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Bagley vs Knox, la fatica di Louisville

Marvin Bagley (Duke)
Autore: Redazione BasketballNcaa
Data: 14 Nov, 2017

Il primo weekend di college basketball è finito con quasi 300 partite giocate e tanti spunti interessanti. Nel nostro recap settimanale, vediamo quali sono stati i protagonisti e chi invece ha deluso, quali le squadre che hanno impressionato e chi invece deve ancora risolvere qualche problema.

Il bello dei freshman: Marvin Bagley

“He’s just unique”. Sono le parole scandite da coach Mike Krzyzewski per elogiare Marvin Bagley. I numeri dopo due sole partite giocate lo rendono di fatto il migliore visto finora. Il campo ha dimostrato che il tanto clamore suscitato intorno a sé la scorsa estate era giustificato. Ha ritoccato il record di punti all’esordio per un freshman non solo in maglia Blue Devils – che resisteva dal 2002 con i 23 di Shavlik Randolph – ma di un prospetto N. 1.

Inoltre con il 25+10 contro Elon ed il successivo 24+10 contro Utah Valley ha eguagliato Jabari Parker che nel 2013 combinò 49 punti nelle prime due uscite stagionali. Nominato co-giocatore e rookie della settimana in ACC, è oggettivamente una spanna sopra gli altri anche per la naturalezza con la quale calca il parquet. Potete trovare in rete diverse sue schiacciate, ma preferiamo mostrare queste giocate con tecnica da centro puro che fanno capire a che livello è il suo gioco:

 

C’è ovviamente da migliorare e, visto che punta alla chiamata numero 1 al prossimo Draft, la prima cosa da fare è mettere a posto il 22% (2/9) con cui sta tirando i liberi, percentuale che al momento sembra essere il suo unico tallone d’Achille.

Il brutto dei freshman: Kevin Knox

Nessuna bocciatura, sia chiaro. Kentucky è una squadra super giovane ed era scritto nella pietra che avrebbe fatto fatica e vivrà di alti e bassi ancora a lungo. Kevin Knox è semplicemente il più atteso tra i freshman a disposizione di John Calipari e questa tripla che alla fine ha deciso la partita contro Vermont è roba sua

 

Però, però, in queste due prime partite ha mostrato quella faccia un po’ così, tra l’impassibile e l’indifferente, che in campo si è tradotta in grosse pause in cui si è sostanzialmente limitato a passare la palla. Non che quando abbia deciso di fare altro abbia partorito meraviglie, come testimoniato dal 6/23 al tiro con 2/8 da 3 in tantissimi minuti (35 contro Utah Valley, 37 contro Vermont). Di fatto, se è coinvolto in contropiedi e gioco in velocità, fa partire il motore che, contro le difese schierate, gira invece a bassissimo ritmo. Ed è un peccato perchè mezzi fisici e tecnici sono di primissimo livello, quindi Calipari dovrà trovare il modo di tenerlo sveglio e concentrato molto più a lungo.

Attenti a quei due!

Arizona ha iniziato la stagione determinata a dimostrare perché è una delle candidate alla vittoria finale, con due grandi prove offensive contro Northern Arizona e Maryland Baltimore County. Due partite consecutive oltre quota 100 punti (non accadeva dal 2002) con due trentelli di Allonzo Trier (career high da 32 punti nell’opening night) e due doppie-doppie (19+12 e 19+13) dell’“unbelievable” DeAndre Ayton, come lo ha definito coach Murphy di NAU. L’intesa tra i due è già ottima.

 

Trier ha mostrato perché è un All-American, nonché la miglior guardia del college basket, mettendo su un clinic in attacco: triple, step back, penetrazioni e viaggi in lunetta. Ayton, invece, sembra un gigante in mezzo ai bambini: lungo, atletico e muscoloso, in area fa quello che vuole, saltando letteralmente sulla testa degli avversari.

 

In difesa, nonostante sia già un fattore, ha dimostrato di avere ancora ampi margini di miglioramento, soprattutto nel controllo del corpo e senso della posizione. Se l’attacco funziona è anche merito di Jackson-Cartwright e il suo cambio in regia Barcello, ottimi nella gestione dei ritmi di gioco. E manca ancora Rawle Alkins, fuori per infortunio. Tanti auguri agli avversari dei Wildcats, ne avranno bisogno.

