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Primo ranking settimanale di rookie e sophomore Nba qui su BasketballNcaa. Si parte dai sophomore, con una draft class del 2015 considerata un concentrato di talento. Previsioni rispettate, come si è visto, un dominatore assoluto e due potenziali Hall of Famer in Karl Anthony Towns e Kristaps Porzingis. Un particolare, la classifica tiene conto delle partite giocate fino a mercoledì 2 novembre. Prima della top 5, qualche riga su chi è stato escluso, con la premessa che siamo a una settimana di stagione, qualcuno uscirà, qualcuno entrerà.
Nikola Jokic l’anno scorso ha chiuso la prima stagione ai Denver Nuggets come il terzo miglior rookie della lega dietro Towns e Porzingis e sia in preseason sia in queste prime partite coach Michael Malone ha deciso di provare un quintetto con due lunghi veri come Jokic e Jusuf Nurkic, che aveva funzionato male nei pochi minuti in cui era stata provata l’anno scorso. Il rendimento in questi giorni, per quanto migliorato, non è stato sufficiente per includere Jokic in top 5, anzi, complice anche la sfida contro Anthony Davis in apertura, Nurkic ha giocato nettamente meglio di Jokic.
Devin Booker ha coronato una stagione stratosferica, con l’inclusione nel All-Rookie First Team. Il talento rimane abbagliante, ma i Suns hanno solo interesse a far crescere i propri giovani (Booker ha compiuto 20 anni qualche giorno fa e ci sono altri due diciannovenni in squadra) e punta solo al futuro. Ai fini di questa classifica, i risultati di squadra però qualcosa contano, se non altro perché altri sophomore hanno già ruoli consolidati in squadre da playoff. Booker, al contrario, è un talento offensivo ancora incostante e assolutamente nullo in difesa. Migliorerà anche lui, ma quanto fatto vedere finora non basta per la top 5.
Justise Winslow era atteso al salto di qualità offensivo, non che si attendessero cambiamenti straordinari ma la partenza di Wade richiede una distribuzione delle responsabilità in attacco. Ha mostrato qualche miglioramento, ma non ha fatto nulla di straordinario finora e si è preferito premiare altri giocatori. Se gli Heat dovessero fare bene in stagione, risalirà certo qualche posizione.
5 – D’Angelo Russell, G, Los Angeles Lakers
La nuova versione dei Lakers targata Luke Walton fa bene a D’Angelo Russell. Circa trenta minuti a partita partendo in un quintetto con un Net Rating di +5.4 a fronte di un valore di squadra di -7.6. La squadra gioca meglio quando il duo Russell-Randle è a pieno regime, e il fisico della guardia ex Ohio State gli aveva dato dei vantaggi anche in post contro avversari più piccoli di lui già durante la scorsa stagione. Ha fatto vedere buone cose e i Lakers sono rimasti in partita contro quasi tutti gli avversari affrontati finora, se si esclude la gara con i Pacers, condizionata da falli e infortuni che hanno fatto saltare le rotazioni.
pic.twitter.com/3BqjUqYpom— Tom Fehr (@TJFsports) 29 ottobre 2016
4 – Jonathon Simmons, F, San Antonio Spurs
Simmons forse non dovrebbe far parte di questa classifica visto che è un “sophomore” di 27 anni, ma il suo impatto è stato mostruoso in questo inizio di stagione. All’esordio contro i Warriors è stata la panchina degli Spurs, con l’ingresso proprio di Simmons (e Patty Mills) a creare il parziale decisivo già nel primo quarto, e se nelle partite successive non ha tenuto le stesse cifre per punti segnati, ha comunque messo in campo difesa e atletismo. L’accoppiata sul perimetro con Kawhi Leonard è da incubo per gli avversari e con lui in campo gli Spurs sono una squadra migliore. Infatti, pur partendo sempre dalla panchina, nell’unica partita decisa negli ultimi secondi, quella contro Miami, Simmons è rimasto nel quintetto che ha chiuso la gara. Forse uscirà da questa classifica nei prossimi mesi, ma per ora si è guadagnato il posto.
