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Week 5, le pagelle – Iowa State si conferma una vera grande

momcilovic - iowa state

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Iowa State e Duke rimangono imbattute e chiudono una settimana da vere big, sbancando due campi difficilissimi come quelli di Purdue e Michigan State. Continua invece il pessimo periodo di Kentucky che è stata spazzata via da Gonzaga.

Ecco le pagelle della week 5

 

Duke – Non c’è più il talento offensivo dell’anno scorso? Non c’è problema, nel college basket si può vincere eccome anche con la difesa: solo Arkansas ha superato i 70 punti contro i Blue Devils che, al momento, ne concedono meno di 60 a partita e nell’ultima settimana hanno battuto Florida e, soprattutto, sbancato il campo di Michigan State, gestendo al meglio due finali punto a punto e restando così imbattuti

 

Iowa State  – Serviva una prova del nove per capire se la squadra era da top 5 del college o era solo forte. Detto fatto, la vittoria in casa di Purdue contro la numero uno della nazione, frutto di un secondo tempo devastante, dicono che i Cyclones saranno una vera gatta da pelare in Big 12. Tamin Lipsey è un floor general che brilla quando serve, il versatile Joshua Jefferson sta giocando la miglior stagione in carriera e Milan Momcilovic sembra non possa mai sbagliare da 3. Il tutto condito dalla seconda miglior difesa della nazione.

 

Hannes Steinbach (Washington) – Il freshman tedesco è mancato per qualche partita ed è arrivata la sconfitta inattesa contro Colorado. E’ tornato e ha piazzato 29 punti, 10 rimbalzi e 3 assist contro UCLA (persa per un soffio) e poi 24 punti 16 rimbalzi e 3 assist nell’upset contro USC, comprese le giocate decisive nel finale di gara (compresa una tripla da ben oltre l’arco). Bel prospetto da tenere presente per l’Europa

Tommy Lloyd (Arizona) – .Nella sua rotazione a 8 divisa equamente tra americani e international ha pure 4 freshman, non esattamente il roster da cui ti aspetti subito il massimo del rendimento. E invece i suoi ragazzi giocano come se fossero insieme da anni, con un attacco da quasi 90 punti di media con 6 migliori marcatori diversi nelle ultime 6 partite. E anche Auburn è stata spazzata via.

 

Bryson Mullins (UConn) – Dopo Jordan Hawkins e Liam McNeeley, ecco il nuovo tiratore implacabile di UConn. Se non fosse stato per lui, Kansas avrebbe fatto valere il fattore Allen Fieldhouse anche senza Darryn Peterson. Invece Mullins ha chiuso con 17 punti, tre triple e i due liberi della staffa mostrando la faccia tosta, tipica dei giocatori di Dan Hurley. Un nuovo tiratore da far correre nei meravigliosi set dell’attacco degli Huskies.

Rienk Mast (Nebraska) – L’olandese è tornato dopo un grave infortunio e il Nebraska ha un solo padrone: il sentito derby statale è una passeggiata con Creighton che non segna mai e il centro di Fred Hoiberg con 18 punti a partita (e il 43% da 3) sta guidando l’università di Luca Virgilio al miglior inizio di stagione da quasi 50 anni a questa parte, con un record immacolato di 9-0

 

Arkansas – Una vittoria convincente contro Louisville, aggredita fin dai primi minuti di partita e poi una scampagnata contro Fresno State. I Razorbacks sono tornati a farsi sentire e quel che colpisce è che, nonostante i ritmi altissimi, l’arma principale sia la difesa. Darius Acuff e Meleek Thomas segnano 17 punti a testa e sono due freshman di grande talento. Texas Tech li aspetta sabato prossimo per la prova del nove.

Nick Martinelli (Northwestern) – Contro squadre degne di questo nome, Northwestern perde praticamente sempre e non è bastata neanche la sua partitona da 32 punti per battere Ohio State. Ma con 21 punti di media e un irreale 12/17 (70.6%) da 3, anche quest’anno questo tuttofare bianco di manco due metri si sta confermando uno degli idoli del mondo mid major, a cui l’Europa dovrebbe dare una chance.

