In pochi avevano pronosticato il cammino perfetto di Purdue in una Big Ten che doveva essere il regno di Michigan State. Proprio nessuno aveva previsto che Virginia potesse guidare l’ACC senza sconfitte. Sono le due sorprese maggiori della regular season delle conference che si concluderà entro un mese e che in alcuni casi ha già un padrone ben chiaro.
Sono 12 le squadre imbattute finora, vediamo quali sono.
Virginia (ACC, 11-0)
Restare imbattuta dopo undici gare nella competitiva ACC è cosa rara. Non per questa Virginia, che sarebbe la miglior squadra della Ncaa se non ci fosse Villanova. I ragazzi di coach Tony Bennett hanno la miglior difesa della nazione, subendo 52.3 punti a match. Il successo dei Cavaliers è costruito nella metà campo difensiva, grazie alle ottime rotazioni e alla grande abnegazione. L’attacco passa in secondo piano, vista la scarsità di talento offensivo ben rimpiazzato da una perfetta organizzazione. Il gioco di Virginia è semplice, basato su tagli e movimento del pallone, mantenendo sempre il controllo del ritmo della partita. E poi in difesa giù il sedere cercando di allungare il più possibile l’azione avversaria perchè prima o poi in 30” un errore arriva. E i Cavaliers te lo fanno pagare. Otto gli uomini della rotazione che giocano almeno 15′, Virginia è il la classica squadra in cui conta più cosa c’è scritto davanti alla maglia rispetto al nome dietro. Ha già battuto UNC, Clemson, Duke e Louisville, e sulla sua strada rimangono solo le trasferte di Miami (13 febbraio) e Louisville (1 marzo) come impegni ostici.
Purdue (Big Ten, 12-0)
Partire 12-0 in una conference combattuta come la Big Ten è così raro che per trovare un’altra squadra capace di fare altrettanto, bisogna tornare indietro al 2005 e alla Illinois di Deron Williams, Luther Head, Dee Brown e James Augustine, squadra che arrivò in finale al Torneo Ncaa. Purdue versione 2018 ha un attacco sostanzialmente immarcabile, che punta sul gioco in post basso del centro Isaac Haas e sul perimetro ha tiratori micidiali da 3 (dove i Boilermakers sono i migliori tra le Power Conference, con il 42.8%). Sostanzialmente tutti i giocatori sono alla migliore stagione in carriera, a partire dal duo formato da Carsen Edwards e dal “dottore” Vince Edwards (di cui vi abbiamo parlato). Le prossime due gare (7 e 10 febbraio) affronteranno Ohio State e Michigan State. Anche solo una vittoria significherebbe la conquista quasi certa della regular season.
Cincinnati (American, 10-0)
Le due sconfitte consecutive di inizio dicembre contro Xavier e Florida avevano fatto pensare che Cincinnati fosse un po’ sopravvalutata. Invece, come hanno spiegato sia coach Mick Cronin sia il tuttofare Gary Clark, sono servite al gruppo per ricompattarsi. I Bearcats sono andati a vincere sul campo di UCLA e, una volta iniziata la American Athletic, non si son più voltati indietro, anche se devono ancora affrontare le due gare più complesse contro Wichita State (in casa il 18 febbraio, fuori casa il 4 marzo). Il segreto? La seconda migliore difesa del college basketball, dietro solo a quella mostruosa di Virginia, che impedisce qualsiasi conclusione facili al ferro. La squadra usa più muscoli e atletismo rispetti ai centimetri (che comunque non mancano) e ruota attorno ai due fenomeni, Gary Clark (papabile come mvp del college, ve ne abbiamo parlato) e Jacob Evans.
Rhode Island (Atlantic 10, 11-0)
Avevano steccato tre delle quattro partite più difficili della non-conference schedule, però erano riusciti a sconfiggere Providence, dopo otto anni di digiuno, senza il leader E.C Mathews. Non c’è praticamente più storia nell’Atlantic 10, perchè i Rams hanno stretto le maglie in difesa, 93.5 punti su 100 possessi concessi, e hanno il backcourt più profondo della nazione che produce il 65% dei punti. Con Mathews zoppicante e falcidiato dagli infortuni, quest’anno il vero leader è il senior Jared Terrell, ai massimi in carriera in tutte le statistiche. Al contrario invece di Nicola Akele che non riesce a trovare una grande continuità, ma che risponde sempre presente quando chiamato in causa. Se poi finiscono le partite così, attenzione ai Rams a marzo.
Saint Mary’s (WCC, 12-0)
I migliori della nazione nella percentuale di tiro (52,4%), i migliori della WCC per punti concessi (64.4) e Jock Landale. Ecco le tre chiavi dei successi di Saint Mary’s, squadra da college basketball se ce n’è una, plasmata da coach Randy Bennett a sua immagine e somiglianza. Ritmi lentissimi (ultimi per possessi nella conference, 340/mi nella nazione), gioco sempre in controllo nelle mani del ragioniere bianco Emmett Naar (9 assist a partita, secondo solo a Trae Young), i Gaels non dominano nessuno ma vincono sempre. In particolare, hanno fatto fatica a vincere sui campi delle 4 squadre che la seguono in classifica, e cioè nell’ordine Gonzaga, BYU, Pacific e San Diego. Tre vittorie per 3 punti e una in overtime tutte grazie al solito Landale che ha messo insieme in queste 4 trasferte 31 punti e 12.5 rimbalzi. Perchè quando c’è da vincere una partita, la palla va a lui. Chiedere agli Zags come è andata a Spokane.
Le imbattute delle mid majors
Fra le piccole a risaltare maggiormente è il record di Louisiana (10-0) che contro ogni pronostico sta dominando la Sun Belt anche grazie al calo di UT Arlington. Grande stagione anche per Montana (11-0) nella Big Sky che guida la classifica con il giusto mix fra esperienza e talento con il freshman Timmy Falls che nelle ultime uscite è apparso in miglioramento. Florida Gulf Coast (9-0) nella Atlantic Sun sta rispettando le attese dominando il campionato con la seconda Jacksonville già a 3 partite di distanza. Dominio anche nella American East da parte di Vermont (9-0) che grazie ad una delle migliori difese del campionato sta addormentando la sua conference in attesa del torneo. Nella WAC c’era grande attesa per Grand Canyon del nostro Alessandro Lever che però si è svegliata tardi, e New Mexico State (7-0) che è già in fuga. Nella Southern c’è come stato un vuoto di potere fra Furman e Samford e a prendere il controllo della situazione ci ha pensato East Tennessee State (12-0) che è arrivata alla 15/a vittoria di fila e al momento sembra irraggiungibile. Nella Ivy League in testa alla classifica c’è Pennsylvania (6-0), ma Harvard è in scia e tutto può ancora succedere.