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E’ stata una settimana piena di tornei con tante big che si sono incontrate dando già indicazioni importanti per la stagione. Del Maui Invitational vinto da North Carolina vi abbiamo parlato qui, vediamo com’è andata la Battle 4 Atlantis che Baylor si è aggiudicata al termine di una partita incredibile.
Una sorpresa e una conferma
Finale del torneo alle Bahamas, dopo 16 minuti del primo tempo il punteggio dice Louisville 32 – Baylor 10. Avete letto bene, i Bears sono riusciti a segnare solo 10 punti e sono sotto di 22, an-ni-chi-li-ti dalla difesa dei Cardinals che, prima dell’inizio del match, è la migliore in tutta la nazione per efficienza. E si capisce perché. Il basket però è gioco bizzarro e da quel momento Baylor tira con il 71% dal campo. A girare la partita ci pensa il sophomore King McClure, reduce da 5 partite a 0.6 di media grazie ai 3 punti segnati nell’opening stagionale contro Oral Roberts. Nelle successive quattro, zero, zero, zero, zero e ancora zero punti nel primo tempo contro Louisville, con complessivo 0/6 da 3. E’ quindi chiaramente il meno atteso dei giocatori in campo a piazzare un 2/2 da tre che porta i Bears a -10:
Con i Cardinals ormai nel pallone, McClure ne segna 15 in un tempo, compresi i liberi che chiudono la partita dando la vittoria ai Bears per 66-63. Meritato mvp del torneo è Johnathan Motley: 20+7 le sue cifre nelle tre partite, 20 i punti segnati nel primo tempo contro MSU durante il quale ha letteralmente scherzato tutti i lunghi degli Spartans e ha infilato anche una tripla dopo un anno e mezzo senza segnare dall’arco. Di tabella, ma vale lo stesso.
Rick Pitino? Meglio Scott Drew
Oltre a McClure, in finale sono stati fondamentali altri due uomini della panchina dei Bears, cioè Terry Maston e Jake Lindsey che ha recuperato due palloni di fila per dare il primo vantaggio della partita ai Bears a 4′ dalla fine:
Dopo un primo tempo disastroso, Drew ha saputo girare la partita modificando il suo quintetto e abbandonando la sua amata difesa a zona, mentre Pitino ha esattamente fatto il contrario: ha insistito sugli stessi uomini ed è passato a zona, dopo aver difeso soprattutto a uomo. Alla fine ha avuto ragione Drew, che ha mandato nel panico l’attacco di Louisville. Attacco che un po’ nel panico ci va da solo e qui arriviamo al grande interrogativo per i Cardinals che sembrano aver assemblato una delle squadre migliori di sempre in difesa, ma una delle peggiori di sempre in attacco. E torniamo a Pitino che si è assunto le colpe della sconfitta sostenendo di aver sfiancato i suoi principali giocatori (Quentin Snider e Donovan Mitchell) lasciandoli in campo troppo tempo a causa delle rotazioni corte. Domanda: ma Tony Hicks che fine ha fatto?
L’ottovolante di MSU
Tom Izzo ha chiesto scusa per il calendario veramente difficile che sta infliggendo alla sua giovane squadra e anche alle Bahamas gli Spartans sono andati su e giù con una vittoria, una sconfitta e una vittoria. E la prossima è contro Duke. Tre le osservazioni per MSU dopo il Battle 4 Atlantis: Nick Ward deve giocare di più, Miles Bridges è un’ala piccola e contro vere PF come Motley in difesa fa una gran fatica, tutti si devono mettere sulla linea dei liberi a tirare per migliorare lo scarso 60% di squadra. E l’aria di casa fa bene a Tum Tum Nairn (che, è bene ricordarlo, è 1.75 cm):
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C’è vita dopo Baker/VanVleet
Dopo la partenza di Ron Baker e Fred VanVleet, in molti hanno cancellato Wichita State dal radar. Grosso errore, perchè gli Shockers hanno dimostrato alle Bahamas di poter dire ancora la loro, e non solo nella non irresistibile Missouri Valley Conference. Senza le sue due star, Gregg Marshall ha distribuito minuti e responsabilità con 10 giocatori che giocano dai 13 ai 21 minuti e segnano dai 5 agli 11 punti.
Non ci sono più quindi punti veri di riferimento, il che vuol dire che manca anche il giocatore di talento da cui andare nei momenti di difficoltà, ma la squadra è tosta. Hanno demolito LSU e, sotto oltre la doppia cifra sia contro Louisville che contro Michigan State, non hanno mai mollato e sono tornati sotto in entrambe le partite che poi hanno perso. Attenzione soprattutto al freshman Austin Reaves e all’estone Ruano Nurger, junior di 2.10 che non sarà una meraviglia da vedere ma che ha sia movimenti in post che tiro da fuori (5/8 da 3 finora).
Non c’è vita dopo Simmons
Antonio Blakeney tira con il 21.4%, Jaylin Patterson con il 16.7%: quando le tue due guardie titolari sparacchiano in questo modo, puoi quasi essere felice di arrivare al 30% da 3 di squadra, ma di certo le tue prospettive non sono delle migliori. Dopo l’addio di Ben Simmons, LSU è tornata nell’anonimato dove è destinata a restare, e non inganni il record di 4-2 visto che tre delle quattro vittorie sono arrivate con squadre oltre la 200/a posizione del ranking di Kenpom. Imbarazzante il 47-82 preso da Wichita State nella prima partita del torneo chiuso al sesto posto dopo aver perso, se non altro in modo più onorevole, contro VCU.
Unica nota positiva per il deludente coach Johnny Jones è l’australiano Duop Reath, ala grande proveniente da un Junior College finora sempre in doppia cifra con oltre 6 rimbalzi e quasi 2 stoppate a partita. Ma se non è riuscito Simmons a portare i Tigers al torneo, molto difficile che ci riesca lui.
VCU su, St John’s giù
Come Wichita State, anche VCU è un’altra di quelle squadre con talento limitato ma tanta capacità di rimanerti attaccato e darti fastidio. Se n’è accorta Baylor, unica squadra ad aver battuto i Rams nelle prime 6 partite, che ha avuto bisogno del 7/7 finale ai liberi di Manu Lecomte per vincere. Rispetto a Marshall, coach Will Wade il go to guy ce l’ha e si chiama JeQuan Lewis (14.5 a partita con il 46% da 3) e può contare su un roster più esperto con due lunghi affidabili come l’egiziano Ahmed Hamdy-Mohamed e Mo Alie-Cox, che è sempre un tipo da cui è meglio stare alla larga:
Anche Old Dominion ha fatto penare e non poco Louisville, trascinando i Cardinals all’overtime, e ha disputato nel complesso un buon torneo grazie ai suoi due giocatori migliori, cioè Brandan Stith e Ahmad Caver. Ultimo posto per St. John’s, squadra ancora alla ricerca di un’identità e chi sa mai che Chris Mullin riesca a dargliela durante questo secondo anno sulla panchina dei Red Storm. Pessimo l’attacco mai sopra i 70 punti nelle 3 partite perse al torneo e inchiodato al 43% da 2 in stagione e poche gioie per Federico Mussini, che ha decisamente meno spazio in questo secondo anno a New York.
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