In estate ve lo abbiamo presentato come uno dei migliori senior in uscita dal college pronti per l’Europa. Oggi Matt Thomas è uno dei top scorer della Liga Endesa e punto di riferimento del sorprendente avvio di stagione del Monbus Obradoiro nel campionato spagnolo. Lo abbiamo intervistato per farci raccontare in prima persona la sua esperienza a Iowa State, la Summer League da protagonista con i Los Angeles Lakers e il suo debutto nel basket europeo.
Cominciamo parlando dei tuoi quattro anni passati ad Ames, quali sono i ricordi che porti con te?
La mia esperienza a Iowa State è stata incredibile. Ho un sacco di ricordi dei miei anni ad Ames che porterò con me per tutta la vita. Dal punto di vista sportivo, non dimenticherò mai l’essere andato per quattro anni consecutivi al Torneo Ncaa, incluse due partecipazioni alle Sweet16, e aver vinto tre volte il torneo di conference della Big12. Inoltre, ho avuto la fortuna di poter giocare in alcune arene storiche come il Madison Square Garden o l’Allen Field House di Kansas. Non potrò mai dimenticare poi la fan base di Iowa State, l’amore e il supporto dei tifosi e delle persone di Ames e dello stato dell’Iowa sono ciò che rendono unica la nostra università.
A proposito dei tifosi, quelli di Iowa State sono tra i migliori di tutto il college basketball, qual è l’atmosfera che si respira all’Hilton Coliseum durante le partite?
È incredibile, i nostri fan riescono ad avere un impatto sulla partita e a condizionare il fattore campo. Pur di vedere la partita, molti dei nostri tifosi dormono per un’intera settimana accampati in tende da campeggio davanti all’Hilton, anche nel bel mezzo dell’inverno. Non ci sono molte altre università in Ncaa con tifosi disposti a fare questo per la propria squadra.
Tutti a Iowa State ti conoscono con il soprannome di “Iceman”, raccontaci la storia che c’è dietro.
Mi hanno chiamato così all’high school, in una delle mie prime partite al liceo segnai dei canestri decisivi e la gente cominciò a dire che avevo “the ice in my veins”. Il mio primo nickname fu “Matty ice”, poi divenne “Iceman” e da allora mi ha sempre accompagnato.
La senior night è una delle più esperienze più emozionanti per un giocatore del college, nella tua ultima partita all’Hilton Coliseum hai messo a referto 25 punti nella vittoria contro Oklahoma State, quali sono i ricordi che hai di quella serata?
È stato uno dei migliori momenti e una delle migliori partite della mia carriera collegiale. Registrare il mio career high di 25 punti e aiutare la mia squadra a vincere davanti alla mia famiglia e ai miei amici ha reso quella sera indimenticabile. Aver avuto, poi, l’occasione di incontrare i tifosi nel post-partita per ringraziarli di tutto l’affetto e il sostegno che mi hanno mostrato durante i miei quattro anni come Cyclone è stato davvero speciale.
Nonostante foste un’ottima squadra, nei tuoi quattro anni a Iowa State non siete mai riusciti a raggiungere le Elite8, cosa credi vi sia mancato?
Passare anche solo un turno al Torneo Ncaa è estremamente difficile, per essere una squadra d’élite e raggiungere le Final Four c’è bisogno che tutti siano sulla stessa lunghezza d’onda e giochino per un obiettivo comune. Siamo stati anche sfortunati con vari infortuni che ci hanno impedito di arrivare fino in fondo.
Qual è il giocatore più forte che hai affrontato al college?
Giocando in una conference come la Big12 ho avuto l’occasione di giocare contro molti giocatori di talento, tra i migliori ricordo Joel Embiid, Andrew Wiggins e Buddy Hield.
Hai una grande relazione con tua madre. Lei è stata una star del basket femminile al liceo e detiene il record di punti segnati (48) alla Wahlert High School di Dubuque, Iowa. Quanto è stata importante per la tua carriera?
