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West – Duke avanza con cuore, talento e Banchero

Autore: Andrea Mauri
Data: 21 Mar, 2021

A un passo dall’eliminazione e dalla fine della carriera, coach K trova Paolo Banchero e i 5′ migliori della stagione della sua squadra e, con la vittoria n.1200 della sua carriera, arriva ancora una volta alle Sweet Sixteen, al termine di una partita bella ed emozionante con Michigan State. Sulla sua strada troverà Texas Tech che batte Notre Dame e prosegue nella sua incredibile annata.

# 2 Duke – #7 Michigan State 85-76
# 3 Texas Tech – #11 Notre Dame 59-53

‘They had gutts’

A 5′ dalla fine, con un parziale di 9-0 Michigan State va a +5, ribaltando l’inerzia della partita e dando la netta sensazione di averla presa in mano. Non è certo il distacco, ben recuperabile con tutto quel tempo a disposizione, a far pensare che siano gli ultimi 5′ della carriera di coach K, quanto il linguaggio del corpo dei suoi giocatori che sembrano non aver più idea di cosa fare per segnare un canestro.

AJ Griffin è fuori con una caviglia dolorante e comunque non è mai stato un fattore, Paolo Banchero è in una delle sue pause e non segna da 10′, Trevor Keels litiga con il ferro dall’inizio della partita e, nel complesso, nessuno sa bene cosa fare. Nel roster pieno di talento di Duke, il meno considerato è senz’altro Jeremy Roach ed è invece uno dei pochi giocatori dei Blue Devils senza ambizioni Nba a prendere in mano la squadra e a dare il via alla rimonta. Ma da solo il piccolo – e unico – play non ce la può fare e Paolo Banchero si ricorda di essere 2.08 per 115 chili e che, per quelli come lui, la cosa migliore da fare è usare il fisico per segnare da vicino.

 

Due lay up del giocatore italiano e una stoppata su Joey Hauser, un’entrata e poi una tripla fondamentale di Roach, Wendell Moore che torna attivo sui due lati del campo ed ecco il parziale di 20-6 che porta Duke alle Sweet Sixteen. Poco gioco, molto cuore e ovviamente tanto talento: “It had nothing to do with coaching those last four or five minutes. It all had to do with heart and togetherness. They followed their hearts. They had gutts“, il commento finale di un super emozionato Mike Krzyzewski.

Molto onore agli Spartans di Tom Izzo, con Gabe Brown protagonista nel primo tempo (chiuso con 7/10 da 3 da Michigan State) e Tyson Walker nel secondo, entrambi aiutati da Marcus Bingham (16+10 e 3 stoppate) che ha fatto partita simile a quella di Marcus Williams (15+8 e 5 stoppate) per Duke. Ma il talento (e il fisico) di Paolo Banchero e compagni ha avuto la meglio. E la stagione di coach K non è ancora finita.

Cambia tutto per non cambiare niente

Nuovo coach, tantissimi transfer, un equilibrio tutto da ritrovare, ma Texas Tech vola di nuovo alle Sweet Sixteen. Il capolavoro di coach Mark Adams continua a funzionare e a mietere vittime, anche soffrendo come contro Notre Dame. I Fighting Irish hanno dato vita ad una lotta continua per tutti i 40′ cercando di bloccare l’accesso all’area dei propri avversari, consci di avere mismatch praticamente in ogni ruolo. La zona 2-3 però ha limitato i Red Raiders più sull’arco, hanno chiuso con il 26.7%, che sotto canestro dove Kevin Obanor ha fatto la voce grossa sia in termini di punti (15), sia di rimbalzi offensivi chiudendo con 7 palloni catturati in attacco.

Per Notre Dame non basta la prova da 14 punti e 8 rimbalzi di Dane Goodwin, vero mattatore del secondo tempo e uomo che ha permesso alla squadra di coach Mike Brey di restare attaccata alla partita nonostante sei minuti senza muovere la retina. Il grande problema è stato infatti trovare costanza da tre: tanti air ball, tanti ferri e un 9/28 da tre che parla da solo. E se nel first round contro Alabama, Blake Wesley si era messo in mostra, contro Texas Tech le sue quotazioni al prossimo Draft potrebbero scendere drasticamente. Pochi canestri, tanti errori, e tre palle perse consecutive sanguinosissime nell’ultimo minuto e mezzo della partita che hanno permesso a McCullar e compagni di chiudere il match.

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