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Notre Dame rimonta e si aggiudica il Maui

Bonzie Colson (Notre Dame)
Autore: Raffaele Fante
Data: 23 Nov, 2017

È stato un torneo pieno di spunti interessanti quello giocato alle Hawaii con una finale tra due grandi squadre decisa negli ultimi secondi. Netto il divario tra Notre Dame e Wichita State e le altre partecipanti, quasi tutte in ricostruzione con allenatori nuovi e tanti giovani comunque da scoprire. Vediamo cosa è successo al Maui Invitational, uno dei tornei più antichi del college basketball visto che si gioca dal 1984.

Due squadre allo specchio

La finale ha visto di fronte due squadre molto simili, costruite sull’asse play-pivot, molto esperte (senior 7 starter su 10), efficienti in attacco e molto solide in difesa con alternanza uomo-zona anche a tutto campo, e guidate da una vita dagli stessi allenatori.

Alla fine l’ha vinta di un punto la coppia Bonzie Colson-Matt Farrell con 40 dei 67 punti dei Fighting Irish, ma gran parte del merito va a coach Mike Brey che ha piazzato una 2-3 nella ripresa che ha tolto ritmo all’attacco degli Shockers, avanti anche di 16 punti nel primo tempo. Non è stata invece la partita di Shaquille Morris, solo 8+3 per lui, che si è perso Martinas Geben nell’ultima decisiva azione. E il lituano, aiutato anche da una buona dose di fortuna, ha messo i due liberi della vittoria.

 

Gregg Marshall ha visto i suoi bloccarsi completamente nel secondo tempo, quando si è sentita davvero per la prima volta in stagione l’assenza di Markis McDuffie, ancora fuori per infortunio. Ma con lui avrà una rotazione di 10 uomini 10 e quindi la sua resta una squadra da Final Four.

Chi ha il play e chi non ce l’ha

Cercasi disperatamente il sostituto di Derrick Walton Jr è il cartello che coach John Beilein può mettersi al collo. Non granché il torneo di Michigan che ha chiuso al quinto posto dopo aver perso contro LSU e battuto a fatica una squadra modesta come VCU, appena passata nelle mani di coach Mike Rhoades.

L’aggiunta di Charles Matthews non basta a rendere davvero pericolosi i Wolverines, anche perché il playmaking di Zavier Simpson è quello che è, cioè pessimo. Buon per coach Beilein che Mo Wagner ha ritrovato un po’ la mano da 3: arrivato alle Hawaii con un pessimo 1/7, ha chiuso il torneo con un onesto 5/12, segnando la tripla decisiva per battere i Rams

 

Ha un più che discreto backcourt invece Marquette con Andrew Rowsey, che ha chiuso il torneo a oltre 25 punti di media, e Markus Howard che anche senza essere la macchina da tre dell’anno scorso (primo della nazione con il 54.7%) è il giocatore chiave di coach Steve Wojciechowski, come dimostrato nella vittoria contro VCU arrivata grazie ai suoi 18 punti nella ripresa.

Cartoline dalla Hawaii

Sarai anche bravo a reclutare, ma come allenatore vali poco: potrebbe essere questo il testo della cartolina partita da Maui in direzione Nevada, dove si trova ora Johnny Jones, ex coach di LSU. Nelle mani di Will Wade, i Tigers ora sembrano una squadra, primo perché difendono e secondo perché non fanno le statue in attacco. Certo, star fermi a guardare Ben Simmons era una grossa tentazione, ma l’anno scorso l’ultimo posto nella Sec è arrivato con un gruppo dal talento simile se non superiore a questo.

Michigan si è accorta che le cose sono cambiate quest’anno soprattutto grazie a Wade, che – ricordiamo – è più vecchio solo di David Padgett tra i coach di power conference, ma non solo. Tremont Waters è un freshman di 180 cm che ha già preso in mano la squadra ed è in grado di fare giocate divertenti come questa

 

o divertenti E decisive come questa

 

Intendiamoci, LSU non ha nessuna chance di andare al Torneo quest’anno, ma tolta l’asfaltata presa da Notre Dame, anche contro Marquette ha lottato fino alla fine. Grazie ovviamente a Waters che ne ha messi 39 (con 4 assist e 5 recuperi).

Tanti punti, poco arrosto

Poteva partire un’altra cartolina dalle Hawaii più o meno con lo stesso testo, in direzione Columbia, Missouri, dove allena ora Cuonzo Martin, ma Cal ha iniziato bene e finito malissimo il torneo. Non ci sono più talenti come Jaylen Brown e Ivan Rabb, ma i Golden Bears hanno fatto vedere i sorci verdi a Wichita State, sprecando un vantaggio di 18 punti costruito soprattutto grazie all’ottima press tutto campo messa in piedi dal nuovo coach Wyking Jones.

In attacco, tutto dipende troppo da Don Coleman, autore di trentelli in serie realizzati però con una quantità spropositata di tiri (91 in 5 gare). Sono arrivati nel primo tempo 26 dei suoi 35 punti realizzati contro gli Shockers che han provato anche in 4 a fermarlo senza riuscirci

 

Ma la piccola guardia sa giocare solo a tremila all’ora e tira dopo due secondi anche quando sarebbe meglio controllare ritmo e punteggio. E così Cal è stata rimontata da Wichita State, battuta facilmente da VCU e umiliata da Chaminade, il college locale di Division II. “Mai stato così in imbarazzo in tutta la mia carriera”, ha detto coach Jones. Difficile dargli torto.

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