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La liberazione di Norman Powell

Autore: Sergio Vivaldi
Data: 17 Feb, 2017

La Nba si avvicina a un giorno importante, la “trade deadline”, ovvero la fine del “mercato”. La data ufficiale è il 23 febbraio e i primi movimenti importanti sono già avvenuti. Proprio questa settimana, con largo anticipo rispetto alla scadenza, è arrivato lo scambio che forse avrà le maggiori ripercussioni nella lega, quello tra i Toronto Raptors e gli Orlando Magic, che ha mandato Serge Ibaka in Canada in cambio di Terrence Ross e una scelta al primo giro (a meno di sorprese, la scelta che andrà a Orlando sarà quella dei Los Angeles Clippers, ma ci sono particolari condizioni da rispettare).

Siakam

Pascal Siakam

Nei primi mesi di regular season i Raptors sono stati la seconda forza della conference dietro Cleveland grazie al miglior attacco della lega che sarebbe diventato il migliore della storia, se avessero continuato a mantenere quelle medie. Già in quel contesto l’opinione comune era che mancasse un “4” affidabile. Si è detto, su queste pagine e altrove, che Pascal Siakam, per quanto positivo, non poteva essere la risposta. L’ex New Mexico State viaggia a una media di 4.4 punti e 3.5 rimbalzi a partita. Le proiezioni per il prosieguo della carriera sono buone e il camerunense può essere parte di una rotazione Nba (si pensi a Taj Gibson), ma i Raptors puntano a vincere adesso e non possono aspettare Siakam, che ora uscirà dalla panchina. Si dia quindi il benvenuto a Serge Ibaka.

Al di là delle necessità e di ogni altra considerazione (il vero o presunto declino di Ibaka, potenziali quintetti, ipotesi e speculazioni varie), c’è un giocatore che ha reso accettabile la partenza di Terrence Ross. Norman Powell.

TRoss

Terrence Ross

Se si escludono gli inamovibili DeRozan e Lowry, la rotazione sulle guardie dei Raptors includeva Cory Joseph come backup PG e proprio Ross, che poteva essere inserito sia nel ruolo di guardia che, più raramente, come ala. Ma Ross non è riuscito a diventare un pezzo importante del puzzle, in parte perché chiuso da DeRozan e in parte perché ha la tendenza a prendere molti tiri e a segnare con poca efficienza. Se si guarda alle statistiche in carriera (per 100 possessi), Ross ha 18.8 tentativi dal campo e il 42.2% di realizzazioni. La percentuale da tre è vicina alla media della lega (37.6% su 9.8 tentativi, sempre per 100 possessi) ma proprio per questo, per quanto non dannoso dalla distanza, non lo rendeva neanche una pedina insostituibile. Alla sua quinta stagione nella lega il miglioramento è di molto inferiore a quanto auspicabile, e la sensazione è che la carriera di Ross sarà quella di un settimo o ottavo uomo in squadre di medio-alto livello e di un titolare e realizzatore puro in squadre pessime, come i Magic di quest’anno.

Le proiezioni di carriera per Norman Powell sono invece molto migliori. 46esima scelta al draft 2015, ha fatto la spola tra Nba e D-League nel suo anno da rookie fino a quando, a marzo del 2016, è stato richiamato in prima squadra ed è stato parte della rotazione per 17 gare consecutive. E quando sono cominciati i playoff, che hanno visto i Raptors arrivare alle finali di conference contro Cleveland, è stato parte integrante della rotazione (fatto straordinario per un rookie, ancor di più se scelto al secondo giro) e un fattore in molti matchup. La natura stessa dei playoff, da 4 a 7 partite contro la stessa squadra, richiede giocatori versatili che permettano agli allenatori di essere creativi nelle mosse e contromosse, come in una partita a scacchi (ovviamente non c’è contromossa in grado di compensare un LeBron James). La versatilità unita all’atletismo fornisce una base su cui lavorare.

 

Powell ha dimostrato di essere esattamente questo: una guardia di 195cm con apertura di braccia di quasi 210cm e uno stacco da terra di oltre 1 metro. I mezzi fisici per diventare un incubo in difesa ci sono, e nei momenti che contano ha dimostrato di saperli sfruttare. Pur con qualche errore e con un minutaggio molto ridotto, nelle due serie contro gli Indiana Pacers e i Miami Heat della scorsa primavera è stato fondamentale. E quest’anno il suo rendimento è cresciuto ancora.

E oltre a marcare Wade, non si è fatto certo pregare con altre star degli Heat

 

Terrence Ross prendeva minuti che ormai gli spettavano, nonostante gli infortuni che hanno tartassato i Raptors in stagione. E quando più gli infortuni hanno colpito la squadra, aprendo spazi a rotazione in questo gennaio, la temporanea crisi al tiro da fuori di Powell (27% da tre in gennaio) non ha aiutato. Difficile capire se si tratta di una fase passeggera o se invece il 40% da oltre l’arco della scorsa stagione era legato a un periodo particolarmente fortunato, ma con questa trade i Raptors hanno deciso di puntare su di lui come prima guardia in uscita dalla panchina. E in effetti, in questa prima metà di febbraio i suoi numeri sono in crescita (31.6% 3P in febbraio).

Per l’impegno e il potenziale mostrato sul campo, la maggior parte degli esperti che hanno seguito i Raptors (incluso chi vi scrive) avrebbero voluto spazio e minuti stabili per Powell, se non altro perché Terrence Ross pareva inadeguato rispetto al ruolo che occupava. Powell, al contrario, ha il potenziale per diventare una pedina importante in una squadra da titolo, una guardia 3&D in grado di cambiare sui blocchi e tirare sugli scarichi.

 

Su LockedOn Raptors, il podcast dedicato ai Toronto Raptors sul circuito LockedOn, uno dei commenti fatti in merito alla trade, in un misto di sollievo e felicità, è stato “Norman Powell è finalmente libero”. Per la seconda volta, pensando ai primi due anni passati in panchina a UCLA prima dell’arrivo di coach Steve Alford.

In un recente pezzo comparso su CBS Sports firmato da James Herbert, è stato chiesto a Patrick Patterson di indicare quale fosse l’identità di squadra dei Raptors. La risposta è stata “Kyle [Lowry] e DeMar [DeRozan]. È tutto qui. Kyle e DeMar sono i Toronto Raptors”. Tutti gli altri giocatori a roster sono di contorno e al servizio delle due star. Difficile che Norman Powell possa prendere il posto di uno dei due, non sembra averne i mezzi. Ma pare essersi adattato molto bene alla Nba e già al suo secondo anno è diventato un eroe per i tifosi, che hanno coniato l’hashtag #WeTheNorm (riprendendo quello usato dalla squadra durante i playoff, #WeTheNorth) e che si esaltano a ogni sua prestazione, soprattutto per quegli aspetti del gioco che non finiscono a tabellino.

Tutto lascia pensare che, arrivato al quinto anno, Powell sarà meglio di Ross. I due sono allo stesso livello già adesso, per quanto il loro apporto arrivi in aree diverse del gioco. Ma la seconda liberazione di Norman Powell non può che avere effetti benefici per Toronto, che ha stabilizzato la rotazione delle guardie e sembra pronta a riprendere la corsa verso le finali di conference. The Word for North is Norm.

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