Home 9 Big Match 9 Duke si affida a Tatum e vince in Virginia

Duke si affida a Tatum e vince in Virginia

Tatum e Allen (Duke)
Autore: Manuel Follis
Data: 16 Feb, 2017

Duke batte Virginia nel big match della notte giocato alla John Paul Jones Arena di Charlottesville, o forse sarebbe meglio dire che Jayson Tatum ha sconfitto i Cavaliers visto che il freshman che già aveva messo la firma nel match contro North Carolina ha segnato da solo 28 punti contro i 55 di tutta la squadra allenata da Tony Bennett. Che per l’ennesima volta è caduta nel secondo tempo ed è un dato incredibile: nelle 7 sconfitte in stagione, 6 volte conduceva dopo i primi 20 minuti. Anche questa volta i Cavaliers hanno chiuso in vantaggio il primo tempo ma poi non sono riusciti ad arginare l’attacco dei Blue Devils e così è arrivata la quarta sconfitta nelle ultime sei partite. E addio sogni di gloria di vincere l’ACC.

Ecco i punti salienti della partita.

Se prima eravamo in due, adesso siamo in tre

Nella stagione forse più complessa per la stella di Duke Grayson Allen (ecco perché), fin dalle prime partite è emerso chiaramente come Luke Kennard, di cui vi abbiamo parlato approfonditamente, fosse diventato in breve tempo la guida offensiva dei Blue Devils. Il problema (per gli avversari) è che la coppia è diventata un trio. Jayson Tatum nelle ultime gare ha dimostrato una crescita e una sicurezza nei suoi mezzi da all-star. A Duke ogni tanto mancherà pure un po’ di esecuzione offensiva, ma se hai tre giocatori in grado di crearsi il tiro dal nulla, spesso non servono molte tattiche. Contro la miglior difesa della Ncaa Tatum ha registrato il career-high di 28 punti con 6/7 da 3, 6/6 ai liberi e 8 rimbalzi. In parte la stagione è cambiata quando coach K ha iniziato a schierare stabilmente il giovane talento da 4 (il ragazzo è alto 2,03 cm) e in quella posizione anche per difensori mobili come Isaiah Wilkins marcarlo è un incubo.

It’s all about making shots

Sarà pure la miglior difesa del college, ma ogni tanto Virginia dovrebbe ricordarsi che bisogna anche fare canestro. Che il tallone d’Achille della squadra fosse la fase offensiva l’avevamo messo in evidenza nelle precedenti analisi, ma in certi casi la “siccità” in attacco è quasi imbarazzante. Questa volta ci permettiamo anche una tiratina d’orecchie a coach Bennett. L’unico gioco offensivo che ha messo in costante difficoltà la difesa di Duke è stato il blocco con taglio a ricciolo sul lato sinistro del campo, opzione mai più riproposta nel secondo tempo. In parte per merito dell’adeguamento dei Blue Devils, ma è chiaro che i ragazzi di coach K soffrono un certo tipo di esecuzione in difesa e forse si poteva fare qualcosa in più.

Occhio ai Blue Devils

Amile Jefferson con 3 falli prematuri, Grayson Allen in serata-no (2/10 dal campo) e Duke vince fuori casa contro la miglior difesa del college? Il segnale non è brutto… è bruttissimo per tutte le dirette avversarie. Il gioco dei Blue Devils sta diventando molto più fluido e non a caso sono arrivate sei vittorie di fila. Il lungo Harry Giles è ancora un non-fattore in attacco, ma sta dando segnali interessanti in difesa e di Tatum abbiamo già detto. E così il penetra-e-scarica di Duke (che comunque ha chiuso con 9/19 da 3 anche contro Virginia) adesso sembra in grado di far tremare tutti.

Il futuro dei Cavaliers

In una squadra in cui spesso in campo ci sono 4 giocatori che guardano il play London Perrantes chiedendogli di fare da solo e di tirare (e lui non è quel tipo di giocatore, così vuol dire costringerlo a mostrare il suo peggio) è chiaro che i due freshmen Ty Jerome e Kyle Guy sembrano aria fresca, perché hanno entrambi punti facili nelle mani. In 30 minuti complessivi in campo hanno combinato per 16 punti e 3/5 dall’arco. Allo stesso tempo forse le migliori prestazioni difensive hanno coinciso con la presenza in campo del centro Mamadi Diakite, anche lui un freshman. Insomma, la sensazione è che dietro Perrantes (unico senior in rotazione) ci sia una truppa di Cavaliers che sta crescendo.

Il gioco del futuro?

Numero di possessi nella gara? 58. Numero di palloni appoggiati in post basso? Zero. I pochissimi canestri in area sono stati frutto di penetrazioni o di giochi a due con palla poi finita al tagliante. Ma in tutto parliamo di una manciata di canestri. Il resto sono stati jump shot. Il tutto ha reso la partita un po’ bizzarra. Forse è il basket del futuro, ma quando entrambe dovranno affrontare squadre come Gonzaga, che sa dare palla in post e ha giocatori per far male da quella posizione, oggi si divertirebbero molto meno.

Articoli correlati

Finale Ncaa, la parola ai protagonisti

Dopo una finale così emozionante decisa da un tiro allo scadere è normale che le reazioni dei protagonisti che l’hanno Leggi tutto

Italia-Arcidiacono, c’è ancora da aspettare
Ryan Arcidiacono (Villanova)

Un ragazzo “con il dna del leader”, da prendere “a prescindere dal passaporto” perchè può diventare “un giocatore da medio-alta Leggi tutto

Villanova, una questione di tradizione
Novanation

“This is Villanova basketball”: a sentire un’intervista di coach Jay Wright o di qualsiasi giocatore del roster dei Wildcats, ritroverete Leggi tutto

Niente Arizona, Ferguson va all’estero

Terrance Ferguson saluta Arizona e decide di "parcheggiarsi" per un anno in una squadra di professionisti in Australia. "Terrance mi Leggi tutto

Nozze tra Under Armour e UCLA
Under Armour UCLA

La lotta delle sponsorizzazioni sportive legate al basket americano continua senza esclusione di colpi. Mentre gli analisti (non quelli sportivi, Leggi tutto