo hanno ipotecato la regular season della conference per la tredicesima volta di fila. Baylor invece si scioglie un’altra volta sul più bello e prosegue la sua sua piccola crisi  con quattro sconfitte nelle ultime sei.

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Se va avanti così, quelli che giocherà Virginia non potranno più essere considerati “big match”. I Cavaliers hanno perso la terza partita consecutiva, hanno definitivamente abbandonato le chanche di vincere la ACC ma soprattutto si sono prodotti nella peggior prestazione stagionale segnando la miseria di 41 punti. Al contrario North Carolina ha disputato un match solido, non solo per la vittoria con ampio margine (65-41 il finale) ma per il contributo di quasi tutti i giocatori scesi in campo. Ecco cosa è successo

Aiutate quei ferri!

La prestazione balistica (negativa) di Virginia è stata la vera protagonista dell’incontro. Davvero, nel caso vogliate rivedervi il match, fatelo solo se siete grandi tifosi di North Carolina perché per il resto c’è da mettersi le mani nei capelli. I 41 punti segnati sono la seconda peggior prestazione di sempre di una squadra al Dean Smith Center (dopo i 39 Clemson nel 1995). I Cavaliers hanno iniziato con 0/17 da 3 punti e chiuso con 2/20 dall’arco e il 27% complessivo dal campo. Una serie di “sdeng” da far rabbrividire. E, come ha spiegato il leader della squadra London Perrantes, “quando attacchiamo così male, finiamo anche per non difendere come sappiamo”. Emoticon: urlo di Munch.

La rivincita di Jackson

I telecronisti Espn nel corso della partita hanno sottolineato come questa sia di gran lunga la migliore stagione di Justin Jackson, l’ala dei Tar Heels che grazie alle sue lunghe leve è uno dei migliori difensori della Ncaa (soprattutto in ottica pro). La scelta di Jackson di rimanere al college nonostante le sirene della Nba lo tentassero da ben due anni hanno permesso al junior di migliorare il gioco in quasi tutti gli aspetti. Al suo repertorio difensivo (è oltre 2 metri ma ha mobilità laterale notevole) ha aggiunto sicurezza offensiva sia dall’arco (sfiora il 40% da 3 punti con range di tiro notevole) sia in penetrazione. Il risultato è un giocatore estremamente versatile e completo. Che qui vedete in versione, rimbalzista-assistman.

Perrantes-Shayok… poi il nulla

AAA cercasi giocatori scomparsi nel reparto dietro di Virginia. Perrantes continua a tirare la carretta da solo, ma inizia a vacillare (due airball nella stessa partita non sono un bel segnale). Accanto a lui tiene botta dall’inizio dell’anno Marial Shayok, che contro i Tar Heels è stato l’unico ad andare in doppia cifra insieme a Perrantes. Il resto dei piccoli dei Cavaliers hanno messo insieme (e sta diventando un’abitudine) più che una gara un film horror: Devon Hall (titolare) insieme ai due freshmen Ty Jerome e Kyle Guy hanno registrato complessivamente questa stupenda stat line: zero punti con 0/8 da 2pt e 0/10 da 3pt in 57 minuti di utilizzo.

Il ritorno di Hicks

Dopo il rientro soft contro Nc State (7 punti in 7 minuti di utilizzo) si è finalmente rivisto un contributo concreto da parte di Isaiah Hicks (10 punti con 5/7 e 8 rimbalzi). Con lui in campo le rotazioni di UNC si allungano e la squadra acquista un peso difensivo notevole e torna a essere la migliore sotto i tabelloni (44-26 la lotta a rimbalzo a favore dei Tar Heels). La sua presenza insieme a Kennedy Meeks (che nel secondo tempo ha segnato 13 punti) trasforma North Carolina in una squadra pericolosissima in area e capace quindi di creare spazi per il tiro da fuori degli altri. O di giocate spettacolari (notare la faccia di coach Tony Bennett)

Gli altri

Detto che per Virginia non è stata serata, parliamo più che altro dei giocatori di North Carolina. I piccoli Joel Berry e Nate Britt si sono presi una serata di riposo, ma ottimi segnali stanno arrivando da Theo Pinson, alla sua terza partita dopo l’ennesimo stop (9 partite su 24 finora per lui) e alla sua seconda prestazione convincente consecutiva. Pinson garantisce forza fisica (sembra un Rakeem Sanders, per chi segue il campionato italiano), creatività in penetrazione e tiro da fuori. Considerando che purtroppo il sophomore Kenny Williams starà fuori tutta la stagione la presenza di Pinson sarà fondamentale per coach Roy Williams.

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