Gioie e dolori dei giovani Bruins

Da un lato LiAngelo Ball, Jalen Hill e Cody Riley dall’altro Kris Wilkes e Jaylen Hands, i primi protagonisti extra-campo, i secondi sul parquet. L’exhibition game di Shanghai tra UCLA e Georgia Tech sarà ricordato più per l’arresto dei tre freshmen dei Bruins, sorpresi a rubare in un centro commerciale, che per la buona prova dei loro compagni (18 punti per Wilkes, 14 per Hands) nella vittoria sofferta contro gli Yellow Jackets (63-60). I primi sono agli arresti domiciliari nell’hotel dove risiede la squadra, e persino Donald Trump si è mosso per farli tornare in USA quanto prima, le due giovani matricole si sono inserite subito nello stile di gioco “shot&run” di coach Alford: quattro triple a referto per Wilkes, punti veloci al ferro e ricerca della transizione per Hands.

 

La mancanza di Lonzo Ball a dirigere e gestire l’attacco si fa sentire con UCLA che ha chiuso con più palle perse (14) che assist (11) e un Aaron Holiday che ancora non convince nella sua transizione da sesto uomo di lusso a creatore di gioco (7 assist ma 4 turnovers). I Bruins, però, hanno gioventù e potenziale dallo loro: miglioreranno.

USC: luci (tante) e ombre (una)

Le due vittorie dei Trojans contro Cal State Fullerton e North Dakota State hanno dimostrato sia perché sono una delle migliori squadre della nazione (con talento, esperienza, un roster profondo e giovani promettenti) sia quell’irregolarità di gioco vista anche nella passata stagione, dato che sono finiti due volte sotto di 10 contro i Bison e hanno vinto solo grazie a un parziale di 13-5 nel finale. La migliore notizia? Chimezie Metu ha aggiunto al suo arsenale il tiro da tre (2/3 nelle prime due, 1/3 nei suoi primi due anni al college), un’arma che lo rende un giocatore totale (specialmente in ottica Draft) e lo starting five dei Trojans un vero incubo per gli avversari per mismatch e pericolosità dall’arco.

 

Oltre alle solite sicurezze Bennie Boatwright (career high da 28 punti contro NDSU) e Jordan McLaughlin, le ottime notizie per coach Enfield arrivano da Derryck Thornton che ha dimostrato di essere un cambio/compagno di reparto degno di McLaughlin, con un fisico e una sicurezza nei propri mezzi che gli erano mancati nel suo anno da freshman a Duke. Tutto oro ciò che luccica? No! La recente inchiesta dell’FBI che ha sconvolto il mondo del college ha colpito anche USC con l’assistant coach Tony Bland sotto inchiesta per aver pagato i famigliari di un giocatore attualmente a roster. Chi? Probabilmente De’Anthony Melton fuori nelle prime due perchè sotto investigazione da parte dell’Ncaa.

David Padgett e la fatica di Louisville

Una difesa di Anas Mahmoud, una tripla del freshman Jordan Nwora (3/3 dall’arco alla fine per lui) e poi un mini-show del leader designato Deng Adel hanno permesso a Louisville di venire a capo di una coriacea George Mason. Le buone notizie sono arrivate dai nuovi giocatori perchè, oltre a Nwora, è stato importante anche Darius Perry, guardia che ha chiuso con 17 punti e il 100% dal campo oltre ad aver difeso in stile Cardinals, mentre per il resto la squadra è sembrata un po’ imballata. Il coach esordiente David Padgett può in ogni caso tirare un sospiro di sollievo, perché le prossime gare casalinghe dovrebbero essere più abbordabili. Dovrà però andare a ripescare dall’Ade i morti-in-campo VJ King e Ray Spalding e risolvere il problema dell’hack-a-Mamhoud (2/7 dalla lunetta per il lungo).

La macchina offensiva di Kansas

La rivoluzione è quasi finita e ormai l’attacco di Kansas è di fatto una spread offense con quattro tiratori in campo contemporaneamente, di cui due playmaker a gestire il possesso, e un lungo difensivo con qualche licenza di uccidere dal post. L’esordio contro Tennessee State è stato una passeggiata (92-56) con alcune notizie buone, da prendere con le molle però, come la continuità nel difendere il centro dell’area di Udoka Azubuike o l’impatto sia offensivo di Malik Newman, 12 punti in 24 minuti di gioco, che difensivo, segno di una maggiore applicazione. Come ha detto Dana Ford, coach di Tennessee State, marcare Devonte’ Graham sembra davvero impossibile se, oltre alle sue triple e alle sue penetrazioni, inizia a pescare così i compagni

 

Buono anche l’esordio, partendo dal quintetto, di Marcus Garrett, che ha giocato da play insieme a Graham, mostrando un grande potenziale difensivo, e la grande prova offensiva di LaGerald Vick, quattro triple messe a segno, un paio di schiacciante tonanti e anche un paio di buonissime letture contro la zona, come questa.

