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L’ultima battaglia di Kansas State

Autore: Paolo Mutarelli
Data: 27 Feb, 2019

Se fossero un film, sarebbero un vecchio western di Sergio Leone. Se fossero un libro, sarebbero i paesaggi desertici di Cormac McCarthy. Se fossero una squadra Nba, il Gritt&Grind di Memphis. Semplicemente, sono i sempre più sorprendenti Kansas State Wildcats, ancora in testa alla Big 12 a tre giornate al termine, anche dopo la sconfitta subita nel Sunflower Showdown contro Kansas di lunedì notte.

Esperienza a servizio della difesa 

Buona parte del merito delle nove vittorie consecutive e del primato nella conference va dato alla difesa organizzata da Bruce Weber. Settimi nella nazione secondo KenPom per AdjDef (88.8), fanno dell’aggressività sul perimetro e del controllo dei tabelloni il loro punto di forza. Infatti, sono tra le eccellenze sia in TO% (22,5%) che in Steal% (11.27%), grazie ai due senior Barry Brown Jr. e Kamau Stokes. Queste statistiche, unite alle oltre sette rubate di media, sono dovute al sempre più diffuso Play Hard Chart, cioè l’attribuzione di punti per ogni rubata, sfondamento, stoppate e deflection fatta dai giocatori in campo.

Kamau Stokes è il senior uomo d’ordine in attacco, assistman della squadra (3,3) e uno dei migliori tiratori (36%)

La grande velocità degli esterni permette alla squadra di ruotare in tempi brevi e di difendere facilmente sull’arco con gli avversari che tirano di media il 31% da 3. E infatti le triple sono le conclusioni che lasciano più volentieri, il 44% dei tiri concessi, e ciò ovviamente ha i suoi rischi. Non avendo un rim protector a roster, scommettono sulle percentuali al tiro degli avversari e sulle abilità individuali nel difenderle proprio per proteggere il centro dell’area, dove concedono il 63%, e conquistare i rimbalzi. Le ultime due sconfitte contro Iowa State e Kansas sono scaturite proprio da questa scommessa di Kansas State. Sia i Cyclones che i Jayhawks hanno tirato con percentuali ben oltre la media (40% per Kansas e un’irreale 58% per Iowa State), liberando poi lo spazio sotto canestro per lunghi in post e penetrazioni avversarie. 

Un attacco spuntato

Se l’impegno difensivo è il vanto e l’anima della squadra, la parte offensiva conferma una lacuna storica della squadra. L’attacco dei Wildcats, 111esimo della nazione con 107.5 di AdjOff, è l’emblema dell’anti-estetica applicata alla pallacanestro. Sembra quasi che i Wildcats si vogliano riposare in attacco. Poco movimento, sul lato debole, tanta circolazione perimetrale senza creare un pericolo, difficoltà a creare vantaggi, con il peso distribuito solo sulle spalle di Brown Jr. e Dean Wade, con l’aggiunta di qualche transizione giocata molto bene.

 

Brown è il leader della squadra e uno dei candidati al Big 12 POY. Ha visto le sue responsabilità aumentare dopo gli acciacchi fisici di Wade e, per quanto sia encomiabile il lavoro che sta svolgendo, è spesso il protagonista di one man show. Il coach di West Virginia Bob Huggins ha paragonato la sua traiettoria a quella di un suo pupillo come Jevon Carter e le similitudini ci sono. Entrambi sono nati come difensori tenaci e si sono trasformati in prime punte di livello in una delle conference più complicate della nazione. Brown viaggia a 15 punti di media con il 45% dal campo, molti di questi racimolati da penetrazioni fatte a cento all’ora o in contropiede.

 

L’infortunio di Wade ha privato Weber della sua “esca” preferita. Infatti, il coach ha descritto il suo attacco così: “Giochiamo attraverso Wade, gli avversari si preoccupano di lui, infatti lo raddoppiano quando lo mandiamo in post e lui sa pescare i suoi compagni”. Wade, al suo meglio, è il miglior creatore di gioco della squadra solo grazie alle attenzioni che attira quando si posiziona in post. Allo stesso tempo, è il miglior tiratore della squadra con il 44%, con triple quasi tutte assistite, in situazioni di pick&pop o in angolo. 

Il peso dell’esperienza

Sono la squadra più esperta della conference e questo si vede dalla durezza mentale e l’intensità fisica con cui affrontano le partite. Difficilmente vedrete concedere canestri facili o errori difensivi in finali punto a punto. L’infortunio al dito di Cartier Diarra ha privato la squadra della sua scossa elettrica dalla panchina, ma la squadra non sembra averne risentito.

 

É stata forte la botta rimediata contro Kansas, d’altronde è dal 2006 che non espugnano l’Allen Fieldhouse. Texas Tech è, potenzialmente, prima in classifica con lei e, a tre giornate dal termine, sembra avere un calendario più semplice dei Wildcats. Ma questa è l’ultima battaglia della migliore classe di Bruce Weber. Vedremo se la più vincente.

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