Lei è tutto per me, mi ha dato tutto e spero un giorno di poterle donare la metà di quello che ho ricevuto da lei. Sin da bambino, mi ha sempre ricordato del suo record ma mi sono rifatto quando da junior, all’high school, ho segnato 50 punti in una partita. A parte gli scherzi, mi ha sempre sostenuto accompagnandomi sin da bambino a tutti i tornei di basket lungo tutto il midwest. Da madre single, ha fatto un sacco di sacrifici per dare l’opportunità a mio fratello, mia sorella e a me di fare ciò che amavamo. È stata la roccia che mi ha sostenuto durante gli alti e i bassi della mia vita, non so dove sarei senza di lei.
Durante l’estate hai giocato e vinto la Summer League di Las Vegas con i Los Angeles Lakers, segnando 23 punti in finale. Dopo le tue ottime prestazioni, hai ricevuto degli inviti per i training camp? Giocare in Nba è il tuo obiettivo?
Per me è stata una grande esperienza, sono da sempre un tifoso dei Lakers e Kobe Bryant è il mio idolo, indossare la canotta gialloviola è stato qualcosa di surreale. Ho ricevuto vari inviti, tuttavia sapevo che sarei probabilmente finito a giocare in G-League, così ho deciso di venire a giocare in Spagna per crescere non solo come giocatore ma anche dal punto di vista personale. Sin da bambino il mio sogno è stato quello di giocare in Nba ed è tuttora un mio obiettivo ma, a dire il vero, sono davvero felice della scelta che ho fatto e mi vedo con una lunga carriera in Europa perché il tipo di basket che si gioca qui da voi si adatta perfettamente al mio stile di gioco.
Prima di passare alla tua scelta di venire in Europa vorrei chiederti che impressione ti hanno fatto Lonzo Ball, Brandon Ingram e Kyle Kuzma, visto che durante la Summer League hai avuto l’occasione di allenarti e giocare con loro?
Lonzo, Brandon e Kyle sono giocatori dal grande talento, nelle due settimane che ho trascorso con loro ho avuto modo di vedere quanto siano in sintonia con l’organizzazione dei Lakers. È stato bello giocare al loro fianco, hanno un futuro luminoso davanti.
Tornando alla tua decisione di venire in Europa: hai scelto il miglior campionato europeo, quello spagnolo. Quali sono le tue prime impressioni al riguardo?
È un campionato estremamente competitivo e le squadre hanno un grande seguito. Conta ogni gara e te la puoi giocare con tutte in partita singola. Amo la competizione e ho davvero apprezzato queste mie prime partite.
E infatti sei già uno dei top scorer della Liga Endesa a 16 punti di media, mostrando di esserti adattato perfettamente allo stile di gioco europeo. A tal proposito, quali credi siano le maggiori differenze con il college?
Una delle principali differenze che ho notato finora è come vengono occupati gli spazi in campo, il movimento del pallone e dei giocatori. A livello tecnico-tattico, c’è una grande differenza nella preparazione sia della fase offensiva che di quella difensiva.
Al college eri conosciuto principalmente per le tue doti da shooter. Quali sono gli aspetti del tuo gioco che ritieni siano sottovalutati?
Credo di essere un giocatore completo, sono un duro e un agonista in difesa e versatile in attacco. Tra gli aspetti più sottovalutati del mio gioco, ci sono la leadership, la capacità di creare per i compagni e la possibilità di poter segnare in modi diversi. Credo che con il tempo riuscirò a dimostrare di poter fare tutte queste cose a un livello alto, oltre a saper tirare.
Dal punto di vista personale, invece, quali sono le tue prime impressioni riguardo lo stile di vita europeo e nello specifico quello spagnolo? Come ti trovi in una città come Santiago de Compostela?
Sono davvero molto felice finora per la mia esperienza a Santiago, è una città bella e storica. Non essendo molto grande, è stato facile per me ambientarmi e scoprirla. La cosa che ho apprezzato di più sono le spiagge nelle vicinanze, amo l’oceano. Le persone poi sono molto gentili e disponibili e con il tempo spero di migliorare anche il mio spagnolo.
Per chiudere: quali sono i tuoi obiettivi personali per questa stagione?
Voglio aiutare la squadra a vincere il maggior numero di partite possibili tenendomi lontano dagli infortuni per tutta la stagione, giocando ogni partita. Voglio continuare a crescere ogni giorno sia come giocatore sia come persona, godendomi in pieno questa esperienza.