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Kentucky e UCLA vincenti, cade Gonzaga

Autore: Manuel Follis
Data: 26 Feb, 2017

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Due grandi scontri e una sorpresa nella notte di college basketball. Kentucky resiste alla prova fisica di Florida e grazie a uno strepitoso Malik Monk supera in casa i Gators 76-66 e conquista la vetta della SEC. Non ce la fa invece Arizona, che viene imbrigliata dalla zona di UCLA e permette ai Bruins di espugnare il McKale Memorial Center 77-72 e tornare in corsa per la vittoria della Pac-12. La sorpresa della notte però è un’altra ed è la sconfitta di Gonzaga (79-71) che proprio come nel 2015 ha perso l’ultima gara di stagione regolare in casa contro BYU. Ecco cosa è successo nei big match.

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Prima della partita la situazione era la seguente: 66-4 il record di Gonzaga contro le squadre della WCC negli ultimi 4 anni, oltre 28 punti lo scarto medio nelle 19 vittorie nella conference quest’anno. Ma il record degli Zags nello stesso periodo di tempo contro BYU è un po’ diverso: 7-3, due sconfitte in casa negli ultimi due viaggi dei Cougars a Spokane. Be’, fate pure tre perché la squadra di Dave Rose ha chiuso la più lunga striscia aperta di vittorie della Division I, spegnendo il sogno di Gonzaga di chiudere imbattuta la regular season. Si ferma quindi proprio alla 30/a nonchè ultima partita della WCC la stagione perfetta degli Zags. E BYU manda un bel segnale al Selection Committee del Torneo.

La senior night imperfetta

Dopo poco più di 5 minuti Prezmek Karnowski appoggia il comodo canestro del 18-2 e la partita sembra essere un tranquillo intermezzo fra i festeggiamenti della senior night, la classica serata in cui si fanno bei discorsi e si salutano nell’ultima gara in casa i ragazzi che lasceranno il college alla fine della stagione. Gonzaga gioca bene come al solito, l’attacco e la difesa si confermano da top10 della nazione e i Cougars non hanno molto da opporre al rullo che gli si sta abbattendo sopra. Ma la bellezza del college basketball sta spesso proprio in questo, nell’imprevedibilità di ogni singola partita che può cambiare in ogni momento grazie a uno qualsiasi dei giocatori in campo. Tj Haws è una guardia di 190 cm che non arriva agli 80 chili, fisico ridicolo e talento decisamente inferiore a quello del fratello Tyler, all-time leading scorer di BYU con 2700 punti. Sovrastato fisicamente e non solo da Nigel Williams Goss, a metà del primo tempo decide di piazzare queste due triple

 

E improvvisamente la partita gira, i Cougars non sono più gli sparring partner in una sera di festa ma iniziano a difendere duro, ad andare a rimbalzo e a dare la palla al loro miglior giocatore. Che è un signor giocatore.

Eric Mika, segnare

Di Eric Mika vi avevano parlato mesi fa,  segnalandovelo come una delle PF da tenere d’occhio. La sua stagione è proseguita costante, senza mai un calo, e contro Gonzaga ha confermato di essere uno dei giocatori più interessanti dell’intera Division I: dopo 10 minuti di partita si è messo al lavoro, come al solito sia in post basso che fronte a canestro, e alla fine ha chiuso con 29+11 giocando sia da 4 che da 5 con la solita varietà di movimenti che al momento non prevede giusto il tiro da 3. Per il resto, questo ragazzo bianco di 2.10 sa fare tutto, compreso stoppare in questo modo anche un atleta come Johnathan Williams

 

Suo il canestro del primo vantaggio dei Cougars a metà ripresa, suo il long two in faccia a Karnowski del 73-71, la palla rubata a Josh Perkins e i due liberi che hanno chiuso la partita a 12’’ dalla fine. Lo ripetiamo, scout europei segnatevi assolutamente questo nome.

Una squadra di giovani vecchi

Le statistiche di Kenpom dicono che BYU è la 333/a squadra della Division I per esperienza, mentre Gonzaga è la 144/a. In effetti coach Dave Rose ha un roster composto solo da freshman e sophomore ma…con il trucco. Come si sa, Brigham Young è di proprietà della chiesa mormone e mormoni sono la quasi totalità dei suoi studenti che nel corso dei loro studi devono trascorrere solitamente due anni in giro per il mondo per il missionary program, cioè la loro attività di proselitismo. La sostanza è che Eric Mika ha passato due anni a Roma ed è un sophomore del 1995, Nick Emery è stasto in Francia ed è un sophomore del 1994. Quindi inesperti forse sì, giovani proprio no.