3 – Kristaps Porzingis, PF, New York Knicks
L’elemento più costante dei Knicks in queste tre partite, sembra sia migliorato parecchio in questa stagione – e questo è un dato ‘preoccupante’ visto quanto fatto vedere l’anno scorso. È più a suo agio sul lato offensivo del campo, la squadra ha schemi pensati su misura per lui, l’intesa con Joakim Noah procede senza intoppi e se c’erano ancora dei dubbi su chi sia il futuro di New York, i 18 punti e 6 rimbalzi di media nelle prime tre partite sono state la risposta. La maggior parte di tutto ciò è accaduto quando è stato utilizzato in contesti di pick-and-roll o altri sistemi più comuni, nel momento in cui, su “suggerimento” di Phil Jackson, presidente dei Knicks, la squadra si è affidata di più ai set del Triangolo, Porzingis ha visto diminuire il numero di possessi rivolti a lui. Come era lecito attendersi, le vittorie non sono arrivate e il risultato più probabile sarà un enorme spreco di talento.
2 – Karl-Anthony Towns, PF, Minnesota Timberwolves
KAT è stato il dominatore assoluto della stagione l’anno scorso, e quasi certamente tornerà a esserlo appena i Timberwolves cominceranno a vincere qualche partita, ma per ora rimane secondo. I miglioramenti mostrati in queste settimane sono stati mostruosi e si stanno esaurendo le parole per descriverlo. Ogni partita fa qualcosa che lascia a bocca aperta, come questa penetrazione nella gara di apertura. È solo questione di tempo, ma serve qualche vittoria in più rispetto all’anno scorso, anche senza Ricky Rubio.
1 – Myles Turner, PF, Indiana Pacers
Ci sono diverse ragioni per cui Turner ha meritato la prima posizione, almeno in apertura. In ordine sparso, ha giocato più partite di Towns, e su un numero così ristretto di incontri deve essere tenuto in considerazione; giocando altrettanto bene, anche se in modo meno scintillante. La prima partita è stata un capolavoro, nelle altre è stato efficace ed efficiente su entrambi i lati del campo, con le due sconfitte nate soprattutto da prestazioni difensive rivedibili e imputabili a tutta la squadra. Sorprende anzi che le prestazioni siano di questo livello, visti i problemi mostrati in queste prime partite dal gioco di coach Nate McMillan. I Pacers sono, in questo momento, una squadra migliore dei Timberwolves e permettono a Turner di collezionare qualche vittoria in più, mentre i ragazzi di coach Tom Thibodeau non hanno ancora imparato a giocare su Towns quando la palla scotta. Memphis ha giocato la partita contro Minnesota senza metà dei titolari, e questo non può essere dimenticato. E infine, Turner ha iniziato la stagione circondato dai dubbi e dalle responsabilità che i Pacers gli hanno affidato, soprattutto sul piano difensivo, per un giocatore che non ha mai dimostrato un’affidabilità di quel livello nella sua metà campo, ed è giusto considerarlo la più bella sorpresa di inizio stagione. Questa numero uno dipende tanto da Turner e dalla sua squadra quanto da Towns e dai limiti di Minnesota, ma è decisamente meritata.
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Quella del 2016 è una draft class relativamente povera di talento e ulteriormente impoverita in stagione dall’infortunio di Ben Simmons. Tra i rookie che non sono stati inclusi in classifica vale la pena spendere due parole per Brandon Ingram, Buddy Hield e Wade Baldwin.
Wade Baldwin ha fatto vedere sprazzi di ottime giocate e di difesa efficace, ma ha avuto momenti in cui è stato nullo o semplicemente dannoso per la squadra, con il peggio che è arrivato nella partita contro i Knicks. Giocherà molti minuti e avrà tutto il tempo per rifarsi, almeno fino a quando Chandler Parsons sarà fuori causa. Per allora dovrà aver convinto abbastanza per non vedere il minutaggio ridotto al lumicino.
Hield e Ingram non hanno deluso, si sono semplicemente dimostrati per quello che sono, due rookie che devono ancora abituarsi alla Nba. Dei due, più facile che sia Hield ad abituarsi già in questa stagione, mentre Ingram dovrà migliorare nel fisico, che al momento non sembra adatto alla Nba. Nessuna bocciatura, serve solo tempo. Inoltre, Luke Walton ha deciso di concentrarsi su difesa e playmaking nello sviluppo di Ingram. Nelle prossime settimane lo vedremo forse in classifica, ma deve far vedere qualcosa di più.
Nota a margine su Kris Dunn: avrebbe meritato qualche parola in più, ma con l’infortunio di Rubio il titolare sarà lui e nelle prossime settimane ci sarà modo di parlarne. Per ora, è fuori dai cinque.
