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Luca Virgilio, ‘inizio storico a Nebraska ma è presto per fare festa’

Autore: Raffaele Fante
Data: 19 Dic, 2025

Quando vedi il quintetto di Nebraska che sta per iniziare la partita, non vieni esattamente preso da grandi timori. Il playmaker raggiunge a fatica il metro e 80, sembra un personaggio uscito da un film di Wes Anderson e pensi stia lì solo perché è il figlio del coach. Il centro è un olandese con la fronte ampia che sembra troppo vecchio per giocare nel college basket, e in effetti ha 24 anni e mezzo.

Quando iniziano a giocare, le cose però cambiano. In fretta. Sam Hoiberg, cioè il figlio del coach, fa girare la squadra alla perfezione, è il primo di tutta l’Ncaa per rapporto assist/palle perse e, tra le altre cose, prende anche 4 rimbalzi e mezzo a partita. E Rienk Mast, l’olandese anziano, è semplicemente uno dei migliori lunghi della Division I. Attorno a loro c’è un gruppo di ragazzi esperti dal talento non infinito ma che hanno trovato la chimica giusta per battere tutti quelli che hanno incontrato finora. Chiedere a Creighton, che ne ha prese 20, a Wisconsin, sepolta sotto di 30, e a Illinois, beffata in casa sulla sirena.

Merito del coach, Fred Hoiberg e merito anche di Luca Virgilio, da sette anni a Nebraska e dallo scorso maggio gm dei Cornhuskers. Quest’estate abbiamo parlato a lungo con lui del suo lavoro e di tutto ciò che sta cambiando nell’Ncaa. Non potevamo che tornare a sentirlo, dopo un inizio di annata storico per Nebraska che non aveva mai incominciato una stagione con il record di 11-0 ed è ora alla #15 del ranking Ap.

Luca Virgilio

Luca Virgilio

E da buon dirigente, che sa bene come in Ncaa le cose possono cambiare molto in fretta, tiene i piedi ben piantati per terra: “Ovviamente i ranking sono una cosa che hanno una certa rilevanza, si parla molto di noi ed essere nella Top 15 fa un gran bell’effetto – ci spiega –  ma non stiamo festeggiando tanto. Abbiamo da inizio anno aspettative abbastanza alte e quello attuale è un piccolo traguardo che, a oggi, non conta più di tanto perchè quello che conta è dove saremo a marzo. Quindi ha grande valore per i nostri tifosi, è un motivo d’orgoglio per la squadra, però allo stesso tempo non vogliamo sederci sugli allori perchè siamo a dicembre, ci sono tante partite da giocare e non vogliamo rilassarci. La Big Ten è tosta, sarà una stagione lunga piena di alti e bassi e quindi cerchiamo di rimanere con la testa sulle spalle”

Lo stato però ora ha un solo padrone, anche perché in questo inizio di stagione i Cornhuskers hanno battuto tra le altre anche la loro rivale storica, e cioè Creighton, università privata che ha sede a Omaha a meno di 60 miglia da Lincoln dove c’è il campus di Nebraska, che è invece un’università pubblica: “Quella contro Creighton è stata una vittoria importante internamente, è una rivalità molto sentita nel Nebraska e, negli ultimi 10-15 anni, Creighton è sempre stata la squadra più di cartello dello stato. Abbiamo vinto 3 delle ultime 4 partite contro di loro e quest’ultima era molto importante, era un bel po’ che non vincevamo in casa e quella era una partita cerchiata sul calendario come una da vincere tutti i costi”.

Prima, però, “è stata importante anche la vittoria contro Oklahoma, una di quelle partite a inizio stagione che diranno che squadra sarai. Siamo stati anche sotto di 15, e abbiamo trovato la forza e la capacità di rimontare e vincere, gestendo abbastanza bene gli ultimi minuti in campo. Poi ci ha dato molto fiducia segnare 90 punti contro Wisconsin e andare in trasferta a Illinois contro una squadra molto più talentuosa di noi, controllare praticamente tutta la partita e trovare le energie nel finale punto a punto per vincere”.

A Lincoln, il re dell’università è e rimarrà il football, anche se i cinque titoli  vinti risalgono tutti al secolo scorso, ma anche il basket è seguitissimo con la Pinnacle Bank Arena praticamente sempre piena in tutti i suoi 15mila posti. Merito di una squadra che ruota appunto attorno a Rienk Mast, tornato dopo un anno perso per un infortunio al ginocchio, “e l’idea era circondarlo con giocatori con tiro da fuori per sfruttare le sue qualità da passatore”, ed ecco l’arrivo di Pryce Sandfort da Iowa che sta contribuendo con oltre 17 punti a partita.

Pryce Sandfort

Pryce Sandfort

“Sicuramente – prosegue Virgilio – uno degli aspetti più importanti nella costruzione del nostro roster è stata la continuità, e cioè riportare più giocatori possibili dall’anno scorso. Abbiamo un’ossatura molto importante che conosce bene questo posto, conosce il nostro sistema e questo ha velocizzato l’amalgama. I transfer si sono inseriti molto bene in un nucleo esperto che già avevamo, non si poteva farlo se non ci fosse stato un puzzle molto completo”.

Alla guida di questo gruppo c’è Sam Hoiberg, l’unico al quarto anno a Nebraska, al quale il padre ha affidato le chiavi della squadra: “Spero che le altre squadre continuino a sottovalutarlo, la cosa ci fa molto piacere”, sorride Virgilio. “E’ una gran storia – prosegue -, quando sei figlio del coach, ci sono tutte le voci sul fatto che giochi solo per quello e invece lui ha dimostrato di poter stare a questo livello anno dopo anno, lo ha fatto con ruoli più secondari in passato e ora ha preso le redini della squadra. E’ la dimostrazione del grande lavoro che ha fatto in questi anni, sta tutto il giorno in palestra per migliorare il suo gioco, ci tiene, ci crede e si merita tutte le rose che gli vengono date ora”.

Le rose se le merita anche il resto della squadra, ma Virgilio predica calma, calma e ancora calma, perché “i risultati mettono un bersaglio sulla nostra schiena, da qui in avanti abbiamo molta pressione sulle spalle e molte aspettative. Abbiamo vinto tutte le partite ma non abbiamo il talento naturale che altri hanno, dobbiamo essere sempre molto disciplinati sia in attacco che in difesa, lavorare molto a rimbalzo, e in generale migliorare sempre altrimenti la ruota si ferma”.

Anche perché “il livello quest’anno è molto alto” e “dobbiamo concentrarci sul presente e controllare quel che puoi controllare perché il college basket è bello anche per questo”. “Non abbiamo fatto ancora nulla – conclude – ci sono 18 partite di Big Ten, affrontiamo una partita alla volta. E’ soltanto dicembre, le partite vere arrivano più avanti ed è ancora lunga”. Ma intanto il Nebraska ha un solo padrone.

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