Home 9 Non categorizzato 9 Jackson, Fox e Ball Freshmen in evidenza

Jackson, Fox e Ball Freshmen in evidenza

Ncaa Basketball - Lonzo Ball (Ucla)
Autore: Raffaele Fante
Data: 15 Nov, 2016

 

[nextpage title=” “]

Jackson e Allen: i “big men” di Duke

Fuori Giles, Tatum e Bolden? No problem, ci pensa Frank Jackson. Nelle due comode vittorie dei Blue Devils, contro Marist e Grand Canyon, l’assenza dei top recruit non si è sentita grazie alle super prestazioni della combo-guard che, in uscita dalla panchina, sta viaggiando a 19.5 punti di media con il 50% dalla lunga distanza. Il freshman è un giocatore completo in attacco e si è dimostranto in queste prime uscite sia un ottimo tiratore, con fiducia nel proprio tiro, che un grande atleta con giocate al ferro di pura energia, capaci di mandare in delirio i Cameron Crazies.

 

La gestione della palla è da migliorare (6 assist a fronte di 5 palle perse) ma dategli tempo. Il leader di Duke rimane, però, il “solito” Grayson Allen che ha chiuso l’ultima gara con una doppia-doppia da 25 punti e 10 rimbalzi sintetizzando, così, l’assenza dei big: “Dobbiamo andare a rimbalzo, tutto il backcourt deve andare a rimbalzo”. Oltre a fare piazza pulita sotto i tabelloni, Allen ha messo in campo la solita intensità come potete vedere qui sotto.

 

Nota di riguardo anche per due sophomore come Luke Kennard e Chase Jeter che, dopo aver deluso in parte o in tutto nel loro anno da matricole, stanno dimostrando di essere pronti a dare il loro contributo in una squadra profonda e piena di talento (ve ne abbiamo parlato qui). Specialmente Kennard che, oltre a viaggiare a 7 rimbalzi di media, si sta improvvisando anche assist-man in un roster che ha come unico tallone d’achille proprio la mancanza di un vero play. Coach K, in attesa del ritorno dei big men e di test più importanti (il prossimo martedì contro Kansas), può, dunque, godersi i suoi “undersize big men”.

[/nextpage]

[nextpage title=” “]

Sleepy Dennis

Se uno si presenta all’ACC media day dicendo di “essere sicuro di poter fare qualsiasi cosa”, è chiaro che si attira un paio di riflettori addosso. Peraltro su Dennis Smith Jr sono già stati spesi fiumi di inchiostro, comprese le consuete iperboli americane tipo ‘sarà la miglior guardia del prossimo draft’. Può darsi, come no, emettere sentenze su un freshman che non ha ancora giocato un minuto in Division I è sempre esercizio molto rischioso e di certo il suo esordio con la maglia di North Carolina State non è stato di quelli da ricordare, come ha ammesso lui stesso:

In realtà, l’inizio della partita contro la non irresistibile Georgia Southern (Sun Belt, 14-17 l’anno scorso) aveva fatto pensare altro: taglio in area, ricezione e schiacciata, seguita poi da un alley oop nel traffico per Abdul-Malik Abu. Due giocate non solo spettacolari in cui aveva messo subito in mostra fisico e talento. Peccato che il resto della partita vinta a fatica dai Wolfpack 81-79 l’abbia giocata muovendosi per il campo con un atteggiamento tra il pigro e il supponente, con la luce che si accendeva raramente e molto più spesso si spegneva. La three quarter court zone press degli Eagles gli ha fatto più o meno il solletico, male gli ha fatto invece Tookie Brown che ne ha segnati 26 grazie anche alla sua blanda difesa.

 

Si è riacceso nel finale con la bella penetrazione per il 77-71 a 35 secondi dalla fine che ha praticamente chiuso la partita, ma anche le cifre parlano di una prestazione modesta: 3/13 dal campo, 0/5 da tre per 11 punti e 5 assist. Il meglio deve decisamente venire, ma coach Mark Gottfried può comunque essere soddisfatto pensando all’opening dell’anno scorso: upset casalingo contro William & Mary e infortunio che costò la stagione a Terry Henderson. Stavolta è andata decisamente meglio.

Nella seconda partita vinta 86-61 contro St Francis (BKN), il ritmo e l’intensità sono stati da garbage time Nba e quindi ci asteniamo da commenti. Solo per le statistiche, Smith ha aggiunto uno 0/2 al tiro da 3 e quindi la casella delle sue triple rimane ancora vuota.

