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Pagelle Big Ten, promossa Nebraska, bocciata Minnesota

Autore: Manuel Follis
Data: 26 Feb, 2018

Finita la Big Ten, è tempo di pagelle. Rapide, per non annoiare, ma non per questo meno significative.

Michigan State. Doveva vincere e alla fine ha vinto, anche se con più patemi del previsto. Consapevole dei suoi mezzi, con un roster infinito e versatile ha solo l’incognita Miles Bridges, che sembra aver trovato un suo equilibrio ma è finito tra i nomi dell’indagine Fbi.

Purdue. A tratti la squadra più forte della conference. Roster profondo, gioco dentro-fuori, molto tiro da 3 e molti giocatori capaci di essere protagonisti nelle singole gare. Ha perso 5 gare in stagione con uno scarto medio di 3 punti. Batterla sarà dura.

Ohio State. La protagonista assoluta della Big Ten. Nel finale di stagione ha fatto un po’ fatica ma ha difeso il terzo posto. Di Keita Bates-Diop abbiamo già parlato, ma occhio al centro freshman Kaleb Wesson.

Michigan. Charles Matthews è un po’ in crisi ma in compenso Muhammad-Ali Abdur-Rahkman ha innalzato il suo rendimento e la squadra ha chiuso la conference con 5 vittorie consecutive. Attenzione che i Wolverines sembrano in forma.

Nebraska. L’altra sorpresa della stagione, da quando sono in Big Ten non avevano mai chiuso con 13 vittorie (massimo 11 nel 2014, con Terran Petteway in squadra). Grande merito va a James Palmer, transfer da Miami che ha disputato una stagione brillante.

Penn State. L’ultima sorpresa positiva della stagione, che ora affronterà il torneo di conference sperando di conquistare quella vittoria che metta in sicurezza la partecipazione al Torneo Ncaa. Merito di una difesa rocciosa e di un Tony Carr da Nba.

Indiana. Gli Hoosiers sono dove ci si aspettava che sarebbero stati nel primo anno in panchina di coach Archie Miller. Juwan Morgan ha giocato una stagione stellare, ma a meno di sorprese al torneo di conference anche quest’anno non parteciperanno alla Big Dance.

Maryland. Chapeaux a coach Mark Turgeon. Nonostante due infortuni pesanti come quelli di Justin Jackson e Ivan Bender e nonostante uno dei calendari più difficili della Big Ten la squadra ha chiuso a metà classifica. In rampa di lancio per l’anno prossimo.

Wisconsin. Squadra falcidiata dagli infortuni (tutti nel reparto piccoli) che quindi va un po’ assolta. Ethan Happ non poteva riuscire nel miracolo. Hanno chiuso con un record di 4-2, appena appena sufficiente.

Northwestern. La grande delusione dell’anno, più grande ancora di Minnesota. La squadra ha chiuso con 6 sconfitte consecutive e un attacco imbarazzante (47% da 2 punti). Peccato perché questa era la stagione della prova del nove. Fallita.

Iowa. A inizio dell’anno nessuno sapeva prevedere cosa sarebbe stata Iowa, per qualcuno era pronta a esplodere per altre a implodere. Avevano ragione i secondi. Unica vittoria in trasferta vs Illinois. Però squadra giovanissima. C’è tempo.

Illinois. Onestamente da Brad Underwood, anche se al primo anno in panchina, ci si aspettava di più. Quella dei Fighting Illini sembra essere una specie di maledizione. Solo 4 vittorie, due delle quali contro Rutgers. Come Iowa anche Illinois però squadra giovanissima.

Minnesota. In casa Pitino è tempo di drammi. Papà Rick è nell’occhio del ciclone per i fatti di Louisville mentre il figlio Richard ha vissuto un’annata da dimenticare con i Golden Gophers. Ok l’assenza di Reggie Lynch e Amir Coffey, ma ci si aspettava di più.

Rutgers. Eh, Rutgers è Rutgers. Da quando è arrivata nella Big Ten è arrivata sempre ultima. Peccato perché il mezzo-lungo Deshawn Freeman è un giocatore di tutto rispetto. Ma il contorno è da brividi. Lavoro non facile per coach Steve Pikiell.

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