Una Final Four di soli numeri 1: Auburn e Houston vanno a fare compagnia a Florida e Duke. Ecco com’è andata nelle seconde due gare d’Elite Eight.
Auburn passa e tira un sospiro di sollievo per Broome
C’è stato un ruggito all’Atlanta Center a cinque minuti dalla fine della partita: Johni Broome è rientrato in campo dopo che una contusione al gomito destro l’aveva costretto a rientrare negli spogliatoi per un veloce controllo. La gioia non è stata solo per la partita contro Michigan State, saldamente in mano sin dalle prime fasi, ma soprattutto per il proseguimento del torneo. Quando ti ricapita di avere un candidato National Player of the Year all’interno di una delle formazioni più profonde e talentuose della nazione?
La seconda risposta positiva è arrivata qualche secondo dopo quando, tempo di fare due pick & pop, Broome ha messo a segno la tripla del definitivo +12 e che ha messo la ciliegina sulla torta di una grandissima partita. 10/13 dal campo, 25 punti, 14 rimbalzi, orchestrando in post e rendendo sin dall’inizio la vita difficile agli Spartans, costretti sempre a raddoppiarlo, e rincorrendo sempre la circolazione palla dei Tigers che ha trovato sempre un vantaggio sul perimetro.
Non sono serviti grandissimi exploit come contro Michigan, solo una grande fermezza nel mantenere a distanza una versione di Michigan State spuntata dall’arco (7/23). Anche in un attacco equilibrato e ben distribuito, quando la posta in palio si alza, la palla va al leader e Broome ha risposto presente. Izzo ha re-inserito Szymon Zapala nel quintetto ma si è vista tutta la differenza atletica tra gli Spartans e una Auburn che è arrivata al ferro quando ha voluto. E così Michigan State non ha trovato mai nel corso della partita una chiave per piazzare un parziale per rimettersi veramente in gioco, anche perchè il terzetto Richardson-Akins-Holloman ha chiuso con un bel 10-40 dal campo. Secondo viaggio quindi alle Final Four per coach Bruce Pearl che mai come stavolta ha la chance per mettere il sigillo sulla propria carriera.
Houston: difesa e un protagonista alla volta
Nello scontro fra le due difese top dell’intera Division I è quella di Houston ad affermarsi con maggiore forza – anzi, diciamo pure prepotenza – e a fare da pilastro alla vittoria finale. 69-50 per i Cougars contro Tennessee in un match deciso in sostanza nel primo tempo, pur con qualche sussulto da non snobbare poi nella ripresa.
La prima frazione si era chiusa su un laconico 34-15 per i texani, con gli avversari ridotti a un orripilante 6/28 dal campo mentre provavano ad aprire la scatola dalla distanza, fermandosi però a un imbarazzante 1/15 da tre. Un copione, per i Vols, meno peggiore nel secondo tempo ma simile nel tema: 5/29 da oltre l’arco a fine giornata, con un Chaz Lanier irriconoscibile (17 punti, ma solo con 2/12 da tre) e uno Zakai Ziegler che non è riuscito minimamente a sopperire (1/9 dal campo). Bene Jordan Gainey dalla panca (17 punti anche per lui, più efficienti di quelli di Lanier), ma ecco le note positive si fermano lì.
Tennessee era riuscita in qualche modo a rifarsi sotto, toccando il -10 a 5:42 dal termine. L’unica volta in cui ha dato l’impressione di poter effettivamente giocarsela. Impressione effimera però, perché Houston può prenderti a mazzate in un attimo e farlo ogni volta con un protagonista diverso. LJ Cryer con Gonzaga, poi Milos Uzan con Purdue e infine Emanuel Sharp coi Vols. Il figlio d’arte mancino è stato spietato con la sua precisione: due triple in meno di un minuto e ciao alle ultime speranze di Tennessee. 16 punti per lui alla fine e 17 del già citato Cryer.