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South, Creighton domina tra un Ryan e un altro

Creighton si sbarazza di Baylor con una facilità impressionante e alle Sweet 16 se la vedrà con Princeton, grande sorpresa di questo Torneo.

 

#6 CREIGHTON 85
#3 BAYLOR 76

Statement win per Creighton – che tiene a bada una pericolosa Baylor senza mai vacillare – e per la Big East che manda tre squadre alle Sweet 16 (UConn e Xavier le altre due) per la prima volta sin dal riallineamento del 2013, proprio nell’anno di rebuilding di Villanova, il suo programma di maggior successo, e nonostante lo sgambetto subito da Marquette, doppio campione di regular season e torneo di conference.

I Bluejays vincono la battaglia delle guardie coi Bears, passando direttamente da un Ryan (Kalkbrenner, dominante con NC State) a un altro (Nembhard) nel trovare il proprio eroe di giornata. Career-high con 30 punti straordinariamente efficienti (8/13 al tiro e 10/10 ai liberi) per il canadese che ha dato vita a un bel duello con LJ Cryer (30 anche per lui, ma solo tramite canestri dal campo con 13/22).

“We look up to him, even though he’s shorter than all of us”, ha detto Arthur Kaluma, uno degli altri tre Bluejays a chiudere la sfida in doppia cifra realizzativa. La PG di appena 183 cm è tanto saettante su quelle due gambe quanto glaciale: il suo atteggiamento in campo esemplifica piuttosto bene quanto questa Creighton sia molto diversa e molto più bilanciata fra le due metà campo rispetto alle versioni che l’hanno preceduta negli anni: 76 punti concessi con un 46% al tiro di per sé non brutto ma di certo nemmeno fantasmagorico per l’attacco #2 dell’intera Ncaa, controllando la partita praticamente in ogni altro aspetto.

Il seed dice numero 6, ma la formazione di coach Greg McDermott ha fin qui giocato da numero 1, in qualche modo recuperando terreno rispetto alle (pesanti) aspettative prestagionali che la squadra – pure sfortunata – non era riuscita a rispettare fino a metà stagione.

L’unico problema a questo punto consiste nelle opzioni a disposizione: il quintetto titolare è estremamente ben assortito, ma in panchina Francisco Farabello è l’unico che può fare la differenza. Non servono rotazioni chissà quanto profonde per andare alle Final Four o vincere il titolo, ma qui in una gara possono bastare uno o due giocatori con problemi di falli perché le cose prendano una brutta piega.

 

 

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