 

Graham Ike (Gonzaga) – Mark Few gli ha regalato un giro di riposo contro la modesta North Florida, ma dal suo rendimento passano le velleità di titolo dei Bulldogs. Contro Kentucky ha spazzato via il frontcourt dei Wildcats con 28 punti e un clinic sotto canestro. Contro Michigan è rimasto a secco, un solo punto, finendo triturato dai lunghi possenti di Dusty May. Gonzaga va più o meno dove la porta lui.

Ryan Conwell (Louisville) – Mikel Brown sarà pure un freshman dal grande potenziale, ma quest’anno i Cardinals se vorranno davvero rimanere una squadra d’elite dipenderanno molto dalla loro guardia senior. Conwell ha sparato a salve contro Arkansas (ed è arrivata una sconfitta), mentre è stato l’uomo dei canestri decisivi contro Indiana. Al momento però Louisville ha fatto poco per convincere e giusto quello che serve per portare a casa le partite.

 

Indiana – La sconfitta contro Louisville ci può anche stare, anche se non è stata una grande idea metterla sul piano di chi tira meglio da 3 contro la squadra che più di tutte fa del tiro da tre la sua arma letale. Quella che fa davvero male è la gara persa in casa di Minnesota, l’unica giocata in trasferta dagli Hoosiers, che sono apparsi un po’ fragili lontani dalle mura amiche. E se Tucker DeVries non fa il fenomeno, per la squadra diventa tutto in salita

 

 

Green Bay – Alla quarta partita persa per pochi punti, coach Doug Gottlieb ha preso una sedia e l’ha fatta volare in aria. “We played like idiots at the end of the game”, ha detto dopo che i suoi ragazzi, avanti di 11 punti a meno di 4’ dalla fine, hanno preso un parziale di 18-5 e perso in casa contro Robert Morris. E ora il record è 4-6.

Ole Miss – La squadra lotta, come fanno tutte le formazioni allenate da coach Chris Beard, ed è difficile staccarsela di dosso. Però quando si arriva al dunque oltre a tanta aggressività, soprattutto sotto canestro, non c’è molto altro e manca soprattutto la qualità dell’esecuzione. La striscia aperta è di 4 sconfitte, di cui una contro Utah che fa male, anche perché nel finale i Rebels sembravano essere riusciti a ricucire lo strappo. Tra gli imputati c’è AJ Storr, che è dalla scorsa stagione passata a Kansas che sembra avere perso il suo talento.

 

Oregon – Si sa che Las Vegas è un luogo di perdizione. Oregon è solo l’ultima delle vittime. Da quando hanno messo piede nella città della Strip i Ducks non hanno più vinto: 0-5 con una doppia ripassata in questa settimana da due rivali della Big Ten, USC e UCLA. Ed è già ultimo posto nella conference.

Marquette – Il sistema autarchico di Shaka Smart che non prevede iniezioni di talento dal transfer portal aveva così funzionato bene negli scorsi anni ma adesso il crollo è netto ed evidente, con cinque sconfitte nelle prime dieci partite e un ventello storico rimediato nel derby contro Wisconsin. La difesa – marchio di fabbrica del coach ex Texas – è sempre in affanno e il solo Chase Ross in attacco non può fare sempre pentole e coperchi.

 

Kentucky – C’è una cifra che pesa come un macigno su Uk, quasi più delle orride percentuali al tiro: con 22 milioni di budget, è probabilmente l’università che ha speso di più nel suo programma di basket. Lo sanno i tifosi dei Wildcats che tutto si aspettavano fuorchè una squadra che non ci prova neanche: Gonzaga è andata avanti 19-2 e ha poi vinto di 35 contro avversari che quasi se la tiravano in faccia e che hanno chiuso con il 27% dal campo. Al momento, un vero disastro da 22 milioni.

 

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