[/nextpage]

[nextpage title=” “]

I due moschettieri

L’attesissima Xavier ha vinto di soli tre punti nella partita inaugurale della stagione contro la non irresistibile Lehigh, con il punteggio di 84 a 81. La nota positiva della serata, oltre alla prima vittoria dell’anno, è stata sicuramente la prestazione combinata delle due star della squadra, Trevon Bluiett ed Edmond Sumner. che hanno incominciato con il piede giusto una stagione che li vedrà sempre sotto i riflettori: i due hanno realizzato i rispettivi career high, 25 e 24 punti, portando in dote alla propria squadra oltre il 50% dei punti realizzati.

Trevon Bluiett, (Xavier)

Trevon Bluiett, (Xavier)

L’inizio della partita è stato tutto di Sumner, point-guard al secondo anno, che ha realizzato 11 dei 20 punti iniziali dei Musketeers e ha chiuso il primo tempo con 15 punti, mostrando una pazienza e un controllo del gioco offensivo che lasciano ben sperare per la sua definitiva maturazione tecnica.

Qualche cattiva difesa, un paio di palle perse e una percentuale al tiro dalla lunga terribile (23.5% contro il 39.1% degli avversari) ed ecco che Lehigh è tornata vicino alla squadra di casa. E’ stato in quel momento che Trevon Bluiett, fino a quel momento poco preciso (11/24 dal campo a fine gara), è entrato definitivamente in partita con canestri e giocate importanti, come un paio di rimbalzi offensivi che hanno fatto respirare Xavier. Così come l’aveva iniziata, Sumner ha chiuso la prima partita dei moschettieri segnando i tiri liberi decisivi, anche se un paio di palle perse negli ultimi 40 secondi hanno rischiato di sporcare una partita da 24 punti, 6 assist e 4 rimbalzi.

[/nextpage]

[nextpage title=” “]

La prima di Vercellino

Per un freshman, esistono certamente inizi più soft del dover debuttare su uno dei parquet più temibili e ricchi di storia degli Stati Uniti. Se poi i padroni di casa sono una squadra nettamente superiore rispetto alla propria, il quadro è più che mai completo.

È difficile immaginare un esordio ufficiale più ostico di quello sperimentato da Roberto Vercellino, impegnato ad affrontare Butler alla Hinkle Fieldhouse vestendo la maglia blu di Northern Colorado. La squadra di coach Jeff Linder, a dire il vero, si è ben comportata e ha tenuto botta più a lungo del previsto, ma ritrovandosi comunque sotto di 10 punti all’intervallo. Il secondo tempo, però, è stato assolutamente a senso unico, coi Bulldogs che hanno abusato dei propri avversari aggiungendo altri 27 punti di scarto alla partita, vincendo infine con un sonoro 89-52.

Northern Colorado

Northern Colorado

Il lungo ex Virtus Bologna è partito in quintetto e ha fatto del suo meglio, lottando senza sosta sotto i tabelloni e trovando due canestri piuttosto pregevoli: uno in post basso in mezzo a tre avversari e l’altro battendo l’uomo dal palleggio all’altezza della linea dei tre punti.

Due belle scintille in mezzo a un non esaltante 2/7 dal campo. Oltretutto, difendere sui lunghi di Butler non è stata cosa semplice, così come il dover mettere una pezza sulle penetrazioni dei suoi esterni.

Nonostante tutto, nei 24 minuti in campo Vercellino ha dimostrato di poter avere qualche arma che potrà risultare importante nella Big Sky. Northern Colorado è una squadra in piena ricostruzione, le serate complicate non mancheranno, ma se l’impegno profuso sarà sempre la stesso mostrato a Indianapolis, non è escluso che i Bears possano togliersi qualche piccola soddisfazione durante l’anno.

[/nextpage]

[nextpage title=” “]

The power of Mitchell

Se si eccettua (per ora) la percentuale al tiro da 3, di cui comunque Louisville non abusa, i Cardinals sembrano anche quest’anno una di quelle squadre che prima di incontrarle pensi “preferivo scalare l’Everest a mani nude”. Sono atletici, hanno un buon mix di talento ed esperienza e una panchina profonda tanto che coach Rick Pitino si è spinto più volte a dire che quest’anno la squadra difenderà ancora più forte che in passato (gulp).

Nelle prime partite, compresa la prestagione, è risultato evidente che il leader della squadra non sia Quentin Snider, la PG al terzo anno che pure sta dando un ottimo contributo, quanto il sophomore Donovan Mitchell, che impazza come un furetto sui due lati del campo. La sua energia è incredibile.

Certo è in grado di segnare e contro Evansville ha chiuso con 15 punti ed è stato l’unico insieme a Johnson a realizzare almeno una tripla.