5 – Jakob Poeltl, C, Toronto Raptors
Ha l’ingrato compito non solo di sostituire Jonas Valanciunas nei minuti in cui il lituano è seduto in panchina, ma anche di far dimenticare il Bismack Biyombo della scorsa stagione. Considerato che l’opportunità è arrivata per un infortunio di Lucas Nogueira, sostituto designato a inizio stagione, comportarsi così bene nelle prime gare è decisamente una sorpresa. I 3 punti e poco meno di 5 rimbalzi in 14 minuti a partita dicono poco, ma è stato una presenza sotto i tabelloni, ha vinto la maggior parte delle sfide contro i diretti avversari e ha mostrato buona mano e buona visione di gioco dai 5 metri. Se crescerà ancora, il centro che uscirà dalla panchina per i Raptors sarà lui.
4 – Domantas Sabonis, PF, Oklahoma City Thunder
Ala forte titolare dei Thunder con circa 15 minuti a partita, ha impressionato in pre-season per la presenza difensiva ma quando le partite hanno cominciato a contare sono cominciati i problemi. I Thunder hanno spaziature imperfette e spesso si trova a gravitare lontano da canestro, ma il lituano viene spesso coinvolto in Dribble-Hand-Off sul perimetro o dal gomito che permettono di sfruttare la sua già discreta visione di gioco. Con la trade che ha visto i Thunder perdere Ersan Ilyasova la vera minaccia per il minutaggio di Sabonis sarà Joffrey Lauvergne, ma dovrebbe comunque conservare il suo ruolo, almeno per ora. Sembrava uno dei rookie più pronti a contribuire e finora ha un pò deluso le aspettative, ma gioca minuti significativi in una squadra da playoff con due compagni di reparto importanti. Per il momento non fa danni e non porta grandi benefici alla squadra, ma non ci può ancora essere grande separazione tra chi è parte del ranking e chi è fuori, e potrebbe scivolare fuori molto in fretta.
3 – Pascal Siakam, PF, Toronto Raptors
Siakam è stato buttato in un ruolo da titolare dopo l’infortunio di Jared Sullinger e ha fatto molto bene, garantendo fisicità e atletismo in difesa senza troppi svarioni e garantendo secondi possessi in attacco, riciclando palloni che sembravano già persi. Niente di trascendentale, ma in un draft così povero di talento e con i grossi nomi ancora in un limbo di incertezze, il suo contributo è più che sufficiente per fargli guadagnare un posto tra i migliori cinque.
2 – Jaylen Brown, F, Boston Celtics
Una sola ingenuità, sul finale della partita contro i Bulls, costata forse la partita ai Celtics. Per il resto, tanta sostanza, difesa dura e fisica, una discreta capacità di prendere falli e lavorare al gomito in attacco. Tende ancora ad attaccare il ferro e cercare la schiacciata a tutti i costi e le squadre inizieranno a costringerlo fuori dal pitturato, obbligandolo a tirare. Il fatto che non abbia ancora tentato un singolo tiro da tre è preoccupante, ma è difficile che il suo tiro sia affidabile già in questa fase. Il suo ingresso in questo ranking è favorito dall’essere utilizzato come ala grande in quintetti piccoli, aprendo il campo e mascherando le sue debolezze, che venivano invece amplificate dagli spazi stretti del gioco di Cal.
pic.twitter.com/dmPLnnYFO4— Marc D’Amico (@Marc_DAmico) 27 ottobre 2016
1 – Joel Embiid, C, Philadelphia 76ers
20 punti in 20 minuti all’esordio, 17 punti, 6 rimbalzi e 1 assist di media nelle prime tre gare e la sensazione che stia predicando nel deserto. Embiid è tutto quello che era stato anticipato e forse anche di più. Sarebbe bello vederlo in una squadra competente, anche a minutaggio ridotto, come fu per Bill Walton dopo gli infortuni al piede. Per il momento, i 76ers continuano a perdere ma non sembra esserci volontarietà come negli anni passati. L’ex Kansas è riuscito a farsi annunciare come Joel The Process Embiid dallo speaker dell’arena prima della palla a due,
They call him… The Process. pic.twitter.com/aGWtRFYS8t
— Philadelphia 76ers (@Sixers) 1 novembre 2016
E contro Atlanta ha caricato di falli Dwight Howard con l’esperienza di un veterano e ha attaccato i closeout in palleggio, dimenticando di essere un centro di 210cm con varie operazioni al piede.
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