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Josh Hart super, Villanova imbattuta

Autore: Riccardo De Angelis
Data: 11 Dic, 2016

Villanova e Notre Dame hanno dato vita a un incontro decisamente degno d’essere visto. Scontro fra imbattute al Prudential Center di Newark – ultima casa dei Nets pre-Brooklyn – coi Fighting Irish padroni del primo tempo (chiuso in vantaggio per 41-36) ed estremamente solidi in entrambe le metà campo. I Wildcats restano prima aggrappati alla partita e poi danno l’accelerata decisiva nella seconda parte della ripresa, con un Josh Hart da antologia che mette a segno esattamente la metà dei punti di Nova: 37 in altrettanti minuti nel 74-66 in favore dei ragazzi di Jay Wright.

Qualità ed esperienza

“I think Saturday’s kind of neat where maybe the discussion can be around two teams with veterans back that have won, instead of a lottery pick freshman who maybe is hurt and may be back before Christmas. Or a lottery pick freshman who is going to get his butt beat. We’ve got two teams that have won a lot the last two years and they are older-driven. I think it’s a refreshing story”.

Mike Brey non le ha certo mandate a dire alla vigilia di questo appuntamento. Andando oltre – ma solo per il momento – la polemica con Duke e la cultura dei one-and-done, il coach di Notre Dame non ha fallito nel pronosticare gli elementi che hanno reso avvincente questa contesa: la qualità e l’esperienza delle squadre scese sul parquet. Specialmente nel primo tempo, i Fighting Irish hanno messo in campo un attacco molto ordinato e paziente, fatto di spaziature perfette e di ricerca intelligente del tiro migliore. Superando la metà campo in maniera molto rapida, i ragazzi dell’Indiana hanno sempre cercato, come prima opzione, la giocata in transizione: pur non trovandola troppo spesso per via dell’opposizione posta da Villanova, hanno sempre condotto la manovra offensiva con letture attente, buon sfruttamento dei giochi a due e hanno punito le disattenzioni dei Wildcats con puntualissimi tagli a canestro.

 

Tanto fosforo in cabina di regia

Nel mezzo d’uno sforzo collettivo di prim’ordine, Matt Farrell è stato il cervello che ha permesso a Notre Dame di mettere le mani sulla partita sin dai primi minuti e di andare all’intervallo da padrona del match. Il playmaker di Bridgewater – località situata a circa 50 km dal palazzo in cui si giocava – è stato il mattatore assoluto in apertura: segnando o smazzando assist, i 6 canestri dei Fighting Irish segnati nei primi 6 minuti passano tutti dalle sue mani. Termina il primo tempo con 12 punti segnati senza errori al tiro e 6 assist, mostrando un “feel for the game” impressionante, fra letture perfette, assist al bacio, zingarate in area con cambi di velocità da manuale e precisione assoluta nel jumpshot. Meno incisivo nella ripresa – con la difesa di Villanova che limita i rivali a soli 25 punti segnati – il junior chiude comunque l’incontro con un bottino personale di tutto rispetto: 18 punti (miglior realizzatore di Notre Dame insieme a Steve Vasturia) con 6/8 da due e 2/5 da tre, 6 assist e 2 rubate in 36 minuti.

 

Per vincere ci vuole Hart

Qualità ed esperienza, come abbiamo già detto, sono le parole-chiave dell’incontro. Ed entrambe le cose non sono mancate da parte di Villanova, benché declinate in maniera assai diversa a ciò cui ci hanno abituato i campioni Ncaa in carica. Squadra dalla difesa infaticabile e dai meccanismi offensivi estremamente oliati, Villanova, per la prima volta quest’anno, ha faticato moltissimo nel tiro da tre (4/16) e si è affidata principalmente a un grande Josh Hart per strappare la vittoria. Certo, nei momenti decisivi il collettivo ha risposto “presente” e tutti hanno finito per portare il proprio mattoncino, da Eric Paschall con la stoppata su Vasturia che ha innescato il contropiede del primo sorpasso Wildcats (57-56, -9’06”) a Kris Jenkins col 2+1 del 68-64 a 2’27” dalla fine dopo aver passato la giornata a litigare col ferro (2/9 dal campo), fino ai determinanti viaggi in lunetta di Jalen Brunson e di Darryl Reynolds durante l’ultimo giro di lancette.

 

Tutti contributi, però, cui non si sarebbe mai potuto arrivare se appunto Josh Hart non si fosse caricato la squadra sulle spalle durante il difficile primo tempo di Nova per poi spingerla al successo finale fino ai due tiri liberi che hanno chiuso definitivamente l’incontro a 20″ dalla fine. 19 punti con 6/9 dal campo e 5/5 ai liberi all’intervallo, il senior ha chiuso poi la gara con un career-high impressionante: 37 punti (7/10 da due, 3/4 da tre, 14/14 ai liberi), 11 rimbalzi e 4 assist. Unico giocatore in doppia cifra dei Wildcats, l’esterno ha offerto una prova totale, dimostrando una volta di più come il passaggio di testimone in termini di leadership da Arcidiacono e Ochefu a Hart e Jenkins sia avvenuto in maniera assolutamente completa e naturale. Energico, instancabile e perennemente in trance agonistica: Hart ha bucato la pur buonissima difesa di Notre Dame col tiro dalla distanza e ancor di più – molto di più – con la sua grande capacità di strappare viaggi in lunetta attaccando il ferro con movenze al contempo aggressive e coordinatissime. Segnali importanti in ottica POY (attualmente è in testa alla speciale classifica di Kenpom), per quanto al giocatore – in perfetto stile Nova – sembri importare molto relativamente dei riconoscimenti individuali: “I honestly didn’t know how many points I had. I was just trying to make the right play. Some of the time they stuck with our guys and I was able to get to the rim. I’ve got to give credit to my teammates for finding me. I’ve got to, no matter what the score is, make the right play. Whether we’re up 20, I’ve got to make the right play. Whether we’re down 20, I’ve got to make the right play. That’s something that I truly believe in. I’m always going to do that. When I’m not, Coach is going to tell me”.

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