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Piccoli e tremendi: le migliori PG sotto l’1.80

Autore: Riccardo De Angelis
Data: 21 Dic, 2017

La pallacanestro sarà uno sport di giganti, ma spesso l’altezza non è tutto, anche in un’epoca di sevenfooter con numeri da guardia. Nel college basket ci sono tanti giocatori che sanno farsi valere nonostante una statura per nulla imponente: ve ne presentiamo dieci, i migliori che possiate trovare fra quelli che non superano i 180 centimetri d’altezza (5-foot-11). Se vi piacciono piogge di triple e zingarate in area, siete nel posto giusto, ma se vi aspettate di trovare soltanto questo, preparatevi a qualche sorpresa.

 

1. Markus Howard (So, 5-11) & Andrew Rowsey (Sr, 5-10) – Marquette

Howard: 22.5 PTS, 2.3 AST – Rowsey: 21.8 PTS, 4.6 AST

Prima piazza ex aequo per una delle coppie più belle del college basket, nonché una delle più basse: Markus Howard (180 cm) e Andrew Rowsey (178 cm) viaggiano a 44.3 punti di media (mai una partita sotto la doppia cifra) e sono il secondo duo più prolifico della D-I. Producono quasi la metà dei punti di Marquette e sono d’importanza capitale per una squadra che passa molto per situazioni di pick and roll (dove i due spiccano come ball handler) e che mette l’accento su circolazione di palla e movimenti off-the-ball, cercando sempre d’innescare le sue bocche da fuoco sulla linea da tre. Se i Golden Eagles sono una delle squadre più efficienti in attacco, gran parte del merito va a loro.

Da freshman, Howard tirava con un impressionante 54.7% da tre. In questa stagione è al 39.8%, il che è comprensibile, visto l’aumento dei tentativi dall’arco (quasi 10 a partita). Sempre più leader, il sophomore è letale quando servito coi piedi per terra ma sa rendersi pericoloso anche in uscita dai blocchi e dal palleggio: ne sa qualcosa Chicago State, subissata da un pazzesco 11/15 dalla lunga distanza.

 

Una mano baciata dagli Dei del basket – 36 liberi e ancora nessun errore – ma un fisico non fra i più potenti: il floater mostrato in questa stagione è un’aggiunta utile al repertorio d’un giocatore che l’anno scorso non aveva enorme successo nel puntare l’area (anche così è passato dal 45.4% al 65.2% da due, pur con più tiri a partita).

 

Fra i due, Rowsey è quello che ricopre più minuti da point guard, si destreggia bene in isolamento e in carriera ha sempre avuto percentuali alte dall’arco: quest’anno è al 42.7% con 8.1 tentativi. Non è rapido quanto Howard ma sa colpire il cuore della difesa sfruttando letture e finte di tiro: aggiungete a ciò la capacità di mettersi in ritmo da solo e avrete una vera spina nel fianco per le difese avversarie.

 

Giocatore sveglio, energico, rognoso ma con qualche occasionale eccesso dovuto a un carattere pepato. Un punto debole? In contropiede tende ad andare un po’ fuori giri ed è infatti l’unica situazione offensiva in cui la sua efficacia risulta sotto la media. Piuttosto sottovalutate, invece, le sue discrete doti di passatore.

 

2. Tremont Waters – LSU, Fr., 5-11

18.2 PTS, 6.4 AST, 2.4 STL

I tifosi di LSU non hanno molto da chiedere a questa stagione ma almeno potranno gustarsi uno dei freshmen più elettrizzanti in circolazione nel ruolo di point guard. Tremont Waters non ha perso tempo e già adesso è di gran lunga il giocatore di maggior impatto nel roster di coach Will Wade. Fin qui, la continuità non è stata il suo forte ma ciò non gli impedisce di guidare i Tigers per punti, assist e recuperi.

Il suo “feel for the game” è davvero qualcosa di speciale, di quelli che, abbinati a discreta reattività e molle nelle gambe, permettono di porre il sigillo su una vittoria con la giocata che meno ci si aspetterebbe da un giocatore di 1.80 metri per 75 chili: una sonora stoppata.

 

Ball handling di primissimo livello, visione di gioco, abilità di passaggio (già due partite chiuse con 10 assist), rapidità, conclusioni acrobatiche e range di tiro estremamente ampio: sono tanti gli ingredienti che permettono a Waters di tenere il campo da protagonista nonostante un fisico esile. I 39 punti rifilati a Marquette al Maui Invitational rappresentano un buon compendio delle sue doti migliori.

 

3. Chris Clemons – Campbell, Jr., 5-9

24.1 PTS, 4.1 REB, 3.1 AST

Clemons è una delle cose più eccitanti che si possano vedere a livello di mid-major: secondo scorer della D-I l’anno scorso (25.1 punti) con un finale pazzesco (34.5 di media in 6 partite fra torneo della Big South e CIT), fin qui ha disputato 74 incontri in carriera di cui 73 in doppia cifra.

