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Luka Doncic, un predestinato alla conquista della Nba

Autore: Michele Damiani
Data: 16 Mar, 2019

Essere un predestinato a vent’anni non è da tutti. Essere allo stesso tempo un veterano è davvero per pochi. Uno di questi è Luka Doncic, il ragazzo sloveno che sta conquistando la Nba. Il suo palmares già conta un Europeo, un’Eurolega e tre lighe spagnole. Nella sua prima stagione oltreoceano sta macinando record e primo favorito per il premio di Rookie of the Year. I colleghi più illustri non perdono occasione per tesserne le lodi. Ha già in mano le chiavi di una nazionale e di una franchigia Nba. Insieme al neo arrivato Porzingis, è pronto a riscrivere una storia europea nel basket Usa. Proprio in quella Dallas che ha accolto, in passato, due dei migliori giocatori non americani della storia della lega.

Nash e Nowitzki sono gli unici due giocatori non americani ad aver vinto il premio di Mvp della regular season

Predestinato lo era già ai tempi dell’Olimpia a Lubiana. Quando aveva dieci anni giocava sempre contro ragazzi più grandi e già lasciava incantati gli addetti ai lavori con le sue giocate. A tredici anni, nel 2012, viene selezionato dal Real Madrid lasciando il padre, giocatore di basket serbo e la madre, ballerina slovena, per trasferirsi in Spagna. Dopo un paio di stagioni da dominatore passate nelle giovanili dei blancos, anche qui giocando sotto età nell’aprile del 2015, è pronto a diventare il più giovane esordiente nella storia del Real Madrid. L’impatto con il campo è stato subito difficile.

La prima azione della carriera professionistica di Doncic

Così come difficile è stato il suo impatto con l’Eurolega

Con il Real in piena emergenza infortuni in casa del Cska campione d’Europa, un Doncic sedicenne, buttato nella mischia, subisce incolpevole il timeout e spara tre triple consecutive.

Le sue due stagioni al Real sono storiche. Nella prima, Doncic ha trascinato la squadra alle final four di Eurolega nonchè alle finali di campionato. Nonostante gli ottimi numeri e la giovane età, l’aver perso entrambe le competizioni aveva fatto piovere alcune critiche sul talento balcanico. La seconda stagione, invece, non ha lasciato spazio alle critiche. A settembre vince da protagonista l’europeo con la Slovenia (primo trofeo iridato della nazionale). Con il Real domina la stagione, portando a casa una Eurolega (con annesso Mvp della finale e della stagione, nonché premio di miglior giovane) e una Liga (Mvp anche in questo caso). A meno di vent’anni si ritrova pronto a sbarcare in Nba con già più di 150 partite vere alle spalle e svariati trofei. Un predestinato nel corpo di un veterano.

Al draft 2018 viene scelto alla terza da Dallas; una situazione ideale per un rookie, con una squadra senza tante pretese e un allenatore capace. Luka si è adattato subito. Sta viaggiando con cifre da record per un esordiente (20, 5, 7 l’ultimo a registrare numeri simili è stato Lebron nel 2003) ed è già il leader della squadra. Solo cinque volte un giocatore under 20 ha siglato una tripla doppia nella storia della lega; quattro portano la firma di Doncic. La sua spiccata intelligenza gli permette di sopperire alle carenze fisiche riuscendo a essere un giocatore completo e utile in ogni posizione, come dimostrato lo scorso 3 marzo, a Houston, dove a 19 punti e 9 assist ha aggiunto 15 rimbalzi (record stagionale). Una stagione magra di risultati di squadra, ma ricca di soddisfazioni personali e di giocate che ci ricorderemo per anni.

 

Per esaltare al meglio le sue doti in campo basta riportare i giudizi che hanno espresso compagni e avversari. Secondo Dirk Nowitzki, il suo gioco non presenta “buchi”, non ha difetti, e ben presto sarà una delle star della lega. Dwyane Wade, un altro che ci lascerà a fine stagione, è convinto che il giocatore sloveno passi la palla come Lebron James. Secondo Željko Obradovic, la sua meticolosità e l’attaccamento al gioco ricordano lo stile di Drazen Petrovic.

Uno dei suoi punti di forza è la capacità di leggere in anticipo le mosse della difesa, prendendo una decisione già nei primi secondi dell’azione. Le sue capacità di ball handling e la sua inventiva sono famose in tutto il mondo, così come il suo step back

Harden spara, Doncic risponde

Se il suo ultimo passo è da manuale, il primo presenta qualche problema. La mancanza di esplosività è forse il suo principale difetto su un campo di basket. Gli manca ancora la forza sufficiente per reggere in difesa, così come per battere l’avversario in attacco in velocità. Non sempre la sua capacità di palleggio gli permette di crearsi un vantaggio e il 34% dall’arco non è abbastanza per sopperire a questo problema. Di contro, la sua stazza (200 cm per 100 kg) è, per il ruolo che ricopre, fonte di vantaggio fisico in molte situazioni. In più, capacità di lettura e tempismo gli permettono di realizzare giocate all’apparenza fuori dal suo repertorio.

 

La stagione di Doncic rappresenta in pieno uno degli aspetti che caratterizzano la Nba del nuovo millennio, ovvero la sempre più massiccia presenza di stranieri. Nel 2019 i giocatori non americani presenti nei roster Nba sono 108, cifra vicina al record di 113 registrato l’anno scorso. Ma oltre al numero, è la qualità degli arrivi ad essere cambiata, soprattutto per quanto riguarda i giovani. Basti pensare che dal 1978 al 2012 ci sono state cinque prime scelte non Usa al draft e dal 2013 a oggi ce ne sono state altrettante (4+1 considerando Towns). Doncic sarà il quarto RoY negli ultimi cinque anni non americano (il secondo europeo dopo Gasol nel 2001). Colpisce poi come sia cambiato l’impatto che gli stranieri hanno sulle squadre: da Antetokunmpo a Simmons, passando per Doncic e Jokic, sono molti i giocatori franchigia non Usa nella lega.

Dallas si prepara ad una stagione da outsider, con i tifosi speranzosi di rivivere almeno in parte i fasti degli anni d’oro. Se Porzingis è in salute, la coppia promette molto bene in termini di compatibilità e prospettive future. L’ambientamento di Doncic è stato immediato, lui stesso ha dichiarato che segnare in Nba è più facile che farlo in Euorpa. Ma ha anche ammesso di aver perso più partite in questa stagione che in tutta la sua carriera. Vincere in Nba è sempre un incastro di molti fattori, non basta il talento e la voglia per portare a casa l’anello. Altrimenti Doncic ne avrebbe quattro/cinque assicurati.

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