Esiste un posto negli Stati Uniti che si chiama Kalamazoo e gli americani non sarebbero tali se non ci avessero fatto anche una maglietta: “Yes, there really is a Kalamazoo”. In questa non piccola città del Michigan le attrazioni principali sono due: la prima zona pedonale destinata a mall mai creata negli Stati uniti, e anche questa è roba molto americana, e l’università di Western Michigan, ateneo pubblico che ospita una delle Scuole di aviazione più importanti della nazione. La classica noiosa città di provincia che però da qualche giorno si sente un po’ meno tranquilla perché uno studente di 19 anni di WMU è stato ucciso e un giocatore della squadra di basket della stessa università è finito in galera con l’accusa di omicidio.
Joeviair Kennedy, redshirt freshman di 20 anni, è uno dei tanti panchinari nella infinita rotazione di Steve Hawkins, coach che utilizza sempre più di 10 giocatori a partita. Lo scorso 8 dicembre, ha giocato 12 minuti nella sconfitta dei modesti Broncos contro Cleveland State e sono stati probabilmente gli ultimi da lui trascorsi su un campo da basket. Il giorno dopo la partita, Kennedy è andato con un’altra persona ancora non identificata in un appartamento non lontano dal campus. Forse per comprare droga, forse per rubare, forse per tutt’e due, fatto sta che Jacob Jones, una delle 4 persone presenti nell’appartamento, è stato ucciso. Secondo la prima ricostruzione del Kalamazoo Country Sheriffs Office, Kennedy e il suo complice cercavano marijuana, soldi e cellulari e proprio il telefono del giocatore dei Broncos è stato trovato sulla scena del crimine, perso probabilmente nel corso di una colluttazione con la vittima o durante la fuga. Quattro le accuse pesantissime che gli sono state rivolte, compresa quella di omicidio che potrebbe portarlo in carcere per il resto dei suoi giorni.
L’università ha subito rimosso il suo profilo e di lui non c’è più traccia nel roster dei Broncos: “E’ una tragedia devastante per tutte le persone coinvolte – ha detto coach Hawkins – E’ una perdita devastante per l’università. Siamo scioccati dall’intera vicenda e adesso tocca a noi cercare di educare questi giovani ragazzi, mettere insieme i pezzi e guardare avanti”.
“Siamo profondamente colpiti dalla perdita di una giovane vita – ha aggiunto il presidente di WMU John M. Dunn – Facciamo le condoglianze alla famiglia e ci impegniamo a collaborare con le forze dell’ordine affinchè i colpevoli siano presi e giustizia sia fatta”.
Nessuna cauzione è stata concessa dal giudice distrettuale Anne E. Blatchford, troppo pesanti le accuse che Kennedy deve affrontare. Presenti durante l’udienza di convalida dell’arresto (che potete vedere nel video qui sotto) anche uno zio e un amico che ovviamente lo hanno difeso: “A volte puoi trovarti semplicemente nel posto sbagliato con la persona sbagliata. So nel profondo del cuore che non è stato lui a uccidere”, ha detto Dee Harris, il mentore di Kennedy nei suoi anni dell’high school.
Cosa ha fatto lo stabiliranno indagini e processo, certo non è la prima volta che giocatori del college basketball vengono coinvolti in casi del genere. L’ultimo, e più eclatante, è stato lo scandalo di Baylor nel 2003, quando Patrick Dennehy venne ucciso con due colpi alla testa dal suo compagno di squadra Carlton Dotson, condannato a 35 anni di galera dopo essersi dichiarato colpevole. Fu un omicidio che travolse l’università del Texas, dato che portò alla luce tutta una serie di irregolarità commesse da coach Dave Bliss che venne poi sostituito da Scott Drew. Altra storia di pistole, droga e giovani ragazzi che muoiono. Purtroppo anche questa molto americana.