Duke butta via 17 punti di vantaggio e perde la sua prima partita della stagione contro Texas Tech. Kentucky torna a respirare grazie al ritorno del suo giovane centro, mentre in Big East le cose non vanno benissimo per Marquette e Georgetown.
Ecco le pagelle della week 7

Jayden Quaintance (Kentucky) – Bentornato Jayden, Kentucky aveva giusto un pelo bisogno di te. Il più giovane giocatore dell’Ncaa della passata stagione torna in campo 9 mesi dopo la ricostruzione del crociato e fa sentire subito la sua presenza in difesa e in attacco: 10 punti, 8 rimbalzi e 2 stoppate in 17 minuti contro Zuby Ejiofor, cioè uno dei migliori centri della nazione. Coach Mark Pope ha finalmente tutto il roster a disposizione e la stagione della sua squadra può davvero cambiare.
Christian Anderson (Texas Tech) – Il secondo tempo da dio della guardia tedesca costa a Duke la prima sconfitta della stagione: 23 dei suoi 27 punti arrivano nella ripresa, compresi i generosi liberi negli ultimi secondi che danno la vittoria a Texas Tech che, sotto di 17, ribalta la partita con un’altra prestazione da leader totale del suo sophomore: 20 punti, oltre 7 assist e il 43.5% da 3 le sue cifre in stagione, ricordarsi del suo nome per il draft.
Vanderbilt – Arrivare alle 16 vittorie consecutive del 2007-08 sarà dura, ma l’attacco di Vanderbilt trova soluzioni per far saltare ogni difesa. Anche il rigurgito di orgoglio di Memphis è stato sedato all’overtime grazie alle scorribande di Duke Miles e alla dimensione interna di Jalen Washington, prima di mettere a segno il 50% su 32 triple contro Wake Forest con un Tyler Nickel da 8/10 dall’arco. Mark Byington ha costruito una mina vagante in perfetta regola.
Ebuka Okorie (Stanford) – Veloce, naturale con un ball handling da far paura. Gli piace più mettersi in proprio che passare, eppure non c’è possesso offensivo di Stanford che non sia nelle mani dell’ennesimo freshman meraviglia di questa classe. La povertà tecnica attorno a lui lo porta ad accentrare spesso il gioco d’attacco della squadra, ma Colorado si è beccata un clinic su come attaccare il canestro e scherzare i lunghi: 18/21 ai liberi per 32 punti finali. Già un veterano.
Houston – La difesa, si sa, è il marchio di fabbrica dei Cougars e anche quest’anno sono tra i primi 3 della nazione con meno di 60 punti concessi. La differenza però è che coach Kelvin Sampson ora ha disposizione una batteria di attaccanti impressionante in grado di vincere le partite sommergendo di punti gli avversari: 94 quelli segnati contro Arkansas grazie al trio di guardie Sharp-Uzan-Flemings che non ha nessuno e a un lungo come Chris Cenac che può fare canestro in tanti modi diversi.
Braeden Smith – Avere un floor generale di questo livello in uscita dalla panchina è un lusso che in pochissimi hanno in Division I. Ormai coach Mark Few ha deciso che in quintetto parte il freshman spagnolo Mario Saint-Supery ma con Smith l’attacco di Gonzaga cambia ritmo. Da solo ha battuto la produzione dell’intera panchina di Oregon (21 a 13 con 7 assist e 0 palle perse), oltre che difendere forte sulla principale fonte di gioco dei Ducks, Jackson Shelstad. Sesto uomo di lusso.
Ohio State – la forza della Big Ten si misura anche dalle sue squadre di seconda fascia e tra queste ci sono i Buckeyes andati a un passo dal battere una North Carolina in grande forma. C’è più sfortuna che altro nella sconfitta di un punto contro i Tar Heels, ma coach Jake Diebler può essere soddisfatto dei suoi che, anche in una serata non meravigliosa di un attaccante meraviglioso come Bruce Thornton, sono solidi in difesa e arrivano a un niente dall’upset
Timothy Van Der Knaap (Bradley) – Due vittorie importantissime per Bradley in cui c’è il timbro anche dell’ex Bassano. A livello di scoring sono 17 i suoi punti nel match finito all’overtime contro un’interessante Indiana State: 3/8 dall’arco e la solita energia che gli permette di scalare le gerarchie di coach Brian Wardle. Contro Southern Illinois anche un alley oop per chiudere una grande settimana.