La serata no

Capita, e non cambia nulla nel giudicare l’ottima stagione di Gonzaga che, a meno di cataclismi nel torneo di conference, arriverà comunque al Torneo con un seed n.1. Sarà stata l’atmosfera di festa, sarà stato lo stupore di vedere un avversario dato per morto risorgere e combattere fino alla fine, fatto sta che gli Zags si sono fermati a un passo dalla stagione perfetta. Solo William Nigel Goss ha lottato fino alla fine, ma c’è anche il suo 0/3 nel pessimo 3/16 finale da 3 di Gonzaga che di solito tira con un discreto 38% dall’arco. Sul 71-71, i ragazzi di Mark Few hanno giocato malissimo l’ultimo minuto con due palle perse di Josh Perkins e un rimbalzo offensivo concesso a Corbin Kafousi. Che di solito si fa notare molto più sul campo da football americano sotto gli ordini del padre Steve, defensive line coach dei Cougars, e invece ha fatto una delle giocate fondamentali per battere la n.1 della nazione di basket.

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Energia, rimbalzi e tiro da 3

Il testosterone presente nella gara tra Kentucky e Florida ha raggiunto livelli da “ultimate fighter”. Motivo per cui anche solo strappare un rimbalzo o concludere in penetrazione sembrava più un gesto da eroi che da giocatori di basket. I Wildcats dovevano vendicare una gara d’andata nella quale l’energia di Florida li aveva portati a soccombere 54-29 a rimbalzo (va detto che tra i Gators c’era il centro John Egbunu, adesso fuori per la stagione). E così nella partita di ritorno i ragazzi di coach John Calipari hanno vinto la gara sotto i tabelloni 48-30. Altro grande fattore è stato il tiro da 3, che all’inizio della gara è stata una delle armi in più di Florida, che però poi ha finito per prendere 10 tiri dall’arco più della sua media (pur con un onesto 33%) risultando troppo perimetrale nel suo gioco a differenza di UK che ha potuto bilanciare le conclusioni.

Nba sto arrivando

Oddio, le conclusioni di Kentucky a fine gara sono risultate “bilanciate” anche perché Malik Monk nel secondo tempo si è preso la squadra sulle spalle (complice anche l’assenza dell’altra guardia De’Aaron Fox) mostrando un campionario di soluzioni offensive di quelli che di solito fanno guadagnare posizioni nei mock draft. Attacco al ferro, step back, triple e assist da vero leader offensivo. La seconda frazione si è chiusa con 30 punti per un complessivo tabellino che recita 33 punti 4/11 2pt, 5/7 3pt, 10/11 tiri liberi, 4 rimbalzi e 5 assist. Ha perso anche 6 palloni, che sono tanti, ma per 20 minuti ha rappresentato quasi da solo l’attacco di UK e la difesa di Florida non scherza. Non scherza per niente.

Una forza della natura

Abbiamo scritto che Monk ha fatto “quasi” da solo perché una grande mano gliel’ha data Bam Adebayo, che già nelle ultime gare aveva mostrato che stava salendo di colpi ma che contro Florida ha superato se stesso, 18 punti (7/11 dal campo) e career high a 15 rimbalzi, alcuni dei quali strappati in modalità “mostro della laguna” emergendo con la palla in mano in mezzo a una selva di braccia dei Gators e altri conquistati volando sulla testa degli avversari. Il tutto con una cattiveria (il fisico scultoreo aiuta) che lo renderà senza dubbio il centro più appetibile al prossimo draft insieme a Justin Patton.


KeVaughn Allen il più continuo

Il migliore di Florida è stato KeVaughn Allen, il primo a dare una spallata ai Wildcats all’inizio della gara e il più continuo nel corso della gara. L’unico a sembrare sicuro dei suoi mezzi offensivi quando è iniziato il periodo di grande siccità per i Gators. Ha chiuso con 24 punti, 4/6 da 2, 5/11 da 3, 2 rimbalzi e 2 assist. Se si esclude la sua prestazione balistica il resto della squadra ha messo insieme un ben più modesto 5/19 dall’arco.

Play in play out

Al di là dei 9 punti, chi è sembrato sotto controllo anche nei momenti caldi della gara è stato il play di riserva Chris Chiozza, più lucido del titolare Kasey Hill, più preciso (4/9 complessivo dal campo) e più determinato (5 rimbalzi e 5 assist). Nella seconda parte di stagione il play junior sta emergendo come fattore dalla panchina, anche più di Canion Barry. E nelle ultime 6 gare il suo povero 28% da 3 si è trasformato in un dignitoso 8/20. Se continuerà a tirare con percentuali vicine al 40% i Gators vista la loro difesa potranno continuare a essere pericolosi.