[gifanimata]ZdPEz7yodSnza[/gifanimata]

Ma sono le altre cose che fa in campo che lo rendono unico (5 rimbalzi, 3 assist e 4 recuperate), un giocatore la cui energia è impressionante, come potete vedere qui. È lui ad aprire il contropiede, poi recupera un pallone quasi perso e regala un altro tiro ai compagni e nella stessa prende anche un rimbalzo offensivo.

[gifanimata]GK5ZCFCNSrNEA[/gifanimata]

[/nextpage]

[nextpage title=” “]

Il freshman dei record

Un’altra squadra che non sta tirando bene da 3 punti è Kentucky, che contro Stephen F. Austin e Canisius si è fermata a un misero 26,5% che la posiziona agli ultimi posti dell’intera Ncaa. Non un gran problema per i giocatori di coach John Calipari, che crede da anni nel cambio sistematico e che per questo sceglie giocatori sempre molto dotati atleticamente. Il risultato è non sempre tantissima tecnica in attacco ma la difesa forse più fisica del college e così sono arrivate le prime due vittorie.

Farsi notare all’interno del roster di UK è sempre un problema. Isaiah Briscoe alias Ercolino-sempre-in-piedi ha fatto mostra di ottime doti di penetratore, anche in mezzo al traffico e subendo il contatto mentre il centro Edrice “Bam” Adebayo ha sfoggiato un fisico da supereroe, con i muscoli anche sulle sopracciglia. Chi però ha catturato le attenzioni degli scout è la guardia De’Aaron Fox, che alla sua prima partita con la maglia di Kentucky ha battuto il record ogni epoca (dell’università) di assist per un freshman (12). Certo, sono solo numeri, ma non è che nel passato dei Wildcats non siano mancate le stelle. Ecco qui una delle sue assistenze.

[gifanimata]YOixKPifuMwoM[/gifanimata]

 

Chiariamo, da qui a parlare di stella assoluta manca parecchio, anche perché lo 0/5 dall’arco delle prime due partite non è stato certo scintillante. Fox però ha mostrato, oltre alla visione di gioco, buone capacità difensive anche dovute a una velocità fuori dal comune e non a caso le sue accelerate finora sono spesso imprevedibili e immarcabili.

[gifanimata]iV4zn4lZf9hPq[/gifanimata]

[/nextpage]

[nextpage title=” “]

UNC double face

Inizio di stagione secondo i piani per North Carolina. Record immacolato grazie alle due vittorie contro la Tulane di coach Dunleavy, alla prima panchina in Ncaa, e contro Chattanooga, in cui UNC ha avuto una partenza diesel per poi rimettere in sesto tutto e vincere nettamente la partita.

Se Joel Berry sembra aver trovato gli stessi spartiti letti da Marcus Paige e si stia trasformando sempre di più in Donald Glover, Justin Jackson ha giocato in maniera del tutto diversa a distanza di pochi giorni: dominante e preciso al tiro contro Tulane, sonnecchiante e marginale nella seconda. Servirà assolutamente continuità se vuole essere preso in considerazione per il player of the year (ecco i candidati di BN).

La tempesta Meeks che si abbatte a Chapel Hill

Meeks in azione a Chapel Hill

Il pacchetto lunghi sembra essere decisamente tra i migliori della nazione: è talentuoso, esperto, solido su entrambi i lati del campo e decisivo. Meeks, pur avendo avuto qualche problemino al tiro, è stato una forza della natura sotto canestro, è più agile rispetto allo scorso anno. Hicks, invece, ha legittimato l’ingresso nello starting five con due buonissime prestazioni nelle quali ha saputo attendere i momenti giusti nei quali colpire. Il terzo lungo, il freshman Tony Bradley è stato una sorpresa. Da subito ha avuto un impatto offensivo discreto, ma nella metà campo difensiva deve migliorare notevolmente. A volte sembra essere ancora un po’ molle sotto canestro e deve migliorare letture e posizionamento, però è argilla da plasmare e c’è chi si augura che possa ripercorrere lo stesso percorso di Brice Johnson nel caso in cui rimanesse al college.

Complessivamente, le due partite sono state giocate molto bene, sfruttando la maggior quantità di talento. L’apporto dalla panchina, fino al ritorno di Theo Pinson, è in mano all’atletismo di Seventh Woods e Brandon Robinson e in Tony Bradley. I Tar Heels già da fine novembre avranno partite impegnative nel Maui Invitational e ancora di più nella Big 10/Acc Challenge dove affronteranno Indiana, mentre a dicembre si prospetta la partita contro Kentucky in uno di quei match da prime time globale.

