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Week 1, le pagelle – Caleb Wilson è già il re di Chapel Hill

Caleb Wilson
Autore: Raffaele Fante
Data: 10 Nov, 2025

Una settimana d’esordio intensa e con alcuni statement già chiari. Una classe di freshmen impressionante, l’ottimo esordio di molti italiani e alcune indicazioni dai primi big match.

E’ iniziata la stagione del college basketball e tornano anche le nostre pagelle.

 

 

 

Koa Peat – Mentre molti discutevano su quale fosse il miglior freshman tra AJ Dybantsa, Darryn Peterson e Cameron Boozer, zitto zitto in sole due partite l’ala di Arizona si è messo in luce come uno dei più chiari talenti della classe del 2025. In particolare, nella gara di esordio contro i campioni in carica di Florida il talento dello stato dell’Arizona ha messo a segno 30 punti con 7 rimbalzi e 5 assist, mostrando una sicurezza nei suoi mezzi e nel suo jumper (preso in tutti i modi) che hanno fatto brillare gli occhi degli scout.

Bruce Thornton – E’ sempre stato forte, ma la stagione da senior con la maglia di Ohio State è partita con il botto: 26 punti con 5/6 e 2/4 da tre nella gara di esordio contro IU Indy seguita dal career high di 38 punti con 9/9 e 5/8 dall’arco. Oltre ai tanti punti messi a referto, colpiscono le percentuali per la guardia che ha disputato tutta la carriera collegiale in maglia Buckeyes. Resta da vedere come andranno le partite contro avversarie di livello più alto, ma per ora è stato super.

 

 

 

Caleb Wilson – “I wanted to impress the world. I wanted to let the world know who I am for sure”. Missione compiuta Caleb, Chapel Hill è già ai tuoi piedi dopo aver demolito Kansas con 24 punti (e 7 rimbalzi e 4 assist e 4 recuperi) con una serie di schiacciate e canestri in avvitamento tanto belli quanto difficili. Talento e personalità fanno di questo freshman di 2.08 che gioca ovunque uno dei protagonisti della stagione e il sostegno che coach Hubert Davis cercava per la sua panchina traballante.

Labaron Philon e Aden Holloway – Se il basket a 300 all’ora fa per voi, Alabama sarà la vostra squadra del cuore e queste due guardie i vostri beniamini. Astenersi amanti del college basket tradizionale, qua siamo in un divertente caos e i 103 punti segnati dai Crimson Tide al Madison contro St John’s ne sono stati il manifesto. Ma attenzione, le perse di squadra sono state solo 7 perchè Philon e Holloway corrono e attaccano senza sosta (46 punti in 2 con 35 tiri), ma hanno tanto talento e la palla attaccata alle mani.

Neoklis Avdalas – Ce n’eravamo innamorati durante l’estate FIBA e aspettavamo con ansia il suo esordio in NCAA. Ecco l’ala greca ha rimesso sulla mappa Virginia Tech mostrando un talento da All American nella divertentissima partita vinta al supplementare contro Providence. 33 punti, qualche stepback mortifero da distanza Nba (5/8 dall’arco) e un paio di fade away da far strabuzzare gli occhi. Sei rimbalzi e sei assist per colorare il tutto.

 

 

 

Eleonora Villa e Laura Toffali – Washington State è nelle mani di Eleonora Villa. Saranno arrivate anche tre sconfitte, ma la guardia lombarda è una macchina da punti all’interno di una squadra troppo giovane, forse, per essere competitiva. 21.3 punti di media con il 54% dal campo è un bell’andare per la junior. Anche Toffali ha messo le mani su Morehead State, 1-1 dopo la prima settimana. Ottima la figura contro Kentucky reggendo l’impatto fisico delle lunghe della SEC, contro Bellarmine invece non ha solo sparato un ventello, ma una prestazione a tutto tondo che fa ben sperare.

Giovanni Emejuru e Leonardo Bettiol – In NCAA è l’Italia dei lunghi e delle doppie doppie. Sono bastate due partite ai due transfer italiani per prendersi i front court delle rispettive squadre. Emejuru è ormai da anni uno dei più solidi rimbalzisti della Division I e a East Carolina ha un ruolo di primo piano anche dal punto di vista dello scoring. Sorte simile per Bettiol che si è preso il post ad UMass facendo impazzire i lunghi avversari tra canestri e falli subiti. Unico neo per entrambi: la gestione dei falli che hanno limitato il minutaggio.

 

 

 

Achille Lonati e Andrew Osasuyi – Segnare due triple con i primi due tiri non è un brutto modo per presentarsi al proprio pubblico per la prima volta: ottimo l’esordio in casa di Lonati con 13 punti in 17′ e i tifosi dei Bonnies tutti in piedi appena sta per tirare, e positive entrambe le prime partite per Andrew Osasuyi che, dopo la partenza in quintetto contro Bradley, ha fatto sentire per bene la sua presenza (10+7 e 2 stoppate) anche contro Canisius.

David Mirkovic – Tra tutta la banda balcanica arrivata a Illinois era forse il meno atteso, ma il lungo montenegrino classe 2006 si è già fatto notare come potenziale freshman dell’anno in Big Ten. Bel tronco di 206 cm, mano morbida anche da 3, visione di gioco slava così come l’approccio senza nessuna paura al mondo Usa. Per ora va avanti a doppie doppie: 19+14 contro Jackson State, 17+11 contro Fgcu e aggiungiamoci anche i 19+14 nell’exhibition game contro Illinois State.

