Ricezione sull’arco, penetrazione e schiacciata di mano mancina: la giocata con la quale AJ Griffin ha inchiodato North Carolina sul -19, siglando il venticinquesimo dei suoi 27 punti, è una dichiarazione d’intenti da vero leader. Il numero 21 di Duke sembra aver spiccato il volo, finendo addirittura al settimo posto del nostro ultimo Super Mock Draft. Eppure una manciata di mesi fa questo scenario sembrava solo una fantasia ottimistica.
Ahia.
Griffin era arrivato a Durham con l’hype da prospetto 5-star: in lui, scout ed appassionati vedevano un’ala moderna dal fisico dirompente e dalle ottime qualità al tiro. Allo stesso tempo, però, l’aver saltato quasi completamente le ultime due stagioni di high school per problemi fisici (ginocchio prima e caviglia poi) preoccupava più di qualcuno. Nel momento più difficile, tra gli infortuni e l’emergenza sanitaria, ha però trovato tranquillità assieme a papà Adrian, ex-giocatore NBA ed assistente allenatore dei Toronto Raptors. Lo stop dei campionati nel 2020 è stata l’occasione per condividere del tempo «come non facevamo da quando aveva 11 o 12 anni», lavorando sui fondamentali e sulla riabilitazione.
Una stagione in crescita
Al suo approdo collegiale, la sfortuna ha provato ancora a mettergli bastoni tra le ruote: una distorsione al ginocchio aveva interrotto la sua preparazione a un mese dal debutto, condizionandone tutta la prima parte della stagione. Coach K lo ha utilizzato col contagocce, lasciandogli poco più di 10 minuti di media nelle prime otto gare.
A metà dicembre, però, il suo impatto si è rivelato differente: i Blue Devils hanno trovato un giocatore poliedrico, in fiducia, efficace e capace di trascinare i compagni. Ben presto è diventato impossibile lasciarlo fuori dal quintetto titolare. La già citata prestazione monstre contro UNC chiude un terzetto di gare – dopo Louisville e Notre Dame – in cui ha trascinato l’attacco dei Blue Devils come uno scorer navigato. «È una rising star, non un rising good player, e tutti i nostri ragazzi lo sanno. Non è mai nervoso, e adora stare in campo», ha detto Coach K dopo la gara coi Cards. Dal punto di vista della continuità tra una partita e l’altra si può ancora lavorare, data anche la giovane età: la scorsa notte, dopo questa ottima serie, ha sparacchiato dal campo (1/7) per soli due punti nella sconfitta contro Virginia (69-68).
Oltre al suo head coach, anche gli scout NBA sembrano essersi infatuati di lui. Dotato di un fisico importante per il ruolo – 198 cm per 100 kg -, il suo impatto atletico è soprattutto merito di una parte superiore del corpo a dir poco rocciosa. A vederlo destreggiarsi nel traffico, si rimane rapiti dal modo in cui riesce ad usare le spalle e la lunghezza delle braccia (213 cm di wingspan) per spazzare via gli avversari e trovare il canestro anche in maniera fantasiosa.
Fisico, intuito e cattiveria: quando è in partita AJ Griffin è implacabile.
Arma offensiva completa
Non fatevi ingannare dal movimento un po’ macchinoso, con le gambe che si allargano e sembrano quasi farsi trascinare verso l’alto dal tronco: da tutta la stagione Griffin sta tirando con percentuali da cecchino (50% su oltre tre tentativi a partita, 9/13 nelle ultime tre). Non si tratta però della classica macchina da spot-up: pur facendosi trovare spesso libero nel semi-angolo, ha dimostrato di potersi creare un tiro ad alta percentuale in qualsiasi situazione, e ama attaccare il difensore dal palleggio.
La stazza e le mani delicate gli permettono di essere efficace in penetrazione, e con queste percentuali è impossibile battezzarlo dall’arco, anche nelle serate peggiori. Letale in catch and shoot, sa anche usare il ball handling per mandare fuori equilibrio l’avversario e punirne il minimo errore di posizione: il quadro è quello di un’arma offensiva estremamente interessante e difficilmente contrastabile.
Il movimento non è dei più belli, ma volete veramente mettervi a discutere con qualcuno che segna una tripla ogni due?
A tutto questo, Griffin è in grado di aggiungere delle buone doti da rimbalzista. In difesa, le braccia immense, i piedi veloci e l’ottimo feel for the game gli permettono di sporcare le linee di passaggio e cambiare rapidamente anche in situazioni spinose. La continuità all’interno di una stessa partita è sicuramente un aspetto da migliorare, così come la tenuta difensiva nell’uno-contro-uno.
In generale, può e deve migliorare decisioni e playmaking per diventare ancora più pericoloso. Tuttavia, è anche utile ricordare che Griffin compierà 19 anni solo il prossimo agosto. E continua a crescere a vista d’occhio. La voglia di lavorare e di uscire dalle difficoltà sono sue capacità innate – le sessioni di tiro all’alba erano routine già all’HS -, e sembra essere ancora molto lontano dal suo apice, sia in termini di qualità che di quantità delle soluzioni a sua disposizione.
Dopo un inizio a rilento, AJ Griffin sembra aver preso per mano Duke, passando da oggetto misterioso a leader riconosciuto, coi compagni che continuano a coinvolgerlo anche quando sbaglia qualche scelta di troppo. Le statistiche On/Off sono una chiarissima cartina tornasole del suo impatto. Secondo Hoop-Explorer, con Griffin in campo migliorano praticamente tutte le statistiche offensive: +9.3 di NetRating, +11.6 punti ogni 100 possessi, +11.1% dalla media e +7.9% per la percentuale dall’arco, che sfiora il 40% di squadra.
Un minuto di Griffin che scherza letteralmente la difesa di UNC.
La sua pericolosità sta permettendo a Duke di giocare con più spazio e responsabilità ben distribuite: il risultato è che la #7 del ranking sembra sempre più temibile anche al di fuori dalla ACC. Probabilmente abbastanza da andare lontano a marzo, magari proprio con Griffin protagonista.