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La profonda Kentucky conquista le Bahamas

Autore: Paolo Mutarelli
Data: 3 Set, 2018

Record immacolato, scarto medio di 29 punti, velocità e atletismo, qualche spunto interessante e tanto divertimento per i giovani di Kentucky. Che, dopo tutto, giocavano alle Bahamas. I quattro test affrontati nel tour bahamense dai Wildcats si sono rivelati più probanti del previsto, dato che hanno giocato in ordine cronologico contro la nazionale locale, il San Lorenzo d’Almagro, fresco di titolo nazionale in Argentina e di titolo continentale, il Mega Bemax, giovanissima squadra serba in mano all’influente agente Misko Raznatovic, e il Team Toronto.

Kentucky haavuto un’evoluzione durante il tour, partendo da un esordio arrugginito contro Bahamas, con la partita a lungo in equilibrio prima di dilagare nel finale. Con molta più leggerezza e tranquillità, hanno giocato gli ultimi due appuntamenti, dando le migliori impressioni. Le qualità e le soluzioni messe in mostra nelle partite di pre-season vanno prese con le pinze perchè è ancora molto presto, ma possono dare un’indicazione su ciò che potremmo vedere in stagione.

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Herro-Green, indispensabili per l’attacco

John Calipari ha sempre tenuto in campo uno fra Quade Green e Tyler Herro, quest’ultimo autentica sorpresa del tour. Sono gli unici giocatori a sapersi creare un tiro da soli e gli unici a garantire con continuità il tiro da tre (38% lo scorso anno per Green, 8/18 per Herro nel tour) e spazio. Il sophomore è partito male, come tutti, nella prima partita, soffrendo la fisicità degli esterni bahamensi e non riuscendo a trovare soluzioni e spazio per creare gioco per sé e per la squadra. Con il tempo, si è scrollato di dosso la polvere accumulata nei mesi di pausa e ha iniziato a far girare l’attacco, pur lasciando spesso la palla in mano a Immanuel Quickley. Ha trovato soluzioni dalla distanza e dal pick&roll, limitando le soluzioni in avvicinamento al canestro che rischiano di essere deleterie per una guardia così piccola (180 cm).

Quade Green al tiro

In un attacco pieno di atleti e di fisicità, un giocatore come Herro diventa imprescindibile, non solo per spaziare il campo. Infatti il freshman dal Wisconsin ha mostrato anche un atletismo inaspettato, una velocità negli scivolamenti difensivi che lo rendono quantomeno competente e degli istinti da passatore. Rimane però uno scorer e un tiratore puro, capace di chiudere con 17 punti di media e il 58% dal campo, dallo stile molto fluido ed elegante. Con molta probabilità, si è già assicurato un posto nei quintetti che chiuderanno le partite.

 

Il tiro da tre rimane la grande incognita per Kentucky, che ha tirato con il 26% nel tour. Oltre i due sopracitati, non ce n’è uno tra Quickley, Ashton Hagans, Keldon Johnson e P.J Washington che dia abbastanza garanzie. Gli ultimi due saranno i maggiori indiziati per allargare il campo, Calipari li ha designati come coppia di ali titolari e si sono visti alcuni momenti in cui si è provato il pick&pop con Washington

mentre Johnson tende a rimanere sul lato debole aspettando di attaccare una difesa già mossa.

Calipari sta cercando di far muovere più la palla, usando dei set visti in Nba come l’Horns, e di dare più fluidità ad un attacco che a difesa schierata rischia di stagnarsi e di dipendere da Herro e Green.

Number One defense?

Calipari è un grande allenatore difensivo, oltre a essere un grande recruiter. Ha portato negli ultimi 13 anni, otto volte Kentucky nella top 10 di Kenpom per efficienza difensiva e quest’anno tenterà l’assalto alla vetta, avendo tutte le carte necessarie per farlo. Partiamo da un batteria di esterni illegale per fisicità, profondità, completezza e versatilità. Avendo tanti atleti del genere, quest’anno i Wildcats potrebbero sia difendere benissimo sul tiro da 3 che creare molte più turnover che nel passato. Tutti gli esterni sanno mettere una pressione incredibile sul portatore di palla e generare recuperi, a partire da Johnson e Hagans. Entrambi possiedono una velocità di piedi incredibile che li rende quasi insuperabili e una fisicità che metterà sotto moltissimi giocatori della Sec.

Johnson è un mastino, lungo oltre due metri, che non lascia il respiro all’attaccante, riesce a sporcare le linee di passaggio e, grazie all’atletismo, dà una mano sotto i tabelloni. Qua lo vediamo in marcatura contro il prospetto più interessante del Mega Bemax, Kostja Mushidi, anche lui nei radar Nba.

 

Hagans invece è un’iniezione di adrenalina, non è mai fermo, ha le mani ovunque, sa essere asfissiante in difesa, ma soprattutto è molto intelligente e puntuale nelle rotazioni. E’ sempre partito dalla panchina, pur dando sempre un impatto superiore al presunto titolare Quickley sia in difesa, ma soprattutto in attacco dove Hagans ha avuto sprazzi da floor general interessanti.