 

 

 

Chris Cenac – Prima gara con la maglia di Houston da stropicciarsi gli occhi. Anzi, più che prima gara, primi minuti: 10 punti in quasi 8 minuti con il 100% dal campo mostrando tutto: presenza sotto canestro, atletismo e tiro morbido da 3 punti. Da quel momento in poi si è un po’ eclissato, segnando 4 punti nei restanti 70 minuti (tra la fine della gara contro Leigh e la partita contro Towson). I Cougars per fortuna hanno anche altre armi in faretra, ma va capito se Cenac è una futura stella NBA o un giocatore “normale”, anche se dotato.

Auburn – Menomale che Steven Pearl, negli anni da assistente per papà Bruce, si occupava della difesa. L’esordio contro Bethune Cookman, finito all’overtime alla soglia dei 100 punti, è stato un brusco risveglio per i Tigers. Contro Merrimack è arrivata una risposta, ma la difesa rimane un punto interrogativo. C’è da dire che Auburn sembra avere una profondità rara: l’attacco è in mano a Keyshawn Hall con Tahaad Pettiford a fargli da spalle – insieme a Elyjah Freeman, Kevin Overton e Abdul Bashir, ma l’infortunio di Keyshan Murphy ci ha fatto scoprire il freshmen Sebastian Williams-Adams, oltre a Filip Jovic.

 

 

 

Darius Acuff – Forzatura in entrata, fallo su tiro da 3 e tripla del pareggio sul ferro: non memorabili gli ultimi 80 secondi del freshman di John Calipari ma, tutto sommato, non memorabile tutta la sua partita che Arkansas ha perso sul campo di Michigan State nonostante l’1/14 da 3 degli Spartans. Si vede che è di un livello tecnico superiore agli altri e far giocare bene quelle eterne promesse dei suoi compagni non è compito semplicissimo, ma ci vuole un impatto diverso da uno dei freshman più attesi dell’anno.

Florida – Un brusco risveglio a Las Vegas. Potrebbe essere il risultato di una pazza notte di bagordi oppure il sintomo che ci sono cose da aggiustare, ma Florida deve trovare un nuovo equilibrio. Boogie Fland e Xaivan Lee non hanno le stesse capacità balistiche e di shotmaking dei Big Three del 2024, e sembrano essere guardie che vivono molto di più nei pressi del ferro. Per questo l’incastro con tre lunghi, seppur mobili, è da capire. Arizona li ha sfidati al tiro e ha vinto la scommessa. Anche la panchina, sempre nel reparto esterni, sembra essere corta. Il talento c’è, il tempo anche, ma Todd Golden deve sistemare parecchie cose.

 

 

 

Kansas – Non finisce benissimo la prima partita della sua storia giocata a Chapel Hill, e sì che l’inizio invece era stato incoraggiante. Nel secondo tempo, però, i ragazzi di Bill Self prendono la bellezza di 58 punti, facendo sembrare North Carolina una macchina in attacco (66.7% al tiro) e a rimbalzo (15 offensivi), cosa che non è affatto. Darryn Peterson è davvero forte, ma serve qualcuno che lo aiuti altrimenti sarà un’altra stagione poco divertente per i Jayhawks.

Mick Cronin – Il coach di UCLA lo ha rifatto: si è lamentato dei giocatori, della squadra e di se stesso. “Lo sentivo che l’intensità dei ragazzi stava calando, l’ho sentito nel corso della settimana ad ogni allenamento”. Il commento è arrivato alla fine di una vittoria, seppur non scintillante, per 80-74 contro Eastern Washington. “Vorrei licenziarmi per come abbiamo affrontato la partita in difesa”. Parole dure, che Cronin ormai ripete ogni anno, ed è solo la prima partita di stagione.

 

 

 

Backcourt di St John’s – AAA playmaker cercasi per i talentuosi Red Storm. Non sappiamo bene cosa sia saltato in testa a Rick Pitino, ma ha assemblato una squadra che manca totalmente di fosforo e talento tra le guardie, lui che ha sempre costruito le sue fortune partendo da grandi point guard. Joson Sanon ha sicuramente tiro, ma non sembra interessato a fare altro, Oziyah Sellers è una buona guardia, ma non ha nel suo DNA la gestione dei ritmi. La grande delusione è Ian Jackson, che sembra a suo agio solo quando c’è da correre e tentare soluzioni al ferro rocambolesche. Per il resto è notte fonda. serve trovare una quadra urgentemente.

 

 

 

Umass Lowell Pat Duquette allena i River Hawks da quando giocano in Division I, e cioè dal 2013, ma una cosa così non l’aveva mai vista: 3 a 44 nei primi 12’ con 0/17 dal campo e solo 3 liberi segnati. Ok, si giocava nel palazzo come sempre sold out di una delle top5 dell’Ncaa, ma non era il caso di regalare a Uconn il divario record di 47 punti all’intervallo, diventati poi 63 alla fine. Tanto valeva non giocarla, si faceva senz’altro una figura migliore.

TCU – Dormire è un ottimo verbo per descrivere l’inizio di stagione degli Horned Frogs che si sono ricordati a sette minuti dalla fine del primo tempo che la stagione era iniziata, quando si sono ritrovati sotto di 20 contro la modesta New Orleans. La risposta poi c’è stata, ma la sconfitta anche. Non il miglior modo per iniziare.

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