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La corsa alla lottery, seconda parte

Embiid
Autore: Sergio Vivaldi
Data: 10 Mar, 2017

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Seconda e ultima parte di questa immersione nei bassifondi della classifica Nba, con le ultime 5 posizioni in classifica, ovvero Philadelphia 76ers, Orlando Magic, Phoenix Suns, Los Angeles Lakers e Brooklyn Nets. La prima parte la trovate qui.

Philadelphia 76ers

L’euforia per Joel Embiid è durata 786 minuti spalmati su 31 gare, a singhiozzo e intervallate da riposi precauzionali che non hanno comunque impedito una lesione parziale al legamento del ginocchio che lo terrà fuori per il resto della stagione. E qualcuno sostiene che sia comunque meglio votare lui come Rookie of the Year (mai vinto con così pochi minuti in campo) perché il livello della competizione è stato deprimente. Il problema Nerlens Noel è stato risolto, dimostrando se non altro che la dirigenza ha mantenuto la promessa fatta al giocatore, a costo di rimetterci qualcosa nello scambio. Il problema Jahlil Okafor incombe come una presenza statica e poco motivata a fare alcunché di utile per la squadra

 

ma la questione verrà forse risolta in estate. Nonostante le critiche, il futuro è roseo. Nessuno si augura che la carriera di Embiid finisca a causa di infortuni (peraltro, l’infortunio in questione è al ginocchio, non una ricaduta al piede), ma se anche dovesse succedere Philadelphia potrà contare su una scelta alta al draft di quest’anno (la migliore fra quella dei 76ers e dei Sacramento Kings), la scelta dei Los Angeles Lakers (quest’anno o l’anno prossimo, il quadro completo nella sezione dedicata ai lacustri) e la prima scelta non protetta dei Kings nel 2019. I modi per trovare un altro giocatore franchigia sono già lì (con un sentito grazie a Sam Hinkie) e qualche talento su cui vale la pena nutrire buone speranze è già presente in squadra, come Dario Saric, serio candidato al Rookie of the Year. The Process lives on.

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Orlando Magic

Aaron Gordon, in una delle schiacciate al Dunk Contest dell’All Star Game 2016.

Da qualche tempo i Magic erano decisi a interrompere il lungo digiuno di playoff che risale all’epoca in cui Dwight Howard si aggirava ancora per la Florida. Si è scelto di puntare su un allenatore capace di privilegiare la difesa ma che si è sempre affidato al talento individuale in attacco come Frank Vogel. Il roster presentava quindi giocatori dalle chiare propensioni difensive ma privi del talento offensivo necessario a sopperire alle mancanze dell’allenatore. A discolpa di Vogel, in pochi sarebbero riusciti a costruire un attacco decente con gli Orlando Magic di questa stagione. Victor Oladipo (che non sarebbe stato rinnovato alle cifre da lui richieste) si è trasferito a Oklahoma City insieme alla scelta che sarebbe diventata Domantas Sabonis in cambio di Serge Ibaka. Bismack Biyombo si è visto proporre un contratto da 17M a stagione. Entrambe aggiunte a un reparto lunghi che contava già Nikola Vucevic l’unico giocatore in grado di creare qualcosa in attacco (guardie incluse) e Aaron Gordon l’unica potenziale star a roster (ma non potenziale da giocatore-franchigia).

Come era lecito attendersi, il progetto non ha funzionato. Gordon è stato confinato per tutta la stagione sul perimetro come ala piccola, e ora che Ibaka non fa più parte delle rotazioni è tornato al suo ruolo naturale di ala grande. E sembra un giocatore rinato. Vucevic è una buona aggiunta sul piano offensivo, sia in termini realizzativi sia di creazione di gioco, ma in difesa è talmente negativo da vanificarne il contributo. La rotazione sul perimetro è buona al massimo per uscire dalla panchina. L’aggiunta di Terrence Ross non può spostare gli equilibri in così breve tempo e la squadra costruita per i playoff torna a fare un altro giro nei piani nobili della lottery.

Se non altro, i Magic restano proprietari di tutte le loro scelte e avrebbero la possibilità di ereditare una prima scelta dei Los Angeles Lakers nel 2019, ultimo strascico dello scambio che ha spedito Howard a Los Angeles. Ma se questa ipotesi non dovesse verificarsi, allora i Magic rimarranno con due seconde scelte dei Lakers, una nel 2017 e una nel 2018.

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Phoenix Suns

Booker

Devin Booker, marcato da Kawhi Leonard

I Suns sono un rebus difficile da risolvere. Eric Bledsoe sta giocando una delle migliori stagioni di tutta la carriera e non vorrebbe lasciare Phoenix, ma i Suns sono pessimi e probabilmente avranno modo di selezionare l’ennesima PG in fase di draft per affiancarla a Devin Booker, formando una coppia che quantomeno si muove sulla stessa linea temporale (inoltre, una scelta in top 5 potrebbe spingerli a NON selezionare una guardia in uscita da Kentucky, e sarebbe una novità). A proposito di Devin Booker, talento purissimo ma anche una faccia tosta ai limiti dell’indisponente per un ragazzo che, in fondo, ha solo 20 anni e grossi limiti in fase difensiva. Ma il suo atteggiamento rischia di creargli parecchie antipatie nella lega, e i suoi Suns non possono ancora permettersi di essere i cattivi. L’eventuale nuova guardia che arriverà a Phoenix a giugno dovrà anche fare i conti con Tyler Ulis, che nelle ultime partite sta viaggiando a circa 10 punti e oltre 5 assist di media. Chiedere ai Boston Celtics per informazioni.