 

Dietro loro, ci sono i vari Green, Herro, Quickley che mantengono alto il rendimento fisico e energetico della difesa. L’unico punto da sistemare è la difesa sul pick&roll che cambia in base al centro in campo. E.J Montgomery e Reid Travis cercano più di contenere, mentre Nick Richards è l’unico deputato al cambio, lasciando spesso Washington a difendere il ferro in aiuto. É una situazione a cui porre rimedio, ma i risultati difensivi rimarrebbero straordinari anche con una difesa sul pick&roll nella media. Potenzialmente sono questi qui

Nick Richards 2.0

Dimenticatevi quel tronco di legno, sfiduciato, lento e macchinoso visto lo scorso anno. Nick Richards sembra rinato: più determinato, con molta fiducia nei movimenti nei pressi del canestro, che non spreca i jumper lasciati dai 4/5 metri, che cambia sui blocchi, (bene lontano dall’area) e che corre alla grande il campo.

 

Si è dimostrato una buon terminale sotto canestro, quando i Wildcats sono riusciti a servirlo con spazi e tempi giusti (cosa che invece non è successo con Travis) e a rimbalzo è andato abbastanza forte. Certo, le lacune rimangono, soprattutto sul posizionamento difensivo nel pick&roll, che causa scompensi all’ottima difesa di Calipari, e salta spesso a vuoto, al minimo accenno di finta, rischiando spesso di provocare falli stupidi (5.6 falli di media su 40 minuti lo scorso anno).

 

Sul primo limite, Calipari sembra che ci stia lavorando e ha trovato una soluzione particolare per esaltare le doti difensive del suo centro. Dato che è una calamita di falli e non è, ancora, un leader vocale, ha tolto il lungo giamaicano dal centro dell’area, accoppiandolo difensivamente sul lungo perimetrale avversario. Così facendo, Richards tende a fare uno show molto aggressivo nei confronti del portatore di palla, a volte cambiando anche, mandando in rotazione tutta la difesa. Spesso infatti, si è visto come P.J Washington rimanesse al centro dell’area a difendere il ferro. Se Kentucky riuscisse ad oliare questo meccanismo (per il momento, unico neo della difesa dei Wildcats), l’intera Division I avrebbe un grosso problema.

3 giocatori da Nba

Okay, Calipari avrà anche perso lo scettro di guru massimo del recruiting in favore di Coach K, ma la tendenza ad accumulare prospetti Nba non è diminuita. In questa strana Kentucky, più esperta del solito, abbiamo la solita manciata di potenziali scelte da primo giro da ammirare. Al momento, il prospetto più intrigante sembra Keldon Johnson perchè incarna alla perfezione i tre dettami dell’ala moderna che vuole l’Nba: difensore, atletico, versatile. Sulla difesa lo abbiamo già descritto, dovrà dimostrare un miglioramento sulla continuità e sulla consistenza del tiro da tre, ma ci ha regalato alcune giocate in campo aperto spettacolari e, soprattutto, alcuni momenti da passatore non da sottovalutare. Possibile Top Ten Pick.

Il secondo è sicuramente P.J Washington, che non si è sentito molto nel tour, ma è dentro in tante piccole cose che aiutano ad esaltare i compagni. É il tipico all-around molto fisicato: può essere un prospetto di Point Forward, spesso si ritrova con la palla in mano in post alto e, se dovesse sistemare il tiro (24% la scorsa stagione), aiuterebbe a spaziare anche il campo. Come Richards e Green, ha fatto molto bene a lasciar perdere il draft e tornare a Kentucky. In difesa, come spiegato sopra, quando fa coppia con Richards, è lui il rim protector, altrimenti sa dignitosamente difendere sull’esterno, pur non arrivando ai livelli dei compagni.

Tra i vari Hagans, Quickley, Montgomery e Travis, il più papabile per il primo giro sembra essere il primo perchè, oltre ad essere un difensore completo e elettrizzante, è anche un playmaker che non perde il controllo in transizione che potrebbe trovare un posto a fine primo giro, mentre gli altri, pur rimanendo nei radar, non hanno fatto giocate degne di nota.

Trouble Travis

Il suo arrivo ha fatto schizzare Kentucky al primo posto di ogni ranking prestagionale, ma Travis Reid ha fatto una fatica mostruosa in queste partite. L’ex giocatore di Stanford ha concluso con una doppia doppia di media (11+10), ma ha fatto fatica a crearsi spazio e a trovare conclusione facili vicino al canestro, nonostante Calipari lo abbia schierato nei quintetti più aperti possibili (cioè quelli con due tra Herro, Johnson e Green in campo). É vero che è stato servito molto male, a difesa non mossa e lasciato spesso in isolamento, ma non è riuscito a trovare né soluzioni né continuità per fare le sue giocate in area.

Infatti, è emerso il suo grande limite: nonostante un atletismo discreto, la mancanza di forza nella parte superiore del corpo lo ha fatto schiantare più volte contro i difensori avversari, dimostrando anche una mancanza di conoscenza dei propri limiti, visto che ha insistito a cercare sempre le stesse soluzioni.

 

Le note positive si sono riscontrate a rimbalzo, una vera calamita in entrambi i lati del campo, e quelle rare volte che ha difeso sugli esterni, ha mostrato una buona rapidità laterale. La sua migliore partita è stata decisamente l’ultima contro il Team Toronto (che annoverava ex Nba come Andrew Nicholson e una vecchia gloria Ncaa come Duane Notice, ex South Carolina), dove è sembrato, finalmente, concentrato in attacco e ha cercato nuovi spazi per concludere, come il mid-range. Da questa prestazione partirà la scalata di Travis verso il National Player of the Year, ma la prima tappa sarà quella di diventare il leader di Kentucky.

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