Gli altri

Per Kentucky grandi prove difensive, su tutti Dominique Hawkins e nel finale Wenyen Gabriel, ma in attacco la squadra ha mostrato una povertà d’esecuzione pazzesca ed è rimasta aggrappata alle prodezze di Monk e alla forza di Adebayo. Senza Fox UK gioca a un ritmo sensibilmente più basso. Isaiah Briscoe resta un play di quantità, ma senza il talento per poter incidere su gare con questa. Per Florida grande stecca per Kasey Hill, troppo umorale e falloso e per Canion Barry che in un match così fisico si è trovato un po’ fuori contesto. Il lungo Justin Leon ha portato invece grande energia e l’unico contributo offensivo concreto. Il problema è che dopo un 2/2 iniziale dall’arco si è un po’ intestardito con il tiro da 3, mancando le successive 5 conclusioni.

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Energia, rimbalzi e tiro da 3 (parte seconda)

Il grande finale di primo tempo aveva illuso i tifosi di Arizona che la squadra potesse avere la meglio di UCLA, la quale invece è risultata nel complesso più quadrata, ha diviso meglio le responsabilità e soprattutto ha schierato una zona che ha mandato letteralmente in tilt l’attacco dei Wildcats. Quando arrivò coach Steve Alford sulla panchina dei Bruins segnalammo subito che una delle grandi rivoluzioni tattiche che avrebbe portato sarebbe stata la difesa a zona (suo marchio a New Mexico). Oltre alla zona, l’altro fattore che ha inciso in maniera indelebile sulla gara sono stati i rimbalzi, battaglia vinta 35-28 da UCLA, ma soprattutto con un disarmante 14-4 nelle carambole in attacco. Morale, Arizona difendeva bene per un possesso, tiro sbagliato dai Bruins, ma rimbalzo d’attacco e nuova possibilità. Dai e dai, anche una differenza non marcata nelle percentuali dall’arco (30% contro 27,8%) può fare la differenza.

Solo contro tutti

La forza di UCLA, e lo è stata fin qui nel corso di tutta la stagione, è il fatto di avere molte bocche da fuoco. Anche contro Arizona i Bruins hanno mandato 5 giocatori in doppia cifra e Isaac Hamilton ha chiuso con 8 punti. Viceversa Arizona ha potuto contare in maniera continuativa e significativa solo su uno strepitoso Allonzo Trier, che ha disputato una gara praticamente perfetta 28 punti con 8/8 da 2 e 3/6 da 3, più 5 rimbalzi e 2 assist. La guardia dei Wildcats è stata però l’unica vera spina nel fianco di UCLA che per il resto ha potuto controllare la gara fino ai minuti finali.

Delusione ad alta quota

Dusan Ristic è un lungo con centimetri (213) e chili e coach Sean Miller lo schiera accanto a Lauri Markkanen, l’altro 213 considerato un nuovo Porzingis per le sue abilità balistiche e la sua mobilità (qui il focus sul finlandese che finirà al primo giro del draft). Dalla panchina entra Chance Comanche che è “solo” 210 cm ma che in compenso salta come gli altri due messi assieme. Un reparto da far invidia a qualsiasi college che però contro UCLA ha mostrato più difetti che pregi, finendo asfaltato a rimbalzo e poco efficace in attacco. L’unico che ha salvato un po’ la faccia è stato Markkanen grazie a qualche buon jumper dalla media. Forse valeva la pena dare qualche minuto in più al junior Keanu Pinder.

Un killer silenzioso

La prima scelta al draft Lonzo Ball? L’ala grande che ha stupito tutti TJ Leaf? Il tiratore mortifero Bryce Alford? No, chi spesso ha il ruolo di killer per le difese avversarie in maglia Bruins è Thomas Welsh, il cui pick & pop è una delle armi più letali del college basketball. Welsh è un lungo bianco e magro la cui efficacia è inversamente proporzionale all’estetica. Anche contro Arizona non ha mai sbagliato una scelta e quasi mai ha sbagliato un tiro (14 punti con 7/10 e 8 rimbalzi in 25 minuti). Fondamentale. Nel corso della partita, con Arizona avanti 53-48 ha messo a segno un parziale solitario di 6-0 che ha rimesso in gara definitivamente UCLA.

Gli altri

Lonzo Ball per la prima volta non ha giocato un match stellare (di solito in prime time si esalta) ma solo normale, chiudendo con 8 assist ma con 1/5 da 3 punti, qualche persa e qualche fallo di troppo (graziato dagli arbitri su un secondo fallo offensivo di puro nervosismo non sanzionato). Bryce Alford alla fine è stato il miglior marcatore con 15 punti e 3 triple (su 7 tentativi), ma in generale tutti i Bruins hanno portato un mattoncino per la vittoria. Tra i Wildcats partita incolore per Rawle Alkins e Kadeem Allen (per lui anche un airball sulla potenziale tripla per il pareggio nel finale). L’unico a sembrare in palla è stato il play di riserva Parker Jackson-Cartwright (11 punti), che ha smazzato 6 assist e segnato canestri importanti nel secondo tempo.

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