[/nextpage]

[nextpage title=” “]

La pressione mi fa un baffo

Vediamo di capirci. Già di norma se giochi a UCLA hai mediamente più osservatori che si aspettano l’eccellenza da te. Se poi giochi in maglia Bruins nella stagione in cui il coach è seriamente a rischio (come vi abbiamo raccontato qui) a causa di un’annata non brillante è anche peggio. E se per finire ti descrivono come il “Messia salvatore” il rischio hype-e-quindi-flop è altissimo.

Come ha reagito Lonzo Ball? Sfiorando la tripla doppia. Sì, lo ripetiamo, sfiorando la tripla doppia: 19 punti, 11 assist e 8 rimbalzi. Ora, è chiaro che la stagione è lunga e che molte cose capiteranno da qui fino a marzo, ma la sensazione è che chi abbia compilato i mock draft finora lo abbia fatto più per apparire figo che ‘cum grano salis’. Ad oggi nessuno scout sano di mente, nemmeno volendo considerare intangibles assurdi come “l’abilità nel preparare hamburger”, se dovesse scegliere una PG sceglierebbe Dennis Smith prima di Ball.

Che è questo

[gifanimata]pD8RHE7T2E5G[/gifanimata]

 

Ma anche questo

[gifanimata]10mUQKl8CdOM5a[/gifanimata]

 

Per questa settimana ci fermiamo qui, ma più avanti approfondiremo di sicuro il capitolo T. J. Leaf, con la sensazione che quest’anno i tifosi di UCLA potrebbero finalmente divertirsi.

 

[/nextpage]

[nextpage title=” “]

Esordiente a 62 anni

“It’s a real NBA system we want to run here”. Auguri coach perchè non sarà cosa facile. Dopo 17 anni trascorsi su panchine Nba (e 12 in campo), Mike Dunleavy ha iniziato la sua prima stagione alla guida di un college a Tulane, università privata di New Orleans che l’anno scorso ha chiuso all’ultimo posto dell’AAC con il record di 3-15 (12-22 complessivo). Ed Conroy è stato licenziato e al suo posto è arrivato un allenatore fermo da sei anni e dal passato piuttosto importante. La risposta alla domanda ‘ma chi gliel’ha fatto fare?’ ha un nome e un cognome: Baker Dunleavy, cioè uno dei suoi tre figli, è uno degli assistant coach di Jay Wright a Villanova e lo ha convinto a rimettersi in gioco a 62 anni iniziando una nuova carriera.

Ncaa basketball - Mike Dunleavy (Tulane)

Mike Dunleavy (Tulane)

Carriera che sabato è iniziata prendendone 20 da North Carolina in casa, ma non sono certo i Tar Heels gli avversari con cui Tulane si dovrà misurare. I Green Wave non solo hanno perso tre dei quattro migliori realizzatori della passata stagione, ma devono anche assimilare concetti nuovi: Dunleavy vuole correre, aprire il campo per buoni tiri e perdere pochi palloni, non esattamente quisquilie per una squadra che  ha un freshman (Colin Slater)  come PG titolare e che l’anno scorso è stata la seconda peggiore della conference per palle perse.

Contro UNC allo Smoothie King Center si è vista infatti più o meno la squadra confusionaria dell’anno scorso e buon per Tulane che Cameron Reynolds ha fatto il suo career high di 21 punti con 5/6 da tre punti, dimenticando il 26% dell’anno scorso dall’arco. Ci vorrà tempo anche per Dunleavy per capire il mondo Ncaa: quando gli arbitri hanno fischiato un tecnico a favore di North Carolina, si è dovuto far spiegare la regola che lo prevede dopo il secondo lancio di oggetti in campo. D’altronde Roy Williams era alla sua 993/a partita di college basketball, lui alla prima.[/nextpage]

Articoli correlati

Finale Ncaa, la parola ai protagonisti

Dopo una finale così emozionante decisa da un tiro allo scadere è normale che le reazioni dei protagonisti che l’hanno Leggi tutto

Italia-Arcidiacono, c’è ancora da aspettare
Ryan Arcidiacono (Villanova)

Un ragazzo “con il dna del leader”, da prendere “a prescindere dal passaporto” perchè può diventare “un giocatore da medio-alta Leggi tutto

Villanova, una questione di tradizione
Novanation

“This is Villanova basketball”: a sentire un’intervista di coach Jay Wright o di qualsiasi giocatore del roster dei Wildcats, ritroverete Leggi tutto

Niente Arizona, Ferguson va all’estero

Terrance Ferguson saluta Arizona e decide di "parcheggiarsi" per un anno in una squadra di professionisti in Australia. "Terrance mi Leggi tutto

Nozze tra Under Armour e UCLA
Under Armour UCLA

La lotta delle sponsorizzazioni sportive legate al basket americano continua senza esclusione di colpi. Mentre gli analisti (non quelli sportivi, Leggi tutto