Pur con un contorno in leggera crescita (occhio a Marcus Burk), i Camels fanno all-in sulle sue doti realizzative, dandogli in pratica il monopolio dell’attacco (36.9% di Usage, il più alto della nazione). Complicatissimo da frenare in contropiede e in situazioni di 1-vs-1, la mano è affidabile (37.3% da tre quest’anno con 7.3 tentativi) ma è l’atletismo la dote che lo rende speciale: pur dal basso dei suoi 175 cm, schiacciate e stoppate non sono rare.

Un Nate Robinson 2.0 cresciuto idolatrando Allen Iverson. Futuro Nba? Per ora sembra difficile, ma di sicuro ovunque andrà farà girare un po’ di teste.

 

4. Luwane Pipkins – UMass, So., 5-11

18.3 PTS, 4.1 AST, 1.8 STL

Dopo il licenziamento di Derek Kellogg, Pipkins avrebbe potuto fare le valigie come altri suoi 6 compagni. Invece è rimasto, rivelandosi la più grande sorpresa dell’Atlantic 10. Se la nuova UMass di coach Matt McCall va meglio del previsto ed è riuscita a sgambettare squadre come Providence e Georgia, gran parte del merito va al suo sophomore, top scorer in entrambi i match.

Ottimo realizzatore con un buon tiro da tre (39.3%) che però difetta di costanza, ha qualità di palleggio, equilibrio e letture sopra la media quando attacca il canestro, mostra voglia di competere, d’essere un punto di riferimento, il che spiega in parte una difesa sulla palla sempre molto intensa. Rivedibile a ritmi alti, dov’è incline a qualche errore di troppo. Di tempo per continuare a migliorare non ne manca.

 

5. Jordan Howard – Central Arkansas, Sr., 5-11

24.8 PTS, 3.5 AST, 1.2 STL

Il fratello di Markus è anche lui un cecchino (43.4% da tre con 9.4 tentativi) oltre a giocare spesso in coppia con una PG undersize (DeAndre Jones) e sta vivendo la miglior stagione in carriera: al momento in D-I c’è solo Trae Young che segna più di lui. In attacco si adatta a diverse situazioni, eccellendo nel creare dal palleggio, il suo rendimento è abbastanza costante e quando gioca contro le grandi sente l’odore del sangue: i suoi season-high (35 punti) sono arrivati sui campi di UCLA (persa all’OT) e Oregon (8/9 dall’arco). Punto debole: una difesa un po’ ballerina e carente sui pick and roll.

 

6. Junior Robinson – Mount St. Mary’s, Sr., 5-5

22.3 PTS, 5.2 AST, 1.4 STL

Difficile non notare un piccoletto di 165 cm che scorrazza per il campo, soprattutto se finisce sotto i riflettori. Nove mesi fa, Junior Robinson era stato l’eroe di Mount St. Mary’s coi suoi 23 punti contro New Orleans che valsero il passaggio delle First Four. Quest’anno è il leader indiscusso della squadra, segnando e distribuendo assist come mai prima. Sempre in doppia cifra dopo 12 incontri, sta facendo fatica a trovare continuità dall’arco (32.5%): le sue qualità di spot-up shooter non sono però in discussione, così come quelle di penetratore sgusciante.

 

7. Tookie Brown – Georgia Southern, Jr., 5-11

17.3 PTS, 5.2 AST, 2.3 STL

Difensore valido e discreto rubapalloni, Brown è un attaccante letale in situazioni di pick and roll e che può essere spettacolare quando s’invola in contropiede, magari chiudendo con una schiacciata. Quest’anno tira un po’ meno ma con efficacia inedita rispetto al passato. La sua pecca principale? La continuità di rendimento non è assoluta e la squadra può risentirne.

 

8. Demontrae Jefferson – Texas Southern, So., 5-7

23.4 PTS, 3.7 AST, 1.4 STL

Trovare qualcosa di buono nella SWAC è cosa ardua ma a Texas Southern c’è un signorino alto 170 cm cui vale la pena dare un’occhiata. Un passato recente come attrazione da youtube, Jefferson è stato difficile da contenere per tutte le avversarie in non-conference (comprese squadre di buon lignaggio) grazie alla sua imprevedibilità e alla sua faccia tosta.

 

9. Mike Smith – Columbia, So., 5-11

19.5 PTS, 4.7 AST, 1.5 STL

Leader, capace di mettersi al servizio dei compagni ma prima di tutto uno scorer di razza che sa colpire in svariate situazioni (soprattutto in isolamento). I numeri attuali non sono completamente dalla sua parte, ma il talento c’è e di sicuro la sua efficienza finirà per crescere di pari passo coi miglioramenti d’una squadra ad oggi piuttosto acerba.

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