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La difesa di Cinci e l’orgoglio di Houston

Autore: Manuel Follis
Data: 12 Mar, 2018

Per trovare una squadra forte come questa Cincinnati bisogna tornare ai tempi di Bob Huggins negli anni ’90. Il che la dice lunga sull’entusiasmo che c’è al momento intorno al programma di coach Mick Cronin . Al loro primo trionfo da quando sono nell’AAC, i Bearcats hanno vinto sia la regular season sia il torneo di conference grazie a una difesa che unisce tecnica, tattica e fisicità. La finale contro Houston è stata una partita a dir la verità bruttina. Le due squadre hanno fatto quadrato chiudendosi a riccio e segnando col contagocce (56-55 alla fine). Come sempre nelle partite punto a punto sono stati gli episodi a deciderla: una tripla del lungo Kyle Washington (pareggio di Cinci), un fallo a rimbalzo di Nura Zanna su Gary Clark (+1 ai liberi) e poi una palla persa sanguinosa dei due migliori giocatori di Houston, Rob Gray e Galen Robinson.

Fenomeno Clark, sorpresa Washington

Cincinnati adesso si presenta al torneo con molte certezze, ma sempre qualche dubbio, perché quando l’attacco batte in testa son dolori veri. Gary Clark ha vinto sia il titolo di player of the year sia quello di mop (most outstanding player) del torneo. Non è un caso che ve ne abbiamo già parlato in stagione, il ragazzo ha abilità misteriose: ha quella faccia da bambinone, sembra sempre silenzioso, ma pochi incidono in profondità sulle partite come sa fare lui. Ha chiuso il torneo con 16 punti e 12 rimbalzi di media.

Da segnalare l’apporto per i Bearcats che ha portato Kyle Washington, senior le cui prestazioni sono spesso oscurate da quelle di Clark o di Jacob Evans. Il lungo di 206 cm però è un agonista che ama vincere le battaglie sotto il tabellone e che crede moltissimo nel suo tiro da 3 su pick & pop (e gestisce la percentuale complessiva del 34.7% in maniera abbastanza clutch).

Robinson il lottatore, Wichita troppo leziosa

Menzione d’onore per Houston, che ha disputato un torneo da togliersi il cappello. Rob Gray fa volume di gioco e attira i riflettori (33 punti in semifinale contro Wichita State), Corey Davis punisce da fuori, Devin Davis pensa al mid range jumper. Ma se c’è un giocatore che merita un encomio è Galen Robinson, junior di 183cm con la mano quadrata, ma che in difesa e a rimbalzo si sbatte per 5. Se c’è una palla vagante, potete stare sicuri che sarà sua.

Wichita State esce un po’ ridimensionata dal torneo, confermando pregi e difetti mostrati in stagione. La squadra ha le qualità tecniche per essere da Final Four, ma gioca in maniera sempre un po’ leziosa, lontana dall’aggressività (soprattutto difensiva) tipica degli Shockers degli anni scorsi. Il risultato è che la formazione allenata da Gregg Marshall esegue bene (il 63% dei canestri sono assistiti, terza della nazione), ma poi contro squadre altrettanto forti rischia di non portare a casa il risultato.

Polemiche fuori dal campo

Il resto del torneo ha più o meno confermato l’andamento della stagione. Tulsa aveva grandi ambizioni ma è uscita contro Memphis ai quarti, però è una sorpresa relativa. I Tigers peraltro sono al centro di una telenovela. Ormai da settimane circola la voce che Penny Hardaway potrebbe diventare il nuovo capo allenatore al posto di Tubby Smith (difeso pubblicamente dal suo avvocato che ha parlato male di Hardaway accusandolo di aver penalizzato i reclutamenti di Memphis, un casino insomma) e questo non ha certo aiutato i ragazzi in campo. Connecticut invece dopo l’eliminazione al primo turno ha silurato coach Kevin Ollie per “giusta causa”. Anche in questo caso con polemiche. Insomma, quest’anno si è parlato della AAC quasi più per questioni extra-cestistiche.

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