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La bidimensionalità di Lonnie Walker

Autore: Giovanni Bocciero
Data: 6 Mar, 2018

«Bisogna sempre credere in se stessi. Dopotutto io sono soltanto un ragazzo che viene da Reading, in Pennsylvania». Questa frase che assomiglia tanto ad un mantra è stata pronunciata da Lonnie Walker in un’intervista rilasciata a Espn in preseason. Possibile che vedendo il suo inizio di stagione, qualcuno abbia scambiato le dichiarazioni del ragazzo per frasi di circostanza, ma il prospetto dei Miami Hurricanes ha poi fatto seguire alle parole i fatti.

Nelle prime 15 partite di stagione il freshman ha viaggiato a 8.1 punti di media, tirando male soprattutto da 3 (25.5%) che in teoria avrebbe dovuto essere una delle sue specialità. Walker infatti ha continuato a credere in questo fondamentale e non a caso secondo Sports-reference il 51.6% delle sue conclusioni arrivano da oltre l’arco.

BasketballNcaa - Miami Hurricanes - Lonnie Walker

Lonnie Walker in azione

Una delle cause di questo inizio al di sotto delle aspettative è forse l’operazione al ginocchio alla quale si è sottoposto in estate. Coach Jim Larranaga in questo è stato bravo a centellinarlo e ad aspettare. Con l’inizio dell’ACC è aumentato il contributo di Lonnie, che in 16 partite ha realizzato 13.6 punti di media andando in doppia cifra alla fine in 14 match. Il suo minutaggio è cresciuto nel tempo anche a causa dell’infortunio di Bruce Brown, ma Walker ha saputo sfruttare l’occasione mostrando di essere decisivo per le sorti della squadra su entrambe le metà campo. È infatti, per caratteristiche, un prototipo di quei 3&D che tanto fanno gola alla Nba.

Il ragazzo della Pennsyllvania al liceo era un realizzatore pazzesco, tant’è che si è diplomato come all-time della Reading HS con 1.828 punti ed ha aiutato la scuola a vincere il suo primo, e finora unico, titolo statale segnando 35 punti in semifinale e 22 in finale. Al piano di sopra, invece, potrebbe non brillare come scorer, ma ha una meccanica compatta seppur un rilascio non velocissimo che lo rendono un pericolo costante sul lato debole in catch-and-shoot. Inoltre il suo range di tiro è già tarato sulla distanza Nba.

 

Pur non essendo un grande trattatore di palla sa essere efficace quando la mette a terra. Grazie ai rapidi cambi di velocità e direzione può battere chiunque, mentre il fisico da 195 cm x 87 kg gli permette di assorbire molto bene i contatti. Sfrutta inoltre l’abilità da tiratore per trarre in inganno i difensori ed attaccare i close out. Secondo Hoop-Math converte il 57.9% delle conclusioni al ferro.

 

Come detto, però, Lonnie Walker si dà da fare in difesa. Grazie alla combinazione di lunghezza e agilità nei movimenti laterali può difendere su tre diverse posizioni in Ncaa ma in prospettiva anche in Nba. Tiene il baricentro basso, segue bene l’avversario passando sui blocchi, e l’apertura di braccia da 210 cm lo rende un ottimo contestatore di tiri. È bravo a mettersi sulle linee di passaggio e le mani veloci gli permettono di rubare o sporcare i palloni. Deve disciplinarsi sulle uscite perché tende a commettere falli inutili, e ad andare con maggior grinta a rimbalzo perché raccoglie solo il 9.3% di quelli che ha a disposizione.

 

«È un giocatore dal grande talento con alcune abilità uniche – ha detto coach Larranaga –. Sta mostrando solo la superficie di quello che può diventare, perché ci sono molte cose che può aggiungere al suo gioco». Una di questa è senz’altro migliorare le letture. La sua visione non è limitata come si può vedere, però tende a servire poco i compagni (1.9 assist per gara) per questo contribuisce solo per il 13.3% ai canestri di Miami.

 

L’ultimo aspetto da analizzare è la sua freddezza, che lo rende clutch nei momenti delicati. Se quindi da una parte deve ancora mostrare un feeling avanzato per il gioco, dall’altra quando c’è da prendersi una responsabilità non si tira indietro. In stagione è stato nominato tre volte rookie of the week dell’ACC, al pari di un certo Marvin Bagley, motivo per cui è un serio candidato per una chiamata in lottery al prossimo draft Nba.

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