Will Wade (NC State) – “Il tempo dell’asilo è finito”, quello del “casual approach” alle partite anche. L’Acc sta per iniziare e il nuovo coach di NC State ha deciso di suonare la sveglia a una squadra che fino a qua ha deluso con un record di 9-4 nonostante un roster in teoria molto ben attrezzato. Paul McNeil è esploso con 17/29 da 3 nelle ultime due partite, se anche Darrion Williams decide di lasciare l’asilo, la stagione può solo migliorare.
Duke Brennan (Villanova) – Uno dei termometri delle prestazioni dei Wildcats, che continuano a vincere, ma non a convincere. Anche nella gara contro Wisconsin, Villanova ha sprecato un vantaggio di 15 punti e nel finale ha gettato via palloni decisivi che hanno permesso ai Badgers di arrivare al supplementare. Brennan è la cartina al tornasole della squadra. Scomparso contro Michigan, mattatore contro Pitt e sufficiente contro Wisconsin.
Lunghi di Louisville – Il voto non è più basso solo perché dopo la batosta contro Tennessee, nella gara successiva con Montana il tedesco Sanada Fru è stato tra i migliori in campo. Ma è una magra soddisfazione. Contro i Volunteers il front court di Louisville ha mostrato tutta la sua fragilità. Ci sono i centimetri, ma non c’è fisicità e soprattutto non c’è un briciolo di aggressività. Tennessee ha banchettato sotto il canestro avversario facendo molto male.
Marquette – Ma che succede alla squadra di Milwaukee? Non ne vincono più una. Sono a 4 sconfitte consecutive, e già questa è una mezza notizia per una delle formazioni da sempre ai vertici della Big East. Ma soprattutto non sembrano proprio nemmeno provarci. Hanno perso di 20 punti contro Wisconsin, poi di 20 contro Purdue (l’unica L che davvero ci stava) poi hanno perso in casa contro la non eccezionale Georgetown e si son fatti rifilare altri 21 punti da Creighton.
Jon Scheyer e Isaiah Evans (Duke) – Troppi i minuti concessi alla sua guardia, pochi i punti per ripagare la fiducia del suo coach. Sono loro due i principali colpevoli di una sconfitta decisamente evitabile dovuta al loro atteggiamento troppo passivo: Dame Sarr aveva difeso bene nel primo tempo su Christian Anderson, incomprensibile non riprovarlo quando il tedesco ha preso fuoco, e altra prova da secondo terminale offensivo sprecata per la guardia che ha chiuso con soli 4 punti, osservando la partita cambiare padrone senza fare nulla.
Santa Clara – Da squadra rivelazione a squadra in crisi nell’arco di poche settimane. Qualcosa si è inceppato nei meccanismi del team allenato da Herb Sendek. Hanno perso 3 delle ultime 4 gare, vincendo di soli tre punti contro North Texas, venendo travolti da New Mexico, sprecando 19 punti di vantaggio contro Arizona State e finendo col perdere contro Loyola Chicago, una delle peggiori formazioni di tutta la Division I. E adesso iniziano le gare di WCC.
Ed Cooley (Georgetown) – Quattro liberi sbagliati, il tiro del pareggio che non entra e sconfitta in casa contro una squadra alla tua portata. Ci sta la rabbia e ci sta la frustrazione, molto ma molto meno l’idea di sfogarsi lanciando una bottiglia non per terra ma verso gli spalti. E sfiga ha voluto che finisse pure addosso a un bambino piccolo in braccio a sua madre. Immediate le scuse del coach di Georgetown, ma immediata anche la punizione dell’università con la sospensione per una partita.
Penn State – Non sono le tre sconfitte consecutive, peraltro due contro due ottime squadre come Indiana e Michigan State, è il “come” hanno perso l’ultima gara contro Pittsburgh. La partita è finita 80-46 e il tabellino finale recitava zero punti per ben 3 membri del quintetto. 0 con un solo tiro per Ivan Juric, 0 con 2 tiri tentati per Melih Tunca (in teoria terzo e quarto marcatore della squadra) e 0 con tre triple tentate per Dominick Stewart.