Resta comunque la meraviglia di una contesa tra Isaiah Thomas e Tyler Ulis

 

Per quanto riguarda gli altri rookie, Dragan Bender è fuori già da tempo e tornerà l’anno prossimo, ma nei minuti giocati è sembrato incerto e poco aggressivo in fase realizzativa. È sembrato accontentarsi di prendere tiri da lontano senza sfruttare la sua altezza, spaventato forse dalla disparità di atletismo dei suoi avversari. Atletismo che non manca invece a Marquese Chriss, che ha regalato giocate spettacolari in stagione ma che, soprattutto, ha mostrato una reale crescita in questi mesi, facendo ben sperare i tifosi. Anche i Suns sono proprietari di tutte le loro future scelte al draft, ma sarà interessante capire come si muoverà la dirigenza anche a livello di allenatore.

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Los Angeles Lakers

Russell

D’Angelo Russell

Si è parlato dei cambiamenti a livello dirigenziale, cambiamenti che non sono stati ben accolti dai diretti interessati, che hanno portato la questione in tribunale e hanno cercato di scavalcare Jeanie Buss. Sul piano del basket giocato, il nuovo GM dei Lakers è ufficialmente Rob Pelinka, ex agente di Kobe Bryant e di James Harden, che lavorerà con il nuovo presidente Magic Johnson. E il primo obiettivo della squadra sarà perdere in maniera vergognosa, in un estremo tentativo di tenere la scelta in lottery di quest’anno.

Come ripetutamente detto, se i Lakers dovessero scivolare fuori dalla top 3, saranno i Philadelphia 76ers a beneficiarne, e non una squadra come i Lakers che ha un disperato bisogno di un giocatore franchigia. Ma c’è un secondo risvolto di enorme importanza. Nel caso in cui i 76ers ricevano la prima scelta 2017 dei Lakers, allora Los Angeles perderà anche la prima scelta non protetta 2019, che andrà agli Orlando Magic. Se Los Angeles dovesse scegliere in top 3, allora i 76ers riceveranno la prima scelta 2018 non protetta e gli Orlando Magic riceveranno le seconde scelte 2017 e 2018 dei Lakers. Questo perché la Nba, a metà degli anni 80, introdusse la Stephien Rule, per impedire alle squadre di cedere prime scelte in anni consecutivi (nulla vieta a una squadra di selezionare il giocatore a giugno, firmarlo e scambiarlo prima di inizio stagione, si ricordi la trade che portò Kevin Love a Cleveland e Andrew Wiggins a Minnesota). La questione del draft, dalle parti di Los Angeles, è importantissima e dipende solo dalla fortuna. Al momento, i Lakers hanno il 55.1% di scegliere in top 3.

Sulla squadra, D’Angelo Russell ha il potenziale per diventare la migliore spalla possibile, Brandon Ingram è fisicamente acerbo ma ha mostrato lampi di potenziale immenso, Julius Randle potrebbe essere il un role-player d’eccezione (un po’ come lo è Draymond Green per gli Warriors), Larry Nance Jr sembra poter diventare parte di una rotazione Nba e l’ottimismo intorno a Ivica Zubac è alle stelle. A questa squadra manca un pezzo, un Markelle Fultz o un Lonzo Ball, per diventare davvero pericolosa. E un po’ di stabilità a livello dirigenziale non guasterebbe.

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New Jersey Nets

Levert

Caris LeVert

Che dire dei Nets di quest’anno? Le decisioni prese la scorsa primavera sembrano suggerire che la ricostruzione sarà lunga e dolorosa. Nel 2016, la #3 scelta al draft (Jaylen Brown) finì ai Celtics. Quest’anno Boston ha il diritto di invertire la propria scelta al draft con quella dei Nets (che al momento ha il 46.5% di essere in top 2 e il 100% di essere in top 4) al prezzo di una seconda scelta 2017 – un “buco” nella formulazione della Stephien Rule, che sostanzialmente permette di aggirarla. Nel 2018, Boston riceverà la scelta dei Nets senza protezioni. Tutto questo arriva dalla trade che portò Paul Pierce, Kevin Garnett e Jason Terry a Brooklyn.

I Nets avranno due scelte alla fine del primo giro (Celtics per la già citata inversione, Wizards per la trade di Bojan Bogdanovic) e un paio di seconde scelte. Starà alla dirigenza trovare qualche altro diamante grezzo, come Caris Levert, che tanto bene sta facendo dopo il ritorno dall’infortunio. La firma di Jeremy Lin in estate ha chiuso gli spazi per Yogi Ferrell, che ha fatto fortuna a Dallas, ma Isaiah Whitehead è sembrato un giocatore promettente per quanto acerbo come tutti i rookie. La verità è che i Nets dovranno avere molta fortuna al draft e trovare buoni prospetti in D-League e in Europa, come hanno fatto i Miami Heat in questa stagione, per evitare di consegnare un’altra scelta in top 5 a Boston anche la prossima stagione. Ma i Nets, almeno in questo momento, mancano della struttura per lavorare sui giocatori e farli migliorare, settore in cui Miami è invece ben fornita grazie al presidente Pat Riley. I Nets hanno ancora due anni di buio, prima di poter vedere i primi raggi di sole.

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