Home 9 Big Match 9 La notte degli upset entra nella storia

La notte degli upset entra nella storia

Autore: Manuel Follis
Data: 5 Feb, 2017

Per darvi l’idea di che notte eccezionale di college basket è stata quella appena passata vi basti questa statistica: non era mai accaduto nella storia della Ncaa (da quando esiste il ranking AP) che due delle top 3 perdessero in casa contro team non del ranking. È successo davvero di tutto e alla fine hanno perso anche Maryland (17), sconfitta in casa da Purdue (23) e Creighton (22) battuta sempre in casa da Xavier. Ma ecco i sei upset più clamorosi.

2. Baylor, o della presunzione

Era già andata bene a novembre contro Louisville, quando i Bears avevano rimontato nel secondo tempo dopo una prima metà di gara disastrosa. Ecco, contro Kansas State è andato in scena più o meno lo stesso copione, ma con un esito finale ben diverso visto che alla fine i Wildcats hanno vinto 56-54. Baylor è partita soft, giocando con superficialità e perdendo palloni banali ben sfruttati da Kansas State, un team terribilmente sottovalutato, veloce e atletico, che ha nel sophomore Kamau Stokes (15 pt e 4 ast) il suo punto di riferimento (4 dei 5 punti finali di K-State, con 2 jumper). Johnathan Motley ha fatto il suo (17 pt e 14 rb, anche se si è mangiato il canestro del pareggio sull’ultima azione) ed è stato l’anima della rimonta dei Bears che a fine primo tempo sono stati sotto anche di 19 punti. Il problema è che ancora una volta, oltre a Motley e al play Manu Lecomte (autore della tripla da 9 metri che nel finale ha fatto tremare K-State), gli altri sono stati tutti più o meno spettatori non paganti: Ismail Wainright, Jo Lual-Acuil e Al Freeman (12 pt in 3). In casa Wildcats, invece, grande prova corale con DJ Johnson autore della decisiva stoppata finale e di canestri pesanti nel secondo tempo. L’inizio è stato invece tutto del lungo (6-10) bianco Dean Wade, che se trova continuità può essere un Porzingis di tipo collegiale. Il senior tuttofare Wesley Iwundu è invece stato il più continuo nell’arco della gara (10 pt, 8 rb, 5 ast).

3. Kansas, 54 e stop

È meglio prendere 20 rimbalzi in più degli avversari o perdere 10 palloni in meno? La seconda senz’altro, direbbero i giocatori di Iowa State che hanno chiuso a 54 (51 all’Allen Fieldhouse) la striscia di vittorie casalinghe di Kansas che non perdeva sul suo campo da tre anni esatti. Sotto di 14 all’intervallo, i Cyclones hanno sommerso di triple (18 con il 53%, record del college) i ragazzi di Bill Self che hanno sprecato la palla della vittoria: arrivato a quota 32, Frank Mason ha sbagliato un libero, il tiro alla scadere dei regolamentari e non ha più segnato un punto nel supplementare, vinto alla fine dal Jackson ‘sbagliato’. Se Josh, freshman meraviglia di Kansas, ha confermato che i liberi non sono proprio la sua specialità (54.8%), sbagliandone uno nell’ultimo minuto, Donovan Jackson, transfer da un junior college, ha messo così la tripla che ha chiuso la gara

5. Arizona imbambolata davanti a una Oregon perfetta

L’attesissimo scontro al vertice della Pac-12 fra Oregon e Arizona si è risolto in una vittoria schiacciante dei padroni di casa (40 successi consecutivi alla Matthew Knight Arena) che ora agganciano in classifica proprio i Wildcats a quota 9 vittorie e 1 sconfitta nella conference. Il match non ha avuto storia, coi Ducks mortiferi dalla linea dei tre punti (10/14 nel primo tempo, 16/25 a fine partita) e quadratissimi in difesa. A 4’28” dal riposo, Tyler Dorsey (top scorer di giornata con 23 punti e un folle 6/6 dall’arco) mette i liberi del +27 con le due squadre, poi, che vanno negli spogliatoi sul 38-18. E questo è tutto, in pratica: nella ripresa, mentre Oregon veleggia verso l’85-58 finale, ci pensa soprattutto Bill Walton dai microfoni a tenere in piedi lo show con commenti ed excursus improbabili quanto il suo guardaroba. Nella débâcle generale di Arizona, mentre Rawle Alkins rimpingua il suo bottino personale nel secondo tempo (16 punti), c’è un Lauri Markkanen tristemente fermo a quota 4 punti (1/5 dal campo, 2/2 ai liberi). Si tratta della terza partita stagionale in cui il finlandese, uno dei prospetti del prossimo draft, non raggiunge la doppia cifra, la seconda consecutiva (8 contro Oregon State): non proprio un bel momento dopo un gennaio strepitoso.

