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Da Ament a Johnson, la classe freshmen migliore di sempre?

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Autore: Paolo Mutarelli
Data: 14 Nov, 2025

Di AJ Dybantsa, Cameron Boozer, Koa Peat e Darryn Peterson abbiamo parlato e ne parleremo ancora nel corso della stagione, ma in questa settimana inaugurale di college basket in molti in America si sono chiesti se  siamo di fronte alla migliore classe freshmen di sempre.

Certo, l’esagerazione dall’altra parte dell’oceano è sempre dietro l’angolo ma senz’altro le prestazioni di molti dei ragazzi al primo anno suggeriscono che la questione non sia poi così tanto campata in aria. Eccone altri dieci freshmen che hanno stupito.

Nate Ament (Tennessee) – Attenzione che qui siamo in area superstar. E’ presto ovviamente per sbilanciarsi, ma il ragazzo della Virginia sta impressionando. Lasciando perdere il fisico (che comunque sono 208 cm per 93 kg distribuiti sostanzialmente su una guardia-ala) impressionano almeno tre caratteristiche che non compaiono sul tabellino: la capacità di aspettare che la partita arrivi da lui, senza quindi avere alcuna necessità di mettersi in mostra, l’ottima visione di gioco (nelle ultime gare 5 assist di media, alcuni davvero notevoli per lettura) e la propensione alla difesa.

Mikel Brown (Louisville) – Avevamo già messo un asterisco sul ragazzo dopo lo straordinario Mondiale U19 e, nonostante qualche pausa, non sta deludendo. Ha gambe esplosive e non sono tante le guardie di quasi 2 metri che possono vantare la sua velocità e la sua elevazione. Diabolico nell’attaccare il ferro, ha confermato di essere a suo agio anche nel tiro dalla distanza e il sistema di gioco di Louisville incoraggia questa sua caratteristica. Per lui oltre 19 punti di media con già 19 triple tentate, ma anche un concreto 11/14 da due punti e quasi 7 assist per gara.

Caleb Wilson (North Carolina) – Il primo canestro contro Kansas è uno statement: tripla sbagliata e tap in con una schiacciata che ha fatto esplodere il Dean Smith Court. Un freshmen così forte, così pronto, non lo vedevano da anni a Chapel Hill. Mezzi atletici da Nba, uniti a una mano morbidissima, specialmente dal mid range dove il suo fade away è praticamente incontestabile per l’altezza dalla quale lo prende. Non ha bisogno di accentrare mai la palla su di sé e la grande predisposizione ad andare a rimbalzo lo aiuta a raccattare tiri ad alta percentuale. Il tiro da tre al momento non è un’opzione nel suo gioco da interno (al momento due triple in tre partite), ma in area è dominante.

Chris Cenac (Houston) – In teoria è il giocatore più talentuoso nel roster di Houston e, per quanto fatto vedere, le potenzialità ci sono tutte. Il fisico longilineo (211 cm per 105 kg) lo rende subito riconoscibile in campo, il tiro è morbido e naturale e le movenze feline. Non è ancora venuta fuori l’anima del lottatore, che hanno un po’ tutti quelli che vestono la maglia di Houston. E’ anche vero che finora la squadra ha passeggiato contro tutte le avversarie. Per ora Cenac è chiaramente una stella che ha brillato poco, anche se per un Cougar al primo anno la media di 8 punti con 9 rimbalzi non è niente male.

Kingston Flemings (Houston) – Il terzo incomodo. In una squadra i due freshman più attesi erano chiaramente Chris Cenac e Isiah Harwell, è spuntato lui come vero giocatore on fire. Il ragazzo proveniente dal Texas è una guardia strutturata (193 cm per 86 kg) che ha mostrato una incredibile scioltezza nel gioco, premiato da coach Sampson per le letture e la capacità di fare spesso la scelta giusta al momento giusto. Lo certificano i dati: non tanto i 15.7 punti di media quanto il 16/19 da 2 punti e il 3/7 dall’arco con quasi 5 assist di media. Chapeau.

Tounde Yessofou (Baylor) – Nella versione operaia di Baylor con tantissimi realizzatori e nessun accentratore, Yessofou difende forte e vola in transizione facendo valere il suo grande atletismo. Non ha praticamente mai la palla in mano – Oji Agbim e Isaac Williams creano gioco – ma è sempre pronto per attaccare appena vede uno spazio nella difesa. Contro Washington ha forzato qualcosina nella prima frazione, ma ha mostrato comunque un’abilità nel creare separazione e una forza fisica invidiabile per finire al ferro. Deve ancora mostrare la sua mano dall’arco, ma sa come rendersi utile anche quando segna il 30% come contro gli Huskies.

Darius Acuff (Arkansas) – Coach Calipari ci tiene tantissimo. Ad ogni interruzione, ogni timeout, una telecamera di ESPN pesca un veloce colloquio tra i due con Cal ad insegnare pallacanestro al freshmen. La partita contro Michigan State ha spiegato bene il perché: Acuff ha fatto tantissimo nel corso della partita, per poi disfare nel finale, ma la sensazione è che i destini dei Razorbacks siano legati alle sue prestazioni. Tira molto bene dallo scarico e per questo si integra benissimo con Wagner e Thomas, ma soprattutto può creare punti in situazione difficili. La sua forza fisica è difficile da arrestare e le difese spesso mandano aiuti, puniti puntualmente dai suoi assist. Un attacco semplice che funziona.

Meleek Thomas (Arkansas) – Più slanciato e meno fisico di Acuff, al momento Calipari lo utilizza come 6° uomo dietro DJ Wagner ma, prima o poi, ci sarà un’inversione dei ruoli. Basterebbero le sue capacità da tiratore per renderlo un prospetto interessante, ma Thomas aggiunge anche il repertorio dai playmaker. Acuff inizia l’azione, Thomas invece attacca una difesa già mossa e trova passaggi per i lunghi che regalano punti facili ai compagni. Decisioni veloci, alcuni passaggi anche spettacolari. Più silenzioso, ma letale.

 

Keaton Wagler (Illinois) – Ecco un giocatore che non ci si aspettava facesse così bene. Va detto che su tre partite, quella in cui ha sofferto di più è stata quella contro Texas Tech, però viene da dire “ci mancherebbe”, sia perché i Red Raiders sono una signora difesa, sia perché Wagler è un freshman. Il ragazzo al primo anno però è già il secondo marcatore della squadra (17 di media), e soprattutto secondo per minuti giocati, sintomo di quanto coach Brad Underwood confidi nelle doti della suq guardia che grazie ai suoi 198 cm (quasi 7 rimbalzi di media) rende i Fightin Illini una gatta da pelare anche in difesa.

Jasper Johnson (Kentucky) – La sconfitta contro Louisville ha mostrato quanto Mark Pope deve ancora decifrare la giusta rotazione, ma non ci sono dubbi sulla quantità di talento a sua disposizione, visto che può permettersi di far partire dalla panchina un giocatore come Johnson. Ball handling da primo  della classe con magie sul perimetro con cui crea tiri da distanze anche siderali. Grande atletismo e facilità nel correre il campo per una guardia che ha ancora tanti margini di miglioramento (e infatti contro una big come i Cardinals ha faticato).

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