 

Star subito luminose

Non si sono fatte attendere le stelle della Big East: Jalen Brunson, Trevon Bluiett e Kelan Martin hanno esordito in maniera convincente nelle prime non conference game di questa stagione. E’ vero, le tre star hanno affrontato avversari non proprio proibitivi (come Morehead St. Eagles e Kennesaw State), ma le loro prestazioni sono comunque indicative del buono stato di forma e della grande voglia di riscatto di questi ragazzi. Bluiett e Martin hanno messo in campo il solito grande arsenale offensivo (25 all’esordio per il primo, 20 nelle prime due gare per il secondo, impreziositi dai 14 rimbalzi contro Princeton), mentre Brunson ha già mostrato la propria leadership in questa giovane Villanova, in una serata terribile al tiro per i suoi (14 punti per lui ma 7 su 32 da 3 e il 61% ai liberi di squadra). Dal controllo del suo temperamento e del suo gioco passeranno le fortune dei Wildcats.

Jordan Murphy trascina Minnesota

Non arriva ai 2 metri ma gioca ala grande e talvolta anche centro. Cose che capitano nel college, così come capita che un giocatore undersize grazie alla sue energia riesca a mettere sotto anche avversari più dotati fisicamente. Ecco, in questo ruolo non c’è solo Bonzie Colson di Notre Dame, perché anche la stagione del junior Jordan Murphy è iniziata in maniera esplosiva: 35 punti e 15 rimbalzi nella vittoria di Minnesota contro USC Upstate (e fin qui) e 23 punti e 14 rimbalzi con 10/13 dal campo contro Providence, in uno dei primi acuti della stagione per una squadra della Big Ten.

Tenete d’occhio Terry Larrier

Un’ala di 203 centimetri il cui tiro è fluido come quello della vostra guardia migliore? Eccovi servito Terry Larrier, che sarà uno degli osservati speciali della stagione di Connecticut. Ormai lontano il suo primo anno da freshman in maglia VCU, oggi potenzialmente è materiale da Nba, nemmeno da Europa e lo si capisce appena lo si vede stare in campo. Gli unici dubbi sono legati alle sue condizioni fisiche, visto che si è rotto i legamenti la scorsa stagione, nella quale ha giocato solo 5 partite. Adesso però sembra tornato più in forma che mai

La giovane e divertente UNLV

Non sono tra i candidati a vincere la MWC ma i Runnin’ Rebels sono tra le squadre più divertenti e interessanti da seguire. Nella vittoria su Florida A&M (108-66) si è potuto ammirare lo stile high tempo di coach Menzies fatto di corsa, transizione e tiri nei primi secondi dell’azione. Il tanto atteso Brandon McCoy (centro cinque stelle in odore di lottery al prossimo Draft) è già un fattore in area: 25+18 rimbalzi all’esordio, con la doppia-doppia già in cassa a fine primo tempo (11+12). A fare da spalla al freshman nel frontcourt c’è il Juco Player of the Year Shakur Juiston, anche lui in doppia-doppia (19+10). Sono, però, le guardie di UNLV ad esaltare lo stile di gioco del loro coach: Jordan Johnson con i suoi assist (10) mai banali e Jovan Mooring, una macchina da punti (21). E per mantenere sempre alto il ritmo di gioco dalla panchina escono due freshmen come Tervell Beck e Amauri Hardy tutta corsa ed energia, fedeli allo stile dei Runnin’ Rebels.

 

Divsion III batte Division I

Forse non capiterà mai più un back to back di sconfitte per squadre di Division I contro squadre di Division III, ma tant’è. Stiamo parlando delle vittorie  di Le Torneau contro Northwestern State e di Lynchburg contro Norfolk State,  che 5 anni fa aveva sorpreso tutti eliminando Missouri dal torneo NCAA.

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