La strepitosa prova di Tyler Dorsey

7. West Virginia beffata da una OSU in forte crescita

Oklahoma State, dopo aver inaugurato la stagione di conference con 6 sconfitte di fila, agguanta la quinta vittoria consecutiva, quella più difficilmente pronosticabile: 82-75 sul campo di una West Virginia che ha trovato più risorse offensive dai suoi uomini in uscita dalla panchina (47 punti) che da quelli del quintetto di partenza (28). Dalla parte dei Cowboys, Jeffrey Carroll (20 punti, 7/11 dal campo e 3/3 ai liberi) e Jawun Ewans (18 punti con un 6/7 sia da 2 che dalla lunetta) sono i due maggiori scorer di giornata, ma la svolta nella ripresa è arrivata in buona parte coi 13 punti del senior Phil Forte, senza errori nei due decisivi viaggi in lunetta durante l’ultimo giro di lancette: “La sua leadership è in gran parte il motivo grazie al quale stiamo cambiando le cose”, ha detto coach Brad Underwood a fine partita. L’attacco dei Mountaineers non si è rivelato all’altezza “down the stretch” (solo due canestri dal campo negli ultimi 4 minuti). Peggio ancora, il bilancio finale nella lotta a rimbalzo con un 30-16 per gli ospiti: “Non ricordo d’essere stato mai battuto così sotto i tabelloni”, ha detto coach Bob Huggins.

8. Kentucky annichilita dalla forza di Florida

Partiamo col dire che la vittoria dei Gators sui Wildcats era stata in realtà prevista dai bookmakers, che però si aspettavano una gara punto a punto, non una mattanza da parte di Florida (88-66 il risultato finale), che ha dato una dimostrazione di forza notevole a partire dal 54-29 a rimbalzo, che contro Kentucky è una mezza impresa già di per sè. Le squadre sembravano essersi scambiate i ruoli, ad ogni errore di UK scattava il contropiede rapido e mortifero di Florida, che ha anche tirato un consistente 10/26 da 3 punti. In casa Kentucky l’ordine di scuderia era dare la palla sotto a Bam Adebayo (9 pt con 1/5 ai liberi) strategia che ha pagato a tratti, in parte perché Adebayo deve capire che non ha l’obbligo contrattuale di schiacciare a ogni possesso, in parte perché poi le difese si adeguano (peraltro quella di Florida è di livello) e il guaio di UK è che quando la palla esce dall’area, va in scena il festival dell’1-vs-1. Un festival che ha visto De ‘Aaron Fox (partente dalla panchina) l’unico a suo agio, visto che è dotato di primo passo bruciante e può crearsi un tiro quando vuole (19 pt con 9/10 dalla lunetta), mentre il resto dei Wildcats, Malik Monk compreso (11 punti con 4/14 al tiro), ha bisogno di un minimo di collaborazione in più. I Gators sono risultati invece compatti, hanno ben distribuito punti e responsabilità. Hanno trovato una serata non spettacolare di KeVaughn Allen (12 pt ma 4/12 al tiro), ma una da grandi occasioni per Kasey Hill (21 pt, 5 rb e 6 ast). Ognuno ha comunque portato il suo mattoncino, perché oltre a un Devin Robinson mvp (16 punti, 3/4 da 3pt e 9 rimbalzi) dalla panchina Canyon Barry ha portato attacco (14 pt) mentre il play Chris Chiozza ha contribuito con pochi punti (2) ma 9 rimbalzi e 9 assist.

9. Virginia, un film già visto

Marzo 2016, London Perrantes segna la tripla del +15 a metà del secondo tempo e Virginia sembra andare tranquilla verso le Final Four. Sbagliato: parziale di 25-4 e Syracuse sorprende i Cavaliers. Febbraio 2017, stesse squadre, stessa storia, con parziale di 19-2 e rimonta da -14 anche se in una partita ovviamente meno importante. La sostanza è che non conviene proprio mai dare per morta Syracuse, e ne sa qualcosa anche NC State, rimontata da -16 e poi battuta al supplementare pochi giorni fa. Quarta vittoria di fila per gli Orange e seconda sconfitta nella settimana per Virginia che ha giocato 20 minuti non all’altezza soprattutto della sua difesa: 22 i punti concessi nel primo tempo, ben il doppio nel secondo tempo, cioè pochi meno dei 53 che abitualmente subisce in 40’. Male anche nelle palle perse (15) e a poco è servito tirare bene da 3 (12/24) contro la zona di Jim Boeheim. Che avrebbe vinto contro i Cavaliers la sua partita n.1000 della carriera ma tra le sanzioni affibbiate nel 2015 al 72enne allenatore di Syracuse c’era anche la cancellazione di 101 vittorie. L’Ncaa lo aveva avvisato per tempo di guardarsi bene dal festeggiare in qualsiasi modo, ma i 27mila tifosi presenti al Carrier Dome non l’hanno pensata allo stesso modo

Articoli correlati

Finale Ncaa, la parola ai protagonisti

Dopo una finale così emozionante decisa da un tiro allo scadere è normale che le reazioni dei protagonisti che l’hanno Leggi tutto

Italia-Arcidiacono, c’è ancora da aspettare
Ryan Arcidiacono (Villanova)

Un ragazzo “con il dna del leader”, da prendere “a prescindere dal passaporto” perchè può diventare “un giocatore da medio-alta Leggi tutto

Villanova, una questione di tradizione
Novanation

“This is Villanova basketball”: a sentire un’intervista di coach Jay Wright o di qualsiasi giocatore del roster dei Wildcats, ritroverete Leggi tutto

Niente Arizona, Ferguson va all’estero

Terrance Ferguson saluta Arizona e decide di "parcheggiarsi" per un anno in una squadra di professionisti in Australia. "Terrance mi Leggi tutto

Nozze tra Under Armour e UCLA
Under Armour UCLA

La lotta delle sponsorizzazioni sportive legate al basket americano continua senza esclusione di colpi. Mentre gli analisti (non quelli sportivi, Leggi tutto