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Big team della Ncaa, ecco le pagelle

Autore: Manuel Follis
Data: 20 Dic, 2017

Sono le squadre più blasonate del college basketball, quelle che hanno più tifosi nel mondo e di cui si seguono i risultati a distanza. Alcune come Duke stanno confermando le aspettative, altre stanno stupendo come Villanova, altre ancora come Louisville o Florida faranno dentro-e-fuori dal ranking. Prima della pausa natalizia, ecco il giudizio sulla stagione fin qui giocata, con pregi e difetti di ogni big (in ordine di ranking).

#1 Villanova

Cosa funziona: finora semplicemente i migliori, ma non per talento fisico o tecnico, quanto per organizzazione di gioco e voglia di vincere. Tutti hanno confermato le aspettative, qualcuno come Mikal Bridges è esploso, qualcuno come Omari Spellman ha semplicemente sorpreso tutti, perché alzi la mano chi pensava potesse essere un tiratore con il 46.7% da 3. Solo complimenti a Jay Wright, perché se i suoi ragazzi sanno sempre cosa fare, e lo fanno nel modo giusto, è solo merito suo.

 

Cosa non funziona: al di là dei magnifici 6, non c’è molto altro e Wright deve sperare che stiano tutti bene fino alla fine. I due freshman Collin Gillespie e Damir Cosby-Roundtree giocano poco e con poco impatto, la carriera di Tim Delaney non è praticamente mai iniziata per problemi all’anca. Quindi questi sono e questi rimangono ed è ovvio che, con una rotazione così corta, le cattive serate di qualcuno si possono pagare molto care.

#2 Michigan State

Cosa funziona: la difesa è tornata quella cui coach Tom Izzo aveva abituato i suoi fan e, anzi, è a livelli che non si vedevano da anni. Merito anche di un roster profondissimo (11 giocatori con più di 8′ di media) che ha aggiunto un freshman del livello di Jaren Jackson, che peraltro cresce di partita in partita. A questo si aggiungono un centro d’area come il sottovalutato Nick Ward e uno dei giocatori potenzialmente più devastanti del college come Miles Bridges che nell’ultima gara contro Houston Baptist ha segnato 33 punti in 29 minuti con 7/7 da 2, 4/7 da 3, 7/7 ai liberi, 6 rimbalzi e 5 assist.

 

Cosa non funziona: accanto a Miles Bridges va messo l’avverbio “potenzialmente” perché a parte la stat line mostruosa sopra citata, nelle altre gare il sophomore ha mostrato il suo talento a sprazzi e lui è sostanzialmente quello che divide gli Spartans dal disputare una stagione normale oppure un grande Torneo Ncaa. Anche perché, se c’è un difetto della squadra di Izzo è che a volte l’attacco si inceppa e batte in testa. In quei casi un go-to-guy fa sempre comodo. Ultimo dettaglio: Bridges tira con il 93% ai liberi, il problema è che va pochissimo in lunetta.

#4 Duke

Cosa funziona: sulla carta sono i più forti, almeno in attacco dove non manca niente: pericolosità vicino a canestro e tiro da fuori. Marvin Bagley è un talento che abbina mezzi atletici sopra la media a una grinta da leader e oggi solo un pazzo lo vedrebbe fuori dalle prime chiamate del draft Nba. Grayson Allen invece è il senior che fa da chioccia alla squadra più giovane (e forse nel complesso più talentuosa) che coach K abbia mai allenato. Occhio a Wendell Carter Jr, oscurato da Bagley ma talento sopraffino.

Cosa non funziona: panchina corta e difesa a volte rivedibile. Krzyzewski usa i lunghi DeLaurier e Bolden col contagocce (14′ e 12′ di media, che però scendono quando le gare contano) mentre l’ala O’Connel quasi non la considera (2′ nella sconfitta vs Boston College). Quanto alla difesa, negli ultimi 17 anni solo due volte la squadra ha concesso in media 100 punti (su 100 possessi) e in entrambi i casi Duke ha fatto poca strada al Torneo. Quest’anno i Blue Devils sono a 99, quindi al limite, ma c’è tutta la ACC da giocare.

 #5 North Carolina

Cosa funziona: la squadra, nonostante le tante partenze, resta molto bilanciata tra attacco e difesa e cerca il gioco in velocità (da rimbalzo o canestro subito) in maniera ancora più accentuata rispetto all’anno scorso. La PG Joel Berry resta il leader designato e il lungo Luke Maye sta emergendo come killer silenzioso. Ha migliorato tutte le statistiche, nonostante sia molto più impiegato e viaggia in doppia-doppia di media (19.3 pt e 10.3 rb). In più in squadra c’è Kenny Williams, miglior tiratore da 3 della ACC (54.5%).

Cosa non funziona: dietro al quintetto, dalla panchina arrivano un sophomore e poi solo freshmen. Il cambio di Berry è Jalek Felton (nipote del Raymond Felton della Nba) e quando c’è lui in regia, la squadra soffre. Anche sotto canestro (soprattutto con Garrison Brooks e Sterling Manley) si va di energia ma di poca tecnica/esperienza. Il risultato è che la squadra contro la difesa schierata, quando ci sono troppi giovani in campo, fa un po’ fatica.

#7 Kentucky

Cosa funziona: la squadra più giovane di tutta la D I se la sta cavando bene perché, come al solito, il talento non manca e l’atletismo pure: John Calipari ha otto giocatori con winsgpan attorno ai 7 piedi, che diventeranno nove quando rientrerà Jarred Vanderbilt. In difesa sono un mezzo incubo per chiunque, in attacco se possono correre un discreto spettacolo. Meno alti e bassi del previsto, hanno perso (di poco) solo contro Kansas e più giocano, più possono solo migliorare.

 

Cosa non funziona:  il tiro da 3 è qualcosa di sconosciuto, anche se contro Virginia Tech l’hanno usato più che bene chiudendo con 11/22. Ma prima di quest’ultima partita, erano sotto le 5 triple realizzate a gara e sono tuttora al 346/o posto per % tiri da 2/tiri da 3. Kevin Knox ha sempre la stessa imperturbabile faccia ma sta funzionando, chi aveva messo Nick Richards tra i primi 10 del prossimo draft forse aveva esagerato. Anche senza forse.

#12 Gonzaga

Cosa funziona: dopo aver perso tre giocatori fondamentali per raggiungere la finale dell’anno scorso, poteva essere una stagione più complicata per Mark Few e invece dai giovani sono arrivate finora buone risposte: Killian Tillie è quasi una certezza ma soprattutto il freshman Zach Norvell è diventato subito uno dei giocatori più pericolosi di un attacco che viaggia a 91 punti di media, quinto della nazione.

Cosa non funziona: la partita contro Villanova ha detto chiaramente che il top è ancora lontano. Capita a molti contro la squadra di Jay Wright, ma gli Zags hanno dimostrato di non essere lo squadrone dell’anno scorso anche contro Texas e, soprattutto, North Dakota, vincendo in entrambi i casi solo all’overtime. Josh Perkins è un solido leader, ma Johnathan Williams è un go to guy affidabile fino a un certo punto e Rui Hachimura non ha ancora mostrato il potenziale di cui è accreditato.

#14 Kansas

Cosa funziona: Quattro esterni molto pericolosi, tutti in doppia cifra di media, e un centro che tira come nessun altro (anche perchè schiaccia quasi sempre), visto che Udoka Azubuike è il primo della nazione con il 78% dal campo. Devonte’ Graham è una delle migliori PG del college basketball, oltre che il leader di una squadra che si passa la palla tanto e bene (i migliori con 20 assist a partita), correndo il più possibile e tirando appena possibile. Sam Cunliffe, transfer da Asu, ha appena iniziato a giocare e con l’aggiunta del freshman Billy Preston, ancora ineleggibile, Bill Self avrà finalmente una rotazione adeguata per fare tanta strada al Torneo.

 

Cosa non funziona: per un coach che ha più titoli della Big 12 (13) che partite perse in casa (11), la sconfitta all’Allen Filedhouse contro Arizona State è stato un mezzo trauma. “This is the softest team that Kansas has had since I’ve been here”, ha detto dopo aver preso 58 punti nel secondo tempo contro Asu. Probabilmente è falso, mentre è sicuramente vero che questa è una delle sue squadre più corte, come dimostra la 344/a posizione nel minuti giocati dalla panchina. Ed è anche una delle meno bilanciate, visto che quasi il 40% dei punti arriva con il tiro da 3 e in lunetta non ci vanno mai (penultimi della nazione con 8.3 liberi tentati a partita).

#19 Arizona

Cosa funziona: l’attacco. I Wildcats hanno una panchina infinita con soluzioni interne ed esterne. Coach Sean Miller può contare su due super guardie come Allonzo Trier e Rawle Alkins (schierato spesso da ala grazie ai suoi muscoli) e su un centro da prime chiamate al draft come DeAndre Ayton. La buona notizia, dopo la serie di 3 sconfitte consecutive al Battle 4 Atlantis, è che la squadra sembra in netta ripresa e finalmente può contare su Alkins (che finora ha giocato solo 3 gare).

Cosa non funziona: la difesa, che negli ultimi anni invece è sempre stata un marchio di fabbrica per coach Miller. I Wildcats concedono 98.2 punti su 100 possessi e siamo ancora nella fase di non-conference, ossia quella con le avversarie teoricamente più facili da affrontare. Per trovare un dato peggiore bisogna tornare al 2010, primo anno di Miller ad Arizona. Come scritto sopra, le cose sembra stiano migliorando, ma il livello di guardia resta alto.

NR Louisville

Cosa funziona: tirare sotto il canestro dei Cardinals, soprattutto quando coach David Padgett schiera contemporaneamente Anas Mahmoud e Ray Spalding è sostanzialmente un’impresa. Dopo lo scandalo che ha portato al licenziamento di Rick Pitino e all’esclusione dal roster del freshman più talentuoso (Brian Bowen) è quasi un miracolo che Louisville non si sia sfaldata. Altra buona notizia: i nuovi arrivati Jordan Nwora, Darius Perry e Malik Williams stanno dando buoni segnali.

 

Cosa non funziona: l’attacco è abbastanza macchinoso e prende fuoco dalla difesa (Louisville è tra le squadre che impegna più tempo gli avversari in difesa e che in attacco invece prende il tiro più velocemente). Contro la difesa schierata la circolazione è molto perimetrale e la squadra fatica ad attaccare il ferro, costretta a vivere delle percentuali da 3 che peraltro, anche se non brillanti, sono le migliori per i Cardinals da qualche anno a questa parte (36.4%).

NR Florida

Cosa funziona: fino all’inizio di dicembre quasi tutto, ora molto meno. L’inserimento dei due transfer Jalen Hudson e Egor Koulechov è stato rapido, Chris Chiozza e KeVaughn Allen formano sempre uno dei backcourt più efficienti e divertenti della nazione e l’attacco ha funzionato a meraviglia fino alla sconfitta di misura contro Duke, dando vita anche alla partita più divertente della stagione con la vittoria su Gonzaga. Erano alla #5, due settimane dopo sono scomparsi dal ranking.

Cosa non funziona: “Defence is the first, second, third and fourth things we talk about”, ha detto coach Mike White, ma in realtà è l’attacco che si è inchiodato passando dai 102.6 punti segnati nelle prime 5 gare (ovviamente primo nella nazione) ai 68.8 delle successive 5, con 4 sconfitte. La sensazione è che possano ancora battere chiunque, soprattutto con il ritorno di John Egbunu sotto canestro, ma anche perdere contro chiunque perché sono molto meno solidi di quanto